Aumentano i dissapori fra le grandi potenze d’Occidente e la Cina per la repressione subita dai cittadini della città di Hong Kong e la conseguente mancanza dei diritti umani.
Questo perché?
Poiché la Cina è stata colonia inglese fino a una buona parte del 900, ed è proprio dal modello britannico che sono ispirate le leggi cinesi. Il governo di Hong Kong rispetta i diritti umani, ma questi diritti valgono solo per alcuni, escludendo le minoranze presenti nel paese. Infatti, le persone omosessuali a Hong Kong non sono protette in alcun modo dallo Stato e dalle sue leggi, e causa di una legge contro la discriminazione sull’orientamento sessuale, anche se al momento non vi sono leggi che criminalizzano l’omosessualità di per sé. Inoltre, sono frequenti gli utilizzi della forza bruta da parte delle forze dell’ordine e la costante sorveglianza a cui i cittadini sono sottoposti rappresenta un problema concreto.
Gli Stati Uniti e l’Europa hanno preso la decisione di sanzionare la città cinese in seguito al mancato rispetto dei diritti umani nei confronti della minoranza uigura, etnia turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina. L’Unione Europea si è messa d’accordo per imporre sanzioni ai funzionari responsabili del maltrattamento di tali minoranze tramite visto ed il congelamento dei beni di una decina di dirigenti cinesi, sono state concordate dagli ambasciatori europei e dovranno essere confermate dai ministri degli Esteri in una riunione in programma lunedì 22 Marzo.
Ma l’Europa può fare questo? Sì.
Il nuovo regolamento dell’UE le consente di prendere di mira individui e organismi di tutto il mondo nel caso in cui questi dovessero violare i diritti umani. Un meccanismo già attivato nei giorni scorsi colpendo 4 funzionari russi per il caso Navalny.
Per quanto riguarda la Cina, l’Unione Europea non è la prima a puntare il dito contro lo stato cinese e il maltrattamento di uiguri e altre minoranze, soprattutto musulmane detenuto nello stato Nord-Occidentale Xingjiang. Questi sono sottoposti a lunghissime ore di lavoro forzato e le donne sono costrette alla sterilizzazione. Accuse alimentate da un recente rapporto dell’università cinese di Nankai, pubblicato accidentalmente e poi rimosso, in cui si afferma che Pechino punta a ridurre la densità della popolazione uigura nella regione attraverso massicci trasferimenti di manodopera. Questo episodio infatti ha il titolo di ‘’genocidio culturale’’.
Da questi pesantissime accuse la Cina si è sempre sollevata dichiarando quanto la critica sia assurda e che in realtà si tratta di una sorta di politica di formazione istruzione e lavoro su base volontaria, nell’ambito della campagna per la riduzione della povertà, la lotta al fondamentalismo religioso e al terrorismo.
Sono gli Europei i ‘’buoni’’ della situazione?
È vero che l’Europa si mette in campo per sostenere i deboli e gli sfruttati qualora questi vengano privati dei diritti umani, ma al contempo l’Unione Europea è pur sempre in stretto contatto con Pechino per faccende di stampo economico.
Quindi cosa c’entra l’America in tutto questo?
Donald Trump, poco prima di abbandonare lo scettro della Casa Bianca ha bloccato l’importazione del cotone dallo Xinjiang, uno dei più importanti fornitori del mondo. Il 19 Marzo è toccato a Joe Biden dire la sua per quanto riguarda la Cina, all’interno di un incontro con Pechino in Alaska.
Lo scontro fra America e Cina
Il confronto fra i due paesi è cominciato in maniera esplosiva con Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha elencato gli abusi contro i diritti umani a Hong Kong e nello Xinjiang, le minacce di Pechino a Taiwan, i cyber-attacchi contro bersagli americani e le pressioni economiche contro l’Australia, definendo tali azioni come “un attacco contro l’ordine e la legalità che garantiscono la stabilità globale” e poi ‘’è un assalto della Cina contro i valori universali”. Dello stesso peso anche la risposta di Yang Yechi, capo della delegazione cinese e responsabile Esteri del partito comunista che detto: ‘’Smettetela di promuovere la vostra versione di democrazia nel resto del mondo. Perfino all’interno degli Stati Uniti molti hanno smesso di avere fiducia in quella democrazia. La Cina non accetta accuse, non è possibile strangolare la Cina, avete precipitato le relazioni bilaterali in una crisi senza precedenti”. In seguito al dibattito, i cinesi sono stati rimproverati per aver superato il minutaggio previsto negli interventi e che tali parole erano a scopo “di essere venuta a fare propaganda, teatro e sceneggiate, anziché affrontare la sostanza” – La Repubblica.