Il 26 aprile del 1986 un reattore della centrale nucleare di Chernobyl esplose. La città di Pripyat, che si trovava a 3 chilometri dal luogo, viene investita in pieno dalle radiazioni.
La notte tra il 25 ed il 26 aprile si stavano eseguendo test sul reattore numero 4 della centrale. In quel momento vennero disattivati alcuni dispositivi che garantivano la sicurezza, ma accadde qualcosa di molto grave. Intorno all’1 di notte il reattore esplose ed il coperchio che chiudeva il nocciolo saltò in aria. Immediatamente si generò un incendio enorme che mise in allarme la zona per eccesso di radioattività.
La nuvola di materia radioattivo invase la zona attorno alla centrale e circa 336 mila persone vennero evacuate. Il vento spinse il materiale oltre l’Ucraina e, in poco tempo, raggiunse la Bielorussia, Svezia, Finlandia, Ungheria, Austria e Italia.
L’emissione di vapore radioattivo smise di circolare il 10 maggio e, in Italia, iniziarono le manifestazioni per la chiusura delle centrali nucleari in Italia.
Nei mesi successivi alcuni civili cercarono di rimuovere le scorie e iniziarono a costruire un sarcofago di contenimento, sostituito poi nel 2014 con uno che dovrebbe reggere per circa 100 anni.
Secondo l’Onu i morti sarebbero stati 60 e i presunti 4mila. Nel corso degli anni, però, potrebbero aumentare a causa delle radiazioni presenti nell’aria.
Si tratta del più grave incidente in una centrale nucleare mai verificato al mondo, con un punteggio di 7, al quale è secondo solo quello avvenuto a Fukushima nel 2011. L’evento è raccontato nella serie televisiva Chernobyl del 2019 che mostra gli istanti prima della catastrofe, la messa in sicurezza e ciò che accadde dopo.