L’emergenza Covid-19 ha cambiato il modo di lavorare e di studiare così come anche la sfera economica con quasi un italiano su 10 (dati Ipsos) che fatica a comprare generi alimentari.
I nostri acquisti sono stati fortemente influenzati dalla pandemia e a tal proposito l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) ha cercato di analizzare come, a un anno di distanza dal primo lockdown, è cambiata la spesa alimentare.
Si stima che la spesa per la ristorazione sia diminuita del 42%, quella per i consumi alimentari domestici nel 2020 ha registrato un +7,4%, con picchi del +20% a marzo. Con l’estate la situazione si è normalizzata, per poi tornare, in inverno, a livelli superiori rispetto all’anno precedente. La crescita ha interessato soprattutto i prodotti confezionati (+8%), ma anche quelli freschi (+5,9%).
Tutti i settori merceologici hanno contribuito alla crescita, ma alcuni in modo particolare. La spesa per le uova è cresciuta nell’anno del 15% (con picchi del 42%). Quella per la carne del 10% circa, come i formaggi; il latte ha visto un +3,9%, trainato da quello a lunga conservazione, mentre il fresco ha registrato un -5%. I salumi sono cresciuti dell’8,3%. L’andamento del pesce è sotto la media: lieve calo per il fresco, mentre il surgelato registra un +16%; questo perché i prodotti ittici sono considerati più “difficili” e meno adatti a fare scorte, tranne i surgelati.
La spesa per gli ortaggi è cresciuta del 9%. Bisogna notare la flessione dei prodotti di IV gamma, pronti per il consumo (le insalate in busta), divenuti inutili, visto il tempo a disposizione, mentre crescono patate, surgelati e prodotti a base di pomodoro. La frutta ha fatto un balzo del 9% circa, anche se la crescita è da imputare all’aumento dei prezzi più che a quello dei volumi. Gli agrumi sono al +15,5% e i succhi di frutta in flessione. Non potendo uscire a cena o per l’aperitivo, è cresciuta la spesa per le bevande alcoliche, con la birra al +11,2% e il settore vini e spumanti al +8,1%. Per quanto riguarda i derivati dei cereali, il pane fresco ha visto una flessione (-8%), come pure i dolci da ricorrenza (-12%), mentre le farine hanno registrato un +38%, i primi piatti pronti +15%, le pizze surgelate +10,5% e la pasta +8,9.
Per quanto riguarda la cucina, rimanendo in casa tutto il giorno, gli Italiani si sono affascinati alle trasmissioni dedicate a gare di cucina e sfide fra chef, e per questa ragione a partire dalla scorsa primavera hanno sperimentato le più svariate ricette. Ricordiamo infatti come i primi mesi sia scomparso da tutti gli scaffali dei supermercati il lievito di birra con la conseguente esplosione nelle vendite delle farine. Perché fra le tante ricette che abbiamo sperimentato, il pane e la pizza non potevano mancare. La cucina è diventata così uno spazio creativo per ridurre l’ansia e lo stress da pandemia.
Abbiamo poi la categoria del food delivery che nell’ultimo anno si è affermata particolarmente in seguito alla chiusura dei ristoranti dovuta alle restrizioni del Covid-19. Non potendosi più godere una piacevole uscita accompagnata da un buon pasto nel ristorante di fiducia, gli Italiani hanno preso l’abitudine di ordinare il cibo tramite app apposite e farlo consegnare direttamente a casa. Questo d’altra parte ha garantito qualche entrata al mondo della ristorazione gravemente provato dalla chiusura. Sono infatti numerosi i ristoranti che, non potendo aprire, hanno offerto il servizio a domicilio.
Sempre più sono gli Italiani preoccupati per il virus, in cerca di qualcosa che permetta di prevenire l’infezione. A tal proposito è aumentata l’attenzione al rapporto fra cibo e salute, privilegiando i cibi di origine naturale, forse per questo nel 2020 si è visto un boom nei consumi di arance.
Tale aspetto ha stimolato una grande attenzione alla sostenibilità dell’ambiente da parte della popolazione che sceglie prodotti sostenibili, facendo attenzione all’uso di pesticidi, il benessere animale, le modalità di confezionamento. È interessante notare che durante la primavera del 2020 gli acquisti di prodotti biologici sono aumentati dell’11%, indicando attenzione alla sostenibilità e disponibilità alla spesa.
Infine possiamo analizzare che nel periodo di Pasqua, in vista di una settimana in casa per via del lockdown, la spesa alimentare degli italiani -secondo i dati della Coldiretti- è aumentata del 20% rispetto alla settimana scorsa. I prodotti più richiesti in supermercati, negozi e mercati sono frutta e verdura, con pasta, riso, farina, zucchero, salumi, formaggi e vino, rileva il monitoraggio della Coldiretti. Nei prossimi giorni si stima inoltre la vendita di 400 milioni di uova, utilizzate soprattutto per pasta e dolci da preparare in casa.
Nonostante questo non mancano le grandi code degli Italiani fuori i servizi Caritas, immagini strazianti che mostrano come in un anno di pandemia sono aumentati i numeri relativi dei nuovi poveri e delle tante persone che hanno sempre più bisogno di assistenza.
Concludendo la nostra analisi, possiamo notare come la crisi economica generata dalla pandemia ha colpito buona parte della popolazione italiana, facendo aumentare il numero di persone in difficoltà e quelle che facendo la spesa devono guardare innanzitutto al prezzo.
A cura di Federica Chiapparelli