Un candidato alle parlamentari, Abdul Jabar Qahraman, è stato ucciso ieri con una bomba fatta esplodere nel suo ufficio nella provincia meridionale dell’Helmand. Si tratta del decimo candidato alle legislative che viene ucciso dall’inizio della campagna elettorale, nella terra Afghana, i talebani non conoscono sosta, sempre più incessanti le violenze in per impedire il regolare svolgimento delle elezioni legislative del 20 ottobre prossimo. La deflagrazione, si è udita a notevole distanza lasciando sul terreno anche quattro collaboratori del candidato. La vittima, Qahraman , uno degli esponenti più influenti dell’Helmand nella lotta ai talebani. Da considerare anche la notevole preparazione e la capillare conoscenza di Qahraman, si trattava di un generale durante l’occupazione sovietica e ha giocato un ruolo chiave nella guerra civile afghana. Inviato speciale del presidente nella provincia dell’Helmand, era riuscito negli ultimi due anni a ridurre fortemente la presenza talebana sul territorio. Nel rivendicare l’attentato, gli insorti hanno affermato in un comunicato che non intendono colpire i civili, ma prenderanno comunque di mira il processo elettorale e le elezioni, che considerano illegittime. Sabato prossimo, circa 9 milioni di afghani sono chiamati alle urne per eleggere i rappresentanti della camera bassa del parlamento. Il voto, più volte rimandato a causa di problemi legati al sistema elettorale e alla sicurezza, è considerato un indicatore in vista delle presidenziali dell’aprile 2019, a pochi giorni dall’incontro dell’Onu a Ginevra, dove verrà chiesto a Kabul di mostrare i progressi fatti nel processo democratico. Ma le violenze non colpiscono solo le elezioni. Stamane, almeno due civili sono morti in un attentato suicida contro un convoglio della Nato vicino alla capitale, Kabul. Il processo di liberazione dei talebani, sembra essere ancora non a portata di mano, ciò nonostante il popolo afghano continua a sperare in un futuro meno incerto e sicuramente stabile.
Raffaele Fattopace