Esattamente poco più di un anno fa, il 9 marzo 2020, cominciava il lockdown nazionale che ha portato a diverse misure restrittive. Tra le tante è stata varata la misura che ha previsto la DaD, portando alla chiusura di tutte le scuole d’Italia ed il conseguente passaggio alla didattica a distanza.
Un duro colpo per tutti gli studenti non svegliarsi più la mattina e socializzare all’interno delle scuole, parlare con amici, confrontarsi. Per questa ragione dopo dodici mesi dall’accaduto Skuola.net, il portale per i docenti con progetti didattici gratuiti, ha istituito un’indagine su tremila alunni delle scuole superiori chiedendo loro di fare un bilancio della propria esperienza in DaD.
L’obiettivo della piattaforma è stato quello di focalizzare l’attenzione su quello che succede all’interno delle classi durante le lezioni online, ed inoltre ha portato all’attenzione alcuni consigli affinché i genitori possano seguire al meglio in questa sfida sia gli alunni più grandi sia quelli più piccoli.
Quello che è risultato dall’indagine proposta da Skuola.net sono aspetti un po’ controversi. Andiamoli ad analizzare:
Il primo punto posto in questione è quello che la DaD si fa in pigiama. Quasi 1 studente su 3 ammette che quando è a casa segue le lezioni rimanendo comodamente in pigiama, contravvenendo alle regole del galateo online nonché alle linee guida del Ministero. Certo questo non è visto di buon’occhio dai professori che lamentano in questo aspetto una mancanza di apprendimento vera e propria.
Un’altra mancanza di rispetto secondo i docenti è molti alunni preferiscono tenere la videocamera spenta, questo porta inevitabilmente a non sapere come si sta comportando lo studente dietro il telefonino. A tal proposito più di 6 su 10 confessano che, almeno una volta, hanno risposto presente all’appello del docente ma poi hanno spento microfono e telecamera per fare i propri comodi; per quasi 1 su 10, tra l’altro, questa è un’usanza frequente.
Quello che li spinge maggiormente a comportarsi in questo modo è il fatto che questo atteggiamento non viene punito dai professori, che probabilmente danno piena fiducia ai loro studenti.
Un altro aspetto emerso dall’indagine è la mancanza per alcuni studenti di seguire assiduamente le lezioni a distanza. Questo a causa del fatto che meno di 4 studenti su 10 dicono dispongono di una connessione ad Internet veloce, stabile e senza limiti di traffico. Ancora il 30% ha una connessione lenta, il 17% ha i giga limitati, il 12% ha problemi su entrambi i fronti.
Uno spiraglio di luce però si intravede per quel che riguarda i dispositivi: circa 9 ragazzi su 10 hanno un computer o un tablet personale (solo il 10% lo deve dividere con gli altri componenti della famiglia, appena il 3% non ne ha neanche uno in casa). Per fronteggiare quest’ultima percentuale analizzata si sono disposte misure abbastanza efficienti: oltre ai bonus di 500 euro previsti dal Piano voucher a livello nazionale, diverse regioni italiane stanno attivando bandi ad hoc per l’erogazione di contributi destinati all’acquisto di PC, tablet e connessioni Internet.
L’aspetto più innovativo è probabilmente quello legato agli spazi casalinghi dove le famiglie italiane se la sono cavata alquanto bene. Circa il 68% dei ragazzi, infatti, segue le lezioni in una stanza (cameretta o studio) e un altro 18% ha uno spazio tutto suo seppur in un ambiente comune (soggiorno, cucina, ecc.).
Ma seppur le percentuali sono abbastanza positive, non manca una piccola parte di alunni, circa 1 su 10, che deve adattarsi giorno per giorno, con il rischio di creare problemi allo smart working dei genitori, alla DaD di eventuali fratelli o semplicemente alla libertà di movimento degli altri componenti della famiglia.
Ed ecco in seguito riportati alcuni consigli che sono saltati fuori in seguito ad un’intervista condotta da Skuola.net a Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’associazione nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo).
La domanda che è stata posta a Lavenia è stata: “In questi giorni milioni di bambini di asili, elementari e prime medie stanno tornando in Dad. Come si devono comportare i genitori di questi alunni?”
La prima dritta che ci viene data è quella che tutti i bambini la sera prima della lezione devono prepararsi lo zaino con tutto ciò che serve per seguire la lezione, come si farebbe d’abitudine. Inoltre, si deve essere puntuali alle lezioni, presentandosi sulla piattaforma all’ora stabilita per l’inizio. Vietato, anche per i più piccoli, mostrarsi in pigiama o in tenuta da casa. Sebbene risulta essere più comodo, è sicuramente irrispettoso nei confronti dei docenti.
Per quanto riguarda la telecamera, va tenuta sempre accesa, ad eccezione del microfono affinché l’audio del professore che sta parlando possa essere più chiaro.
La telecamera accesa è sicuramente uno stimolo in più per seguire con attenzione in quanto pone gli studenti dinanzi agli occhi del professore che li sta seguendo. Inoltre incentiva la partecipazione perché permette di cogliere stimoli visivi da tutti.
Lo psicologo Lavenia inoltre boccia il fatto di seguire le lezioni da ambienti come la cucina, il letto o il salotto dove possono intravedersi i genitori. Bisogna invece creare dei luoghi privati per i ragazzi, dove possano seguire le lezioni come se fossero nello spazio-aula fisico.
Sarebbe inoltre stimolante da parte dei docenti proporre una didattica alla socialità, in cui viene chiesto un semplice “Come stai?” ascoltando la narrazione delle emozioni di tutti. Così lo studente si sentirà ancor più legato ed unito in un ambiente dove prevale la “distanza”.
Per ultimo, è importante che terminate le lezioni gli studenti abbiano un momento per disintossicarsi dalla tecnologia, interagire con la famiglia e dedicarsi a sé stessi. Precisa Giuseppe Lavenia niente computer, telefono o tablet per minimo due ore. Sì all’attività fisica, anche giocando, che fa molto bene all’umore.
Concludendo quest’analisi sulla Didattica a distanza è certo che questa non piace a molti ma sta tornando ad essere una realtà per molti ragazzi e ragazze, in un’Italia tricolore dove le restrizioni variano in base alla fascia di rischio: gialla, arancione e rossa.
La possibilità per studenti e docenti di incontrarsi in classe, infatti, si restringe sempre di più a secondo della fascia di rischio in cui rientra la propria scuola – lasciando quindi spazio alla didattica online – mentre all’università le lezioni proseguono esclusivamente in modalità digitale su tutto il territorio nazionale.