“Sono grato all’amministratore dell’ASL di Benevento per il fatto che per i detenuti del carcere di Benevento abbia utilizzato la monodose. Accompagnato dal Direttore Gianfranco Marcello, ho assistito personalmente alle prime vaccinazioni e ho potuto anche apprezzare la maturità e la responsabilità dei detenuti per come stanno vivendo questo periodo di emergenza causato dal covid- 19. Ho incontrato anche un detenuto in infermeria che aveva iniziato, sebbene malato, uno sciopero della fame di protesta, a suo dire, per la poca attenzione dei sanitari nei suoi confronti, che, dopo il colloquio con me, ha deciso di interrompere” . Così Samuele Ciambriello, garante campano dei detenuti all’uscita del carcere di Benevento dove sono iniziate oggi, e che continueranno nei prossimi giorni, le vaccinazioni a dose unica Johnson & Johnson per detenuti che volontariamente ne hanno fatto richiesta.
Oggi il carcere di Benevento conta 358 detenuti, di cui 52 donne.
Il garante si è poi recato nell’istituto penale per minorenni di Airola per incontrare i ragazzi appena vaccinati, accompagnato dalla Direttrice Marianna Adanti.
Dopo la visita Ciambriello ha dichiarato “ Ho trovato i ragazzi sereni e consapevoli del diritto – dovere della vaccinazione, che li rende anche più liberi all’interno dell’Istituto, nei colloqui con i familiari, per ottenere i permessi dalla magistratura competente e anche per poter iniziare un percorso di reinserimento sociale attraverso il lavoro all’esterno del carcere. Peccato per un grande neo, una grande ingiustizia: il diritto allo studio per questi adolescenti a metà è negato. I ragazzi mi hanno riferito che solo da 2 giorni hanno ripreso l’attività scolastica in presenza, e che gli insegnanti gli hanno annunciato che a causa del Covid, avrebbero perso l’anno scolastico. Eppure per questi ragazzi , che sono alunni BES ( bisogni educativi speciali), bastava trovare la stessa soluzione e la stessa sensibilità adottate per i reclusi del carcere minorile di Nisida, dove da gennaio fino ad adesso, compreso il periodo di zona rossa, gli insegnanti si sono recati nel carcere. Ma io mi chiedo perché non è stata effettuata la didattica a distanza per queste persone che hanno vissuto quindi una doppia reclusione? Più che indignato, mi sento mortificato e corresponsabile di questa ingiustizia. Eppure proprio con queste giovani generazione le istituzioni ai vari livelli ( in primis la scuola) dovrebbero fare un patto educativo per poterli così allontanare concretamente dalla malavita e dal malaffare.”
Ad oggi nell’Istituto penale per minorenni di Airola, ci sono 25 detenuti.