“Siamo come libri, la maggior parte delle persone vede solo la nostra copertina, la minoranza legge solo l’introduzione, molte persone credono ai critici, pochi conosceranno il nostro contenuto. Spero che per il mio libro non sia così”.
Questa la frase conclusiva di Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti della Campania e professore presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, alla presentazione del suo libro “Comunico dunque sono“, avvenuta domenica 8 ottobre nell’Arena Rai al Palazzo Reale di Piazza del Plebiscito, in occasione del Campania Libri Festival.
Una citazione di Émile Zola che, secondo Samuele, descrive perfettamente lo specchio della società odierna, fortemente condizionata dall’apparenza e poco influenzata dai valori delle persone.
“Comunico dunque esisto. Questo è il mio secondo saggio sul mondo della comunicazione, scritto insieme all’aiuto di alcune mie discepole. Viviamo ormai in un mondo di apparenze e indifferenze, in cui la comunicazione non ha l’importanza che merita. Questo saggio è stato scritto proprio con l’obiettivo di far capire la necessità di saper comunicare e dei rapporti interpersonali. Se pensiamo banalmente allo scambio di messaggi su Whatsapp, ad esempio, questo linguaggio ormai è condizionato da modi sempre più rapidi e da simboli, come accade in moltissime situazioni. Tutti sanno comunicare, ma non tutti sanno farsi capire: ormai viviamo d’istinti e distanti dagli altri, manca il coraggio di sentirsi comunità, in molti pensano ‘me ne fotto degli altri’ “.
Nella sua riflessione Ciambriello si rivolge a chi comunica e in particolare a chi scrive: “Un giornalista o chiunque scrive, chiunque si occupi di fatti di cronaca, si limita solo a parlare di quello che è successo oppure racconta della storia delle persone?”.
Alla presentazione erano presenti anche la scrittrice Maria Rosaria Selo, il Vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Mimmo Falco e Carola Barbato, Presidentessa del CORECOM- Comitato Regionale per le Comunicazioni, le cui riflessioni riguardo il libro e la comunicazione contemporanea sono reperibili a questo link.
Proprio Maria Rosaria Selo, dopo una riflessione personale, ha posto una domanda a Ciambriello: “Secondo lei da cosa è dovuta l’indifferenza e la scarsa comunicazione che c’è nel rapporto giovani adulti?”.
La risposta di Ciambriello è stata la seguente: “C’è una dimensione del tempo diversa, anche nel gioco. Se tenete ad una persona regalatele il tempo, perché quel tempo è prezioso e non torna più indietro. È importante essere abili ad ascoltare gli altri: saper ascoltare è un’arte, bisogna imparare a guardare il mondo da diversi punti di vista, avere una concezione locale ma anche una concezione globale, è per questo che i libri liberano.
Ormai siamo abituati a passare ore sui social e ad usarli come mezzo per insultarci, per fare processi: la comunicazione è uno strumento necessario e non bisogna metterle un filo spinato, io preferisco piuttosto cercare di essere un ponte che unisce.
Come dicevi anche tu, bisogna poi saper valorizzare la comunicazione silenziosa, che è il 70% del modo in cui comunichiamo quotidianamente, io dico sempre che un sorriso può salvare la vita. E soprattutto, nella comunicazione dobbiamo saperci fermare quando abbiamo noi il rosso, perché è giusto che chi ha il verde passi. I diritti generano diritti”. Queste le parole conclusive di Samuele Ciambriello: il suo libro, edito da Guida Editori, si può trovare nelle librerie virtuali, su Amazon e nelle librerie universitarie.