Economia e Welfare

Il piano per il ritorno della zona gialla dal 20 aprile. Cosa riapre prima di maggio e perché per ora Draghi frena

La Lega e Forza Italia vogliono le riaperture delle attività commerciali prima della fine del mese. Ma i rigoristi non sono d’accordo. E per Draghi la data è “una forzatura”

C’è un piano di parte della maggioranza per un calendario delle riaperture ad aprile. Con date sicure per dare certezza agli operatori economici. Ma che si scontra con il fronte “rigorista” del governo Draghi. Che predica calma e attende la discesa della curva dei contagi.

Il piano per il ritorno della zona gialla dal 20 aprile

Tutto parte da una data: il 30 aprile. È il giorno in cui scade il decreto primo aprile n. 44 con le restrizioni della zona rossa e arancione che il governo Draghi e il ministro della Sanità Roberto Speranza hanno fortemente voluto. Attualmente ci sono nove regioni in zona rossa e undici in arancione, sono in vigore la sospensione della zona gialla e lo stop agli spostamenti tra regioni. Tutte misure che in teoria dovrebbero valere fino alla fine di aprile. Nella pratica l’ultimo decreto Covid ha però previsto la possibilità di cambiare verso in quelle regioni in cui il numero dei contagi sotto i centomila abitanti sia sotto controllo e dove le vaccinazioni degli anziani procedano speditamente.

Ma già qui c’è un problema. Perché il decreto prevede che sia una delibera del consiglio dei ministri a decidere le eventuali riaperture (ovvero, in pratica, il ripristino della zona gialla e di quella bianca, magari con limitazioni ulteriori). Ma c’è già chi dice che per una questione di gerarchia delle fonti di legge la delibera del CdM potrebbe non bastare per prendere decisioni come questa. In più, ieri Repubblica spiegava che la data giusta potrebbe non essere il 20 ma il 26 aprile, ovvero quattro giorni prima della scadenza naturale del decreto. Con Rt sotto 1, terapie intensive e reparti ordinari sotto i livelli di guardia e soprattutto la fa scia di popolazione sopra i 70 anni messa in sicurezza potrebbero riaprire bar e ristoranti a pranzo (magari con un orario in un primo tempo ridotto fino alle 16).

Non sarebbe certo il ripristino della zona gialla, ma questo costituirebbe almeno un piccolo segnale nei confronti degli aperturisti. Che potrebbero così accontentarsi del primo passo sulla strada delle riaperture (su cui spingono Lega, Forza Italia e Italia Viva), mentre i rigoristi accetterebbero se rassicurati dal Comitato Tecnico Scientifico sui risultati di due mesi di restrizioni e della campagna vaccinale che per quella data dovrebbe avere raggiunto la quota prefissata delle 500.000 somministrazioni al giorno. Con un obiettivo comune: riportare tutti i ragazzi in classe, anche quelli delle superiori, per la fine della scuola, almeno un mese prima degli esami di maturità

L’Italia riapre il 26 aprile?

Ma il piano va a scontrarsi con la realtà di un’epidemia che non è ancora sotto controllo: il tracciamento continua a non funzionare e i morti non diminuiscono anche se si assiste a una frenata dei contagi che potrebbe far pensare al superamento del picco della terza ondata. Intanto il Viminale nella circolare esplicativa del decreto ribadisce la linea per le forze di polizia: serve “intensificare” i controlli “nell’imminenza del passaggio ad una zona caratterizzata da misure più restrittive”. Verifiche che devono interessare le reti viarie urbane ed extraurbane e i principali luoghi di aggregazione nelle città, a partire dalle piazze della movida.

Il Corriere della Sera oggi spiega che per Draghi la campagna vaccinale e la ripartenza di bar, ristoranti, palestra, e cinema sono due facce della stessa medaglia, due dossier da esaminare insieme.

Domani il capo dell’esecutivo lo farà con i presidenti delle Regioni durante un vertice che avrà al centro il Recovery plan, ma che di certo si allargherà al destino delle attività commerciali. I governatori della Lega vogliono date precise per programmare «a lungo termine» la riapertura: «Via libera a cinema e teatri con il contingentamento, ristoranti aperti a cena nelle regioni con dati da zona gialla, locali con saracinesca alzata fino alle 18 anche in zona arancione…».

Matteo Salvini però insiste e chiede non solo il calendario delle riaperture, ma anche la modifica dei protocolli che regolano le attività ormai da un anno. Bisogna riaprire “in sicurezza”, annunciando che “presto” porterà le proposte leghiste, “concrete e ragionevoli”, al presidente del Consiglio Mario Draghi. Per riaprire servono “nuovi protocolli per rivedere il numero di accessi in teatri e impianti sportivi, senza dimenticare palestre, bar, ristoranti e negozi”. Nell’agenda di Draghi c’è un faccia a faccia imminente proprio con Salvini, il quale ha fretta di «tornare alla vita fin da aprile» e intende negoziare con l’ex presidente della Bce un allentamento delle restrizioni, sulla base di nuovi protocolli.

Le proposte di cui parla Salvini sarebbero quelle che i governatori leghisti stanno perfezionando in queste ore: ristoranti aperti anche a cena nelle Regioni con dati da zona gialla e fino alle 18 in quelle arancioni, a patto di avere tavoli distanziati, cinema e teatri con ingressi contingentati. Sugli spettacoli sta lavorando il ministro dei beni Culturali Dario Franceschini, che ha chiesto un incontro al Comitato tecnico scientifico per sottoporre agli esperti il nuovo protocollo per gli show dal vivo: più spettatori rispetto all’estate scorsa (200 al chiuso e mille all’aperto), tampone negativo per accedere e mascherina Ffp2.

Cosa riapre il 20 aprile

La questione riaperture, con Forza Italia che insiste per un tagliando a metà mese, potrebbe finire già giovedì sul tavolo della riunione tra le Regioni e il premier Mario Draghi, nonostante l’argomento centrale dell’incontro sia il Recovery plan e la richiesta di chiarimento arrivata dagli stessi presidenti sul ruolo dei territori. Non è all’ordine del giorno, ma nessuno esclude che qualche presidente possa tirare fuori l’argomento, come ha fatto capire Luca Zaia rilanciando una vecchia battaglia dei governatori, la modifica dei 21 parametri che compongono il monitoraggio e che determinano l’assegnazione del colore alle Regioni. “Il decreto prevede zona rossa e arancione fino al 30 aprile secondo parametri che sono superati rispetto alla diagnostica, al sistema di cure e al vaccino che abbiamo oggi. Attendiamo l’incontro con Draghi”.

In ogni caso il dato certo è che al momento non è stata convocata la cabina di regia politica nella quale potrebbe essere affrontata la questione. E nulla cambierà almeno fino al monitoraggio del 16 aprile. “La verifica – ribadiscono fonti di governo – viene fatta tutte le settimane e certificata anche dalle Regioni, che sono parte integrante della cabina di regia. Ogni valutazione viene dunque fatta settimanalmente e sulla base dei dati epidemiologici”. E, sempre secondo il Corriere, le riaperture il 20 aprile per ora sono “una forzatura”, secondo Draghi.

Today.it

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