“Un mondo molto spesso dimenticato, a volte rimosso, forse considerato marginale ma che a ben pensarci rappresenta lo specchio dei vizi e delle virtù della nostra società”. Così il Garante campano, Samuele Ciambriello, ha descritto il pianeta carcere che, nella sua variante campana, è al centro della Relazione annuale 2020 presentata oggi a Napoli, nella sala auditorium del Consiglio Regionale. Un volume di 287 pagine presentato con la partecipazione del Presidente del Consiglio Regionale Gennaro Oliviero e del Garante nazionale Mauro Palma che hanno introdotto il programma della mattinata.
Il dossier è un po’ la storia di un anno di Covid-19 vissuta dietro le sbarre, alle prese con un fenomeno pandemico che ha evidenziato problematiche già da tempo esistenti in ambito carcerario. Il bilancio delle vittime del virus negli istituti regionali ammonta a dieci decessi riguardanti cinque agenti, quattro detenuti e un medico. La situazione creatasi ha determinato una fase di crisi del percorso trattamentale in termini di diminuzione di visite, permessi e opportunità di istruzione, formazione e inserimento lavorativo. Quanto è avvenuto ha però anche sottolineato la necessità di dar luogo a un processo di rinnovamento interno con dotazioni tecnologiche essenziali per le comunicazioni a distanza ma ancora insufficienti a soddisfare le legittime esigenze relazionali dei detenuti.
Non si registrano cambiamenti sul piano della situazione di sovraffollamento che affligge gli istituti di pena campani: nei quindici penitenziari per maggiorenni e in quello militare di Santa Maria Capua Vetere si censisce una popolazione di 6.570 ristretti, di cui 49 semiliberi, a fronte di una capienza regolamentare di 6.156 posti disponibili. Il 5% della comunità reclusa è di sesso femminile, 851 persone sono originarie di altri paesi. I numeri danno una dimensione a questa criticità sulla quale si potrebbe intervenire con un più moderato ricorso alla misura cautelare che non di rado colpisce anche persone innocenti: lo scorso anno a Napoli si sono verificati 129 errori giudiziari ai quali si è cercato di riparare con indennizzi pari a 3,2 milioni di euro.
Saltano agli occhi anche le carenze delle strutture carcerarie il 22% delle quali non dispone di docce mentre il 37% non prevede il bidet in camera. Si rilevano anche problemi nell’erogazione di acqua calda che riguarda il 16% dei casi. La precarietà della situazione, l’insufficienza o addirittura la mancanza di attività trattamentali e di mediatori linguistici e culturali, contribuisce ad abbattere il morale dei detenuti. Nel 2020 si è verificato un aumento delle manifestazioni di sofferenza da parte di questi ultimi con 1.232 atti di autolesionismo e 1.072 scioperi della fame o della sete. I tentativi di suicidio sono stati 146 rispetto ai 121 dell’anno prima, 9 i suicidi contro i cinque del 2019. Nel corso della presentazione, il Garante Ciambriello ha fatto presente che, in questo primo scorcio di 2021, già due persone si sono tolte la vita: si tratta di un giovane di 16 anni, ospite di una comunità di recupero, e di un detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Nell’occasione sono stati forniti anche dati riguardanti la situazione dei minori in carico agli Uffici di Servizio Sociale, le REMS, i TSO, l’esecuzione Penale Esterna e la salute in carcere. Tutte informazioni contenute in modo più esteso e approfondito nella Relazione annuale 2020 realizzata in collaborazione con l’Osservatorio Regionale sulla detenzione.
A cura di MASSIMO CONGIU