Adriana Tocco, Garante dei detenuti in Campania, è intervenuta a Dentro i Fatti, trasmissione di approfondimento politico e culturale, condotta da Samuele Ciambriello ed in onda ogni lunedì. dalle 13 alle 14, sulle frequenze di radio club 91.
“Sabato prossimo, a Napoli, ci sarà la mostra dei prodotti che sono stati realizzati in carcere – ha esordito la Tocco – . Manufatti graziosi in ceramica o stoffa, ma anche prodotti alimentari. Non è naturalmente un mercato; si procederà con delle offerte, chiaramente, per poter poi ricevere in cambio alcuni prodotti da poter utilizzare come regali nel periodo delle feste. L’acquisto degli oggetti, avrà un valore simbolico e sociale, proprio per la valenza della produzione di tali prodotti”.
Il carcere come luogo di rieducazione, laddove associazioni di volontariato e cooperative di lavoro, quali La Mansarda ed Il Quadrifoglio, cercano di assistere i detenuti e di reinserirli nella società. Ma come fare per liberarsi dalla necessità del carcere? La Tocco, a riguardi, non ha avuto dubbi.
“Esiste una linea di tendenza del “no prison”, che ovviamente è un’utopia. Che il carcere debba essere l’estrema ratio, lo stiamo dicendo in tanti. Si potrebbe però pensare a misure diverse, alternative alla detenzione, per una serie di reati di minore impatto sociale. Oltre alle misure tradizionali, se ne potrebbero pensare altre che abbiano lo stesso valore sanzionatorio. Questo non significa non mettere in gabbia la gente, che certamente non porta a nulla di buono”.
Recentemente, su Repubblica, sono state pubblicate una serie di registrazioni fatte da un cittadino marocchino che denunciava una serie di abusi subìti in una serie di carceri italiane. La situazione delle carceri campane, non sembra essere in controtendenza.
“Negli anni addietro, abbiamo denunciato la situazione della “cella zero”, nel carcere di Poggioreale, alla direzione dell’Istituto, senza avere risposte in merito. Le cose però sembrano essere cambiate definitivamente, grazie anche al coraggio dei detenuti che hanno trovato finalmente il coraggio di denunciare gli abusi, nel caso in cui essi li subiscano. Spesso e volentieri, ci si dimentica della funzione rieducativa del carcere. IL detenuto, è prima di tutto un essere umano e come tale va rispettato”.
Chiusura dedicata ad una spinosa questione, che riguarda la mancata apertura delle buste della gara per la gestione della comunità Il Ponte di Nisida, alla quale hanno partecipato sue cooperative.
“Non so se Cascini, il nuovo responsabile nazionale del Dipartimento di Giustizia minorile che è stato nominato, sia o meno a conoscenza della situazione. Ciò che posso affermare senza possibilità di smentita, è che mi impegnerò alacremente per risolvere la questione”