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«Goletta Verde»: Legambiente boccia il mare campano

Non ci siamo. Estremamente impietosi si rivelando quest’anno i dati di Goletta Verde, la campagna di Legambiente che puntualmente, ogni estate, si occupa di analizzare la qualità dei mari e dei laghi nostrani, andando in giro per l’Italia a caccia di scarichi fognari non depurati e sorgenti d’inquinamento di varia natura che mettono a repentaglio non soltanto l’ecosistema, ma anche la salute di tutti i bagnanti e dei vacanzieri ignari del pericolo.

Estremamente impietosi, i dati, lo sono soprattutto verso la Campania, la colpa non è certo di Legambiente, ma del mancato rispetto della normativa sulla depurazione degli scarichi civili. Ben 21 punti sui 31 monitorati, come si legge nel rapporto finale, risultano “fuorilegge”, e la copertura depurativa, in Campania, non è esiste affatto per il 40% degli abitanti. Il che significa che nelle nostre acque sono stati registrati altissimi valori di Escherichia coli ed enterococchi intestinali ben al di sopra di quanto consenta la normativa vigente, e per di più, a guardare i risultati delle analisi degli anni precedenti, sembra che non abbiamo fatto nemmeno un passettino avanti, classificandoci così tra le peggiori regioni italiane per maggior apporto inquinante riversato nei fiumi e nei mari, e con ben 2,4 milioni di abitanti serviti da sistemi depurativi non a norma.

Dei 19 punti monitorati a Napoli e provincia, 10 sono quelli risultati con cariche batteriche oltre i limiti, tra cui quelli di Ercolano, Pozzuoli, Castellammare di Stabia, Meta di Sorrento e sul Lungomare Caracciolo; a Salerno, invece, degli otto punti presi in esame ben sette sono stati trovati fortemente inquinati, a Battipaglia e ad Agropoli per esempio, mentre a Caserta non si è salvato nessuno. Va ricordato che Legambiente non può assegnare patenti di balneabilità, tuttavia il problema esiste, le situazioni critiche sono diffuse, come gli stessi cittadini segnalano a Goletta Verde, e chiudere gli occhi non servirà a niente. Non che le altre regioni se la passino meglio: bocciate anche Abruzzo e Marche, con la peggior percentuale di punti critici (88% e 83%), raggiunte quasi da Calabria e Lazio; e anche al Nord, in Lombardia, le cose vanno maluccio: per un totale di 12 milioni di italiani costretti a vivere senza adeguati depuratori.

E così, a pochi mesi di distanza dall’ultima sentenza di condanna (aprile 2014), e a due anni da quella del 2012, la Campania si becca l’ennesima ramanzina da parte della Commissione europea, che ha avviato la terza procedura di infrazione. La Regione Campania, da parte sua, ha già programmato la realizzazione di una serie di Grandi Progetti che potrebbero costarci mezzo miliardo di euro. Basteranno questi disegni da soli? Secondo Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania, la risposta è no: «Infatti, la Regione Campania non dispone ad oggi di alcuni strumenti che costituiscono una precondizione fondamentale per affrontare correttamente la problematica e cioè il Piano di Tutela delle Acque e i Piani di Ambito Territoriale Ottimale (questi ultimi in realtà esistenti ma non aggiornati da oltre un ventennio), né ha ancora provveduto alla riorganizzazione dei Servizi Idrici con apposita legge regionale pur essendo stati soppressi dal 2013 gli Enti d’Ambito Territoriale Ottimale». E c’è già chi, come Stefano Ciavani, vicepresidente nazionale di Legambiente, chiede a Renzi di occuparsi di opere a tutela del mare «invece di ricorrere al solito lungo elenco di opere stradali e autostradali», mentre il reportage dell’associazione ambientalista ha già ribattezzato la nostra distesa d’acqua il “Mare monstrum campano”.

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