Diciamocelo: la Pasqua, come tutte le festività in questo biennio di Covid-19, è cambiata.
La celebrazione della resurrezione di Cristo ha il valore simbolico di essere la principale solennità della religione cristiana, rappresentando un giorno di allegria, felicità e unione. Questa ai tempi nostri è proposta come una festa da trascorrere in casa, in compagnia di parenti e portate infinite di piatti, e per noi napoletani, la portata principale del menù si chiama Casatiello (o Tortano).
Il giorno dopo Pasqua invece c’è la Pasquetta, che a differenza della prima, è usanza trascorrerla in compagnia di amici, magari affiancati da qualche buon vino mentre si consumano i dolci ricevuti o fatti in casa nelle giornate precedenti.
Ma soffermiamoci un attimo sui dolci. Per tutti i bambini (e non solo) la Pasqua vuol dire l’uovo di cioccolato contenente una sorpresa, ovvero un giocattolo. L’ovetto pasquale è divenuto infatti il simbolo della festività nella società odierna, soprattutto da un punto di vista consumistico, poiché migliaia di compagnie lanciano sul mercato il loro uovo di pasqua, facendo tra loro competizione fra qualità del cioccolato all’esterno e quella della sorpresa all’interno. Per i più tradizionali il dolce è la Colomba, leccornia a base di mandorle principalmente diffusa nel Nord Italia.
Tuttavia, come già detto, i tempi sono cambiati, e queste usanze (cibo a parte) da già due anni sono un ricordo.
Cominciamo dal 2020, dove Pasqua è caduta in pieno Lockdown, ovvero in un giorno dove era considerato anche contro la legge uscire di casa senza qualche motivazione lavorativa o di prima necessità. Quindi niente unione tra famiglie, né tra amici, soltanto una festa fra le persone che vivevano nella stessa casa. Questo ha spezzato tutta le felicità che la Pasqua porta, poiché è vero che la possibilità di cucinare in abbondanza (che è parte della felicità di Pasqua) c’è ancora, ma a che pro darsi da fare, per poi guardare in faccia la realtà composta da un distaccamento generale dal resto del mondo. L’economia sta subendo un durissimo colpo, e i primi a sentirne il peso sono proprio i lavoratori di basso ceto, che invece di lavorare nel florido periodo pasquale, sono a casa, sicuramente in compagnia, ma magari senza più un lavoro, con mille drammi e pensieri per la testa. Niente da fare anche per la Pasquetta a causa della totale impossibilità di vedere gli amici, con i ragazzi costretti a passare la festa in amicizia tramite delle videochiamate o magari alla PlayStation.
Una festività nata per portare felicità trascorsa in tristezza, ma con una speranza di fondo: che l’anno prossimo si ritornerà alla normalità.
La realtà è stata ben peggiore di quanto si sperasse. Nel 2021, un anno dopo dagli infiniti due mesi di lockdown, l’Italia è ancora nel pieno di una pandemia devastante, con la maggior parte delle regioni ancora rientranti nella zona rossa a causa dei troppi contagiati.
Con questo ‘’rosso’’ le limitazioni sono le stesse, e per il secondo anno consecutivo, dovremo passare la festa in compagnia solo di chi abita nella nostra stessa casa. Secondo quanto riportato dalla Repubblica, il Covid ha avuto un effetto diretto anche sulle uova e sulle colombe, che a quanto pare non si vendono più. La denuncia di Unione Italiana Food: cresce l’invenduto, a rischio oltre 40 Pmi dolciarie. L’appello alla Gdo: “Tenete i nostri prodotti un po’ più lungo nei punti vendita”. Dati alla mano, queste aziende (oltre 40) rischiano di perdere quest’anno circa il 30 – 40% del fatturato con ricadute negative anche da un punto di vista occupazionale. Ai bambini non interessa più avere l’ovetto con la sorpresa, poiché probabilmente l’unico desiderio che questi ultimi vorrebbero è il ritorno alla normalità dopo mesi chiusi in casa costretti alla sola Didattica a Distanza senza neanche la possibilità di vedere i loro amici in tempi d’infanzia.
Ma purtroppo, il crollo della vendita di dolci è solo la punta dell’iceberg delle orrende conseguenze del Covid. Uno degli aspetti peggiori riguarda infatti proprio l’aumento della disoccupazione, che In un anno caratterizzato dall’emergenza sanitaria si sono contati 444mila occupati in meno di questi 312mila sono donne (poco più del 70% del totale) che rappresentano il doppio degli uomini 132mila.
Proprio a causa di questo enorme aumento della disoccupazione vediamo come sempre più persone fanno le file fuori alla Caritas, l’organismo per la promozione della carità, poiché disoccupate, prive di uno stipendio da un anno forse e senza i soldi per mantenersi o addirittura per mantenere la loro famiglia. ‘’Per il secondo anno ci troviamo a vivere una Pasqua all’interno della pandemia e potremmo pensare che sia meno Pasqua’’. A dirlo è il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve don Marco Briziarelli nel prepararsi all’imminente Settima Santa, cuore della fede cristiana, che richiama credenti e persone di buona volontà a compiere anche opere di carità per tante famiglie in gravi difficoltà a causa della pandemia e non solo.
E questa situazione vale per tutta Italia, dove a un popolo è stata strappata la quotidianità e il piacere di festeggiare i giorni importanti in compagnia di persone altrettanto importanti.
Sono stati due anni duri, e i tempi non miglioreranno immediatamente, ma la speranza di poter tornare a vivere una vita normale, almeno entro il prossimo anno, non ha abbandonato i cuori delle persone.