“ In Campania da sempre i laboratori rappresentano una significativa parte del comparto sanitario e garantiscono efficienza, economicità ed efficacia delle prestazioni, grazie ad una presenza capillare sul territorio regionale.
Così come imposto da leggi nazionali e dall’accordo Stato-Regione, con i successivi decreti commissariali, il processo di riorganizzazione del comparto e le procedure di aggregazione delle strutture di laboratorio prevede il raggiungimento di un numero minimo di 200mila prestazioni annue quale parametro quali-quantitativo richiesto per ottimizzare la risposta sanitaria e l’attività gestionale dei laboratori” . Cosi si è espresso in una nota Consigliere Regionale della Campania, On. Alfonso Longobardi, Vicepresidente della Commissione Bilancio.
“I modelli-sottolinea Longobardi- di aggregazione previsti dalla normativa nazionale ed adottati in molte regioni italiani prevedono varie tipologie di accorpamento (riconosciute dalla normativa vigente e dal codice civile) che uniscono l’esigenza di rispettare la soglia minima annuale di prestazioni ed il mantenimento dei livelli occupazionali, senza determinare alcun danno alle attività e alle aziende coinvolte nel processo di riorganizzare.
Proprio in Campania, così come avvenuto in Puglia ed in Calabria, per evitare la chiusura di numerose attività con conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, senza comunque determinare risparmi economici, stiamo lavorando da tempo per arrivare ad adottare forme innovative di aggregazione come i “Contratti di Rete” tra i laboratori”
“Tale nuovo modello di accorpamento-conclude il Consigliere Regionale- consentirebbe sia il mantenimento dell’autonomia delle strutture nella fase analitica completa (ovvero la possibilità di continuare ad erogare le prestazioni di laboratorio fino ad oggi effettuate) sia la necessità di adempiere a quanto previsto dalla norme, ovvero procedere all’aggregazione giuridica delle strutture”