Tutti sanno che cristo si fermò ad Eboli, ma a Napoli il cristianesimo non ha mai sostituito completamente il paganesimo. alcuni riti e miti sono stati trasformati dalla religione assumendo nuove sembianze, mentre altri sono rimasti più o meno invariati e tra questi un posto fondamentale è occupato dal delicato confine tra la vita e la morte, che caratterizza la credenza di gran parte della popolazione napoletana, adusa ad intrattenere con i trapassati un fitto rapporto, non solo preghiere, ma anche intercessioni e ottenimento di numeri sicuri da giocare al lotto, il gioco preferito da secoli all’ombra del Vesuvio.
Questa commistione tra sacro e profano trova la sua glorificazione devozionale nell’iconografia della Madonna delle grazie, detta anche Madonna delle anime purganti e non vi è pittore del Seicento che non si sia confrontato con questa tematica, per cui la nostra scelta è stata difficile ed alla fine avremmo dovuto orientarci verso la celebre pala dello Stanzione sita sull’altar maggiore della chiesa del Purgatorio ad arco, uno dei luoghi più noti della città, devoluti a questo fecondo scambio di amorosi sensi tra vivi e morti. abbiamo viceversa privilegiato una tela di Giuseppe Marullo, meno conosciuta, ma non meno bella ed affascinante, soprattutto per denunciare la vergognosa collocazione che da alcuni anni occupa, a dimostrazione lampante del disinteresse che autorità e popolazione nutrono verso il loro ineguagliabile patrimonio artistico. essa infatti, proveniente dalla chiesa di S. Agostino alla Zecca, vergognosamente chiusa da tempo immemorabile, è posta in un locale del monastero di S. Chiara adibito al soddisfacimento delle più elementari pulsioni fisiologiche, in poche parole nei gabinetti. nella parte bassa del dipinto si accalca implorante una folla di anime in espiazione, ben distinte, per quanto si tratti di spiriti…, in maschi e femmine. in alto la fisionomia della madonna, con il patognomonico cono d’ombra sulla guancia sinistra, la firma criptata del pittore, è quella di una modella della quale il Marullo era segretamente invaghito, al punto da ripeterla per decenni immutata nei suoi quadri, senza che lo scorrere implacabile del tempo riesca a scalfire la serenità del suo volto. Particolare curioso la stessa modella si ritrova identica tra le anime in pena, a confermarci come la bellezza femminile possa condurci in egual misura verso la beatitudine o verso la dannazione. i resti fisici delle anime del purgatorio si conservano, non solo nei cimiteri e nelle catacombe, ma anche negli ipogei di antiche chiese, tra queste le più famose sono la cripta di S. Maria del Purgatorio ad arco, quella di San Pietro ad Aram, di S. Agostino alla Zecca, che si affiancano al cimitero delle Fontanelle ed alle catacombe di San gaudioso, poste sotto la basilica di S. Maria alla Sanità.
Sono gli scheletri di morti di peste, in guerra, durante le carestie, oppure di soldati, stranieri, mendicanti, naufraghi; l’esito dell’immenso esercito di sconosciuti venuto alla luce dopo una lunga permanenza nelle fosse comuni. la credenza popolare ritiene che i morti conoscano il futuro e possano comunicarlo ai vivi attraverso i sogni o altri segni; molti pensano che alcune categorie di trapassati: coloro che hanno subito una morte violenta (meglio ancora se decollati) posseggano facoltà superiori di divinazione.
Questa commistione tra sacro e profano trova la sua glorificazione devozionale nell’iconografia della Madonna delle grazie, detta anche Madonna delle anime purganti e non vi è pittore del Seicento che non si sia confrontato con questa tematica, per cui la nostra scelta è stata difficile ed alla fine avremmo dovuto orientarci verso la celebre pala dello Stanzione sita sull’altar maggiore della chiesa del Purgatorio ad arco, uno dei luoghi più noti della città, devoluti a questo fecondo scambio di amorosi sensi tra vivi e morti. abbiamo viceversa privilegiato una tela di Giuseppe Marullo, meno conosciuta, ma non meno bella ed affascinante, soprattutto per denunciare la vergognosa collocazione che da alcuni anni occupa, a dimostrazione lampante del disinteresse che autorità e popolazione nutrono verso il loro ineguagliabile patrimonio artistico. essa infatti, proveniente dalla chiesa di S. Agostino alla Zecca, vergognosamente chiusa da tempo immemorabile, è posta in un locale del monastero di S. Chiara adibito al soddisfacimento delle più elementari pulsioni fisiologiche, in poche parole nei gabinetti. nella parte bassa del dipinto si accalca implorante una folla di anime in espiazione, ben distinte, per quanto si tratti di spiriti…, in maschi e femmine. in alto la fisionomia della madonna, con il patognomonico cono d’ombra sulla guancia sinistra, la firma criptata del pittore, è quella di una modella della quale il Marullo era segretamente invaghito, al punto da ripeterla per decenni immutata nei suoi quadri, senza che lo scorrere implacabile del tempo riesca a scalfire la serenità del suo volto. Particolare curioso la stessa modella si ritrova identica tra le anime in pena, a confermarci come la bellezza femminile possa condurci in egual misura verso la beatitudine o verso la dannazione. i resti fisici delle anime del purgatorio si conservano, non solo nei cimiteri e nelle catacombe, ma anche negli ipogei di antiche chiese, tra queste le più famose sono la cripta di S. Maria del Purgatorio ad arco, quella di San Pietro ad Aram, di S. Agostino alla Zecca, che si affiancano al cimitero delle Fontanelle ed alle catacombe di San gaudioso, poste sotto la basilica di S. Maria alla Sanità.
Sono gli scheletri di morti di peste, in guerra, durante le carestie, oppure di soldati, stranieri, mendicanti, naufraghi; l’esito dell’immenso esercito di sconosciuti venuto alla luce dopo una lunga permanenza nelle fosse comuni. la credenza popolare ritiene che i morti conoscano il futuro e possano comunicarlo ai vivi attraverso i sogni o altri segni; molti pensano che alcune categorie di trapassati: coloro che hanno subito una morte violenta (meglio ancora se decollati) posseggano facoltà superiori di divinazione.
In particolare le anime del purgatorio, per la loro precaria condizione tra aldiquà e aldilà, godono di una maggiore facilità di comunicazione con i viventi, soprattutto con quelle persone con le quali, attraverso una sorta di adozione, hanno stabilito un solido legame. il fulcro del rito di adozione prevede la scelta di un teschio, prelevato dal gruppo anonimo e la sua collocazione in una cassetta di legno che funge da ex voto. la “capuzzella” sarà da allora oggetto di cure, preghiere e tributi, in cambio delle quali ci si aspetta protezione e soprattutto la conoscenza del futuro.
Taluni teschi acquistano una nuova identità ed un nome: come il capitano, la suora Lucia, la Sposa, la bimba Maria, il dottore e tanti altri e possono diventare oggetto dell’attenzione di altre persone al di fuori dell’adottante. Si instaura così quel meccanismo di scambio, già conosciuto dagli antichi: i devoti si prendono cura dei resti mortali, recitano preghiere, fanno officiare messe di suffragio per alleviare le pene a cui sono sottoposte le anime del purgatorio, in cambio queste ultime diventano protettrici, fanno grazie, prevedono lo svolgersi di matrimoni, gravidanze ed affari e molto spesso suggeriscono i numeri vincenti del lotto. Per ottenere questi favori fino ad alcuni decenni fa si celebravano riti collettivi di invocazione il venerdì precedente l’estrazione da parte di gruppi di donne che si riunivano nel camposanto napoletano. i numeri vengono forniti attraverso i sogni e vanno interpretati utilizzando la Smorfia, un famoso libro che attribuisce ad avvenimenti e persone un numero corrispondente: 90 la paura, 23 lo scemo, 45 il canto del gallo, 71 l’uomo di m… e così via. il cimitero delle Fontanelle occupa un posto di rilievo tra le grotte napoletane e tra i luoghi ove, al fianco di macabri riti di iniziazione di novelli camorristi, si è maggiormente manifestato quell’affettuoso legame che a Napoli, da sempre, unisce i vivi ed i morti. il gigantesco ossario è un’immensa cavità di tufo nel cuore del quartiere di cui porta il nome ed in esso si conservano teschi, femori, tibie e peroni accatastati nella penombra, dando luogo ad uno scenario senza eguali, che ha ispirato nei secoli un immaginario sospeso a metà tra cristianesimo e paganesimo. in questa atmosfera irreale è nato un particolare tipo di culto dei morti, presente solo nella nostra città, pieno di leggende e rituali, mistero e superstizione, in un labile confine tra mondo dei viventi e dei trapassati, dove è ipotizzabile il magico contatto tra due dimensioni che normalmente non si toccano e che da noi convivono senza problemi.
Una visita a questo luogo straordinario sospeso tra fede e magia è un’esperienza indimenticabile e per tantissimi napoletani non è mai avvenuto, perché questa straordinaria attrazione turistica senza eguali è tornata usufruibile, ma solo durante il maggio dei monumenti, dopo una criminale chiusura ventennale, che la dice lunga sulle capacità dei nostri amministratori. Napoli, nella sua storia plurimillenaria è stata sempre linea di demarcazione tra oriente ed occidente, tra cielo e terra, tra realtà e fantasia.
Una civiltà impregnata di luce e buio e tutto sommato ancora visceralmente pagana, che celebra i suoi riti pre cristiani in San Pietro ad Aram, al Purgatorio ad arco e nel cimitero delle Fontanelle. Un mondo sospeso su un dedalo inestricabile di caverne sotterranee ed antri sconosciuti, fantasmagorico crocevia di miti e leggende.
Una città dove la frequentazione con i morti è stata quotidiana e del tutto naturale e dove vi è stata sempre una particolare attenzione per le anime abbandonate o pezzentelle. dove fede cattolica e ritualità arcaiche sono andate a braccetto per secoli, senza che nessuno gridasse allo scandalo o al sacrilegio. dove il dialogo con i teschi, il lucidarne amorevolmente la fronte fino a consumarla o il chiedere consiglio sono per larga fetta della popolazione, anche colta, pratica quotidiana.
Taluni teschi acquistano una nuova identità ed un nome: come il capitano, la suora Lucia, la Sposa, la bimba Maria, il dottore e tanti altri e possono diventare oggetto dell’attenzione di altre persone al di fuori dell’adottante. Si instaura così quel meccanismo di scambio, già conosciuto dagli antichi: i devoti si prendono cura dei resti mortali, recitano preghiere, fanno officiare messe di suffragio per alleviare le pene a cui sono sottoposte le anime del purgatorio, in cambio queste ultime diventano protettrici, fanno grazie, prevedono lo svolgersi di matrimoni, gravidanze ed affari e molto spesso suggeriscono i numeri vincenti del lotto. Per ottenere questi favori fino ad alcuni decenni fa si celebravano riti collettivi di invocazione il venerdì precedente l’estrazione da parte di gruppi di donne che si riunivano nel camposanto napoletano. i numeri vengono forniti attraverso i sogni e vanno interpretati utilizzando la Smorfia, un famoso libro che attribuisce ad avvenimenti e persone un numero corrispondente: 90 la paura, 23 lo scemo, 45 il canto del gallo, 71 l’uomo di m… e così via. il cimitero delle Fontanelle occupa un posto di rilievo tra le grotte napoletane e tra i luoghi ove, al fianco di macabri riti di iniziazione di novelli camorristi, si è maggiormente manifestato quell’affettuoso legame che a Napoli, da sempre, unisce i vivi ed i morti. il gigantesco ossario è un’immensa cavità di tufo nel cuore del quartiere di cui porta il nome ed in esso si conservano teschi, femori, tibie e peroni accatastati nella penombra, dando luogo ad uno scenario senza eguali, che ha ispirato nei secoli un immaginario sospeso a metà tra cristianesimo e paganesimo. in questa atmosfera irreale è nato un particolare tipo di culto dei morti, presente solo nella nostra città, pieno di leggende e rituali, mistero e superstizione, in un labile confine tra mondo dei viventi e dei trapassati, dove è ipotizzabile il magico contatto tra due dimensioni che normalmente non si toccano e che da noi convivono senza problemi.
Una visita a questo luogo straordinario sospeso tra fede e magia è un’esperienza indimenticabile e per tantissimi napoletani non è mai avvenuto, perché questa straordinaria attrazione turistica senza eguali è tornata usufruibile, ma solo durante il maggio dei monumenti, dopo una criminale chiusura ventennale, che la dice lunga sulle capacità dei nostri amministratori. Napoli, nella sua storia plurimillenaria è stata sempre linea di demarcazione tra oriente ed occidente, tra cielo e terra, tra realtà e fantasia.
Una civiltà impregnata di luce e buio e tutto sommato ancora visceralmente pagana, che celebra i suoi riti pre cristiani in San Pietro ad Aram, al Purgatorio ad arco e nel cimitero delle Fontanelle. Un mondo sospeso su un dedalo inestricabile di caverne sotterranee ed antri sconosciuti, fantasmagorico crocevia di miti e leggende.
Una città dove la frequentazione con i morti è stata quotidiana e del tutto naturale e dove vi è stata sempre una particolare attenzione per le anime abbandonate o pezzentelle. dove fede cattolica e ritualità arcaiche sono andate a braccetto per secoli, senza che nessuno gridasse allo scandalo o al sacrilegio. dove il dialogo con i teschi, il lucidarne amorevolmente la fronte fino a consumarla o il chiedere consiglio sono per larga fetta della popolazione, anche colta, pratica quotidiana.