“Era possibile accertare, in modo inconfutabile, la dinamica violenta, degradante e inumana che aveva caratterizzato l’azione del personale impiegato nelle attività, persone difficilmente riconoscibili perché munite di DPI ed anche, quanto a numerosissimi agenti, di caschi antisommossa, unitamente a manganelli in dotazione, illegalmente portati con sé, ed anche di un bastone.” Queste le parole in un comunicato del procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone dopo aver ricostruito le indagini che hanno portato oggi all’esecuzione di 52 misure cautelari nei confronti di poliziotti e impiegati del Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria della Campania, firmate dal gip di Santa Maria Capua Vetere dopo la richiesta della Procura locale.
Le immagini, prosegue il procuratore, “rendevano una realtà caratterizzata dalla consumazione massificata di condotte violente, degradanti e inumane, contrarie alla dignità ed al pudore delle persone recluse”. Dopo la denuncia dei garanti c’era stata una visita ispettiva del Magistrato di Sorveglianza, durante la quale diversi detenuti avevano riferito delle violenze.
Era emerso che alcuni ristretti erano stati lasciati senza biancheria e che non erano stati visitati nonostante avessero contusioni ed ecchimosi evidenti, e gli fosse impedito qualsiasi contatto telefonico coi familiari. Da qui, la decisione di acquisire i nastri della videosorveglianza, con delega ai carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere.
Il gip che ha firmato le misure, parlando di raid pianificati e studiati, non usa mezzi termini: “una orribile mattanza”. Le accuse sono gravi: torture pluriaggravate ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, falso in atto pubblico aggravato, calunnia, favoreggiamento personale, frode processuale e depistaggio.
Il Procuratore ricorda poi le parole del gip, che nell’emettere i provvedimenti aveva parlato di “uno dei più drammatici episodi di violenza di massa perpetrato ai danni dei detenuti in uno dei più importanti istituti penitenziari della Campania”, “un vero e proprio uso diffuso della violenza, intesa da molti ufficiali ed agenti della Penitenziaria come l’unico espediente efficace per ottenere la completa obbedienza dei detenuti” e “una orribile mattanza”.
Non è mancato anche il commento di chi aveva denunciato l’accaduto. Samuele Ciambriello, Garante Campano dei diritti delle persone private della libertà personale. “In relazione ai gravi fatti di Santa Maria Capua Vetere, oltre alle denunce dei detenuti riguardanti casi di violenza e maltrattamenti, oltre la denuncia che ho presentato personalmente alla Procura competente, faccio presente dell’esistenza di un video proveniente dalle telecamere a circuito chiuso che ha offerto prove concrete di quanto accaduto. Qui non si tratta di nuocere il corpo di polizia penitenziaria. Le mele marce, però, vanno individuate e messe in condizione di non screditare più il corpo cui appartengono e di non alimentare tensioni nelle carceri. Io ho assistito a modi diversi di gestire tensioni in carcere da parte degli agenti di PP. So di agenti che hanno salvato molte vite. Ma sul caso di Santa Maria Capua Vetere, e più in generale su tutte le violenze dei detenuti, va fatta giustizia senza ma e senza se. “ , ha così dichiarato il Garante.
Ciambriello, inoltre, ha provato a ricostruire la vicenda: “Tutto inizia a marzo, quando in diversi istituti penitenziari italiani si svolsero numerose proteste contestuali alla diffusione del Covid-19 e ai provvedimenti presi nel frangente, in alcuni casi violente in altri pacifiche. In Campania la prima agitazione ha luogo il 7 marzo a Salerno, la seconda l’8 marzo a Poggioreale. La sera del 5 aprile i detenuti di tre delle otto sezioni del carcere di Santa Maria Capua Vetere si rifiutano di rientrare in cella e chiedono di parlare con le autorità competenti. Il giorno dopo, col pretesto della perquisizione alla ricerca di corpi contundenti, degli agenti mettono a soqquadro il padiglione Nilo. Un detenuto che lascia il penitenziario perché ottiene i domiciliari dichiara di essere stato picchiato. Nel corso di colloqui con detenuti e familiari apprendo di percosse a danno dei primi. C’è del resto del materiale video proveniente dalle telecamere a circuito chiuso che offre prove concrete di quanto accaduto. Forse qualcuno ha pensato che non fossero in funzione, fatto sta che il materiale video mostra maltrattamenti e detenuti fatti mettere in ginocchio o con la faccia contro il muro da agenti, alcuni dei quali col volto coperto, altri no.”
Infine, il garante ha voluto sottolineare: ” Ricordando che i casi di giudizio per dichiarare un uomo davvero colpevole sono ben tre, esprimo tutta la mia solidarietà alla Magistratura, è arrivata in tempi brevi, a fare luce sugli episodi effettivamente accaduti in quella giornata del 6 Aprile 2020. In qualità di Garante delle persone ristrette della Campania, allo stato, mi sento di invitare l’opinione pubblica a non cedere alla tentazione di imbastire “processi sommari” prima che i fatti realmente accaduti vengano effettivamente accertati. Rimango convinto che il carcere è uno “spazio civile” che accomuna tutti: operatori penitenziari, detenuti, volontari e istituzione. Ed è proprio in base a questa convinzione che penso che, in questo momento, a mio parere, occorre stabilire un’atmosfera di civile tra le parti in grado di rasserenare il clima, contribuendo così di fatto all’accertamento della verità.”
Delle 52 misure cautelari eseguite oggi, 28 giugno, 8 sono con custodia in carcere, nei riguardi di un ispettore coordinatore del reparto Nilo e di 7 tra assistenti e agenti della Penitenziaria, tutti in servizio nel carcere sammaritano.
Disposti i domiciliari per 18 persone: per il comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti del carcere di Secondigliano /comandante del Gruppo di Supporto agli interventi, del comandante dirigente della Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, della commissaria capo responsabile del reparto Nilo dello stesso carcere, di un sostituto commissario, di 3 ispettori coordinatori Sorveglianza Generale e di 11 tra assistenti e agenti della Penitenziaria, sempre in servizio a Santa Maria Capua Vetere.
Tre misure di obbligo di dimora sono state notificate a 3 ispettori della Penitenziaria, tutti in servizio a Santa Maria Capua Vetere. Infine, sono state disposte 23 misure cautelari interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, per un periodo tra i 5 e i 9 mesi, nei confronti della comandante del Nucleo Investigativo Centrale della polizia Penitenziaria, Nucleo Regionale Napoli, del Provveditore Regionale per la Campania, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e per 21 tra assistenti e agenti della Penitenziaria, questi ultimi quasi tutti in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.