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La salute mentale. CI SIAMO DIMENTICATI DEI DETENUTI CON DISTURBI MENTALI

 

Miei cari lettori, oggi voglio parlarvi di una realtà spesso dimenticata se non addirittura conosciuta mai.

Quattro lettere, un piccolo mondo: REMS, residenze per la esecuzione delle misure di sicurezza. È lì dentro che le persone con malattia mentale che hanno commesso reati scontano il loro periodo di detenzione e vengono curate. Ma come funzionano queste strutture che hanno preso il posto degli ospedali psichiatrici giudiziari, chiusi sull’onda di una vera e propria emergenza nel 2015? Di esse si sa ben poco. Il ministero della Giustizia dice di sapere solo quanti e quali sono i posti liberi. Il ministero della Salute fornisce giusto l’elenco di queste strutture sanitarie, che sono in capo alle Regioni. Ma, come lamentano alcune associazioni che si battono per i diritti dei detenuti, manca un organismo di coordinamento nazionale. E il risultato, in effetti, pare avere un che di arlecchino.

Più della metà dei carcerati soffre di disturbi psichici, ma i ministeri della Giustizia e della Salute non se ne interessano. L’OMS afferma che “la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità”. Eppure, il diritto alla salute mentale sembra ancora scisso nel paradigma vigente. La riforma perfezionatasi nel 2015 con la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) e con la trasformazione della disciplina delle misure di sicurezza aveva lasciato scoperta la tutela giudiziaria delle persone colpite da patologie psichiatriche sopravvenute. Si è assistito ad una regressione trattamentale, per il venir meno di un controllo giurisdizionale, e ad un’assenza di soluzioni di cure. In totale divergenza con la tutela garantita alle persone in stato di grave infermità fisica e con i principi secondo cui il carcere non cura, ma aggrava e riacutizza.

“In Italia ci sono 71 detenuti in carcere che dovrebbero uscire e andare nelle REMS. Nella nostra regione ci sono 13 persone che stanno in carcere ma dovrebbero andare nelle REMS ma non ci sono posti. Sono prigionieri politici.” – Ciambriello ha poi continuato- “La vera tragedia è che i papà, le mamme che denunciano i figli che sono seguiti dal Dipartimento di Salute Mentale si sentono soli e abbandonati. Perché non aumentiamo il personale? Abbiamo bisogno di più psichiatri, psicologi e altre attività che permettono un buon funzionamento. E soprattutto non pene alternative ma l’alternativa alla pena del carcere per i sofferenti psichici”. Questa mattina il Garante delle persone private della libertà personale della Regione Campania, Samuele Ciambriello, nonché direttore della testata “Linkabile” si è lasciato intervistare prima dell’apertura del convegno “La salute mentale nei luoghi di privazione della libertà personale”. Quella di oggi, è stata la seconda tappa, organizzata dei Garanti territoriali delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà per parlare del grande disagio che c’è nelle carceri italiane.

Ancora una volta a farsi portavoce, in qualità di Garante Campano, Samuele Ciambriello presso la Sala Auditorium (isola C3 del Centro Direzionale) , su approfondimenti relativi al TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) e dopo la chiusura degli OPG, al mondo comunitario e sanitario extra-carcerario, in particolare alle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) ed a tutto ciò che concerne l’area della micro-comunità e alloggi per minori, anziani e stranieri.

A dare il benvenuto ai partecipanti del convegno non sono mancati i saluti del Presidente del Consiglio Regionale il Dott. Gennaro Oliviero: “Grazie all’impeccabile lavoro di Samuele si parla di temi delicati, di temi che la politica conoscerebbe poco perché solitamente viene nascosta. Già il malato mentale civile è persona che viene tenuta nascosta e vista con riserbo. Immaginatevi nelle carceri cosa succede, bisogna rafforzare questo servizio ed essere d’aiuto.”

Oggi, parlare della salute mentale nell’ambito della tutela delle persone private dalla libertà personale, appare quasi un paradosso. “Questo convegno è un modo per riunire le diverse istituzioni. Ho avuto il mio primo mandato tre anni fa e dopo un mese di mandato avevo le idee già chiare. Nella Regione Campania nelle carceri non c’è spazio. Mancano gli psichiatri a tempo pieno. In queste complete restrizioni questa sanità mentale rimane in una scatola compressa. In queste situazioni c’è la possibilità di entrare sani ed uscire malati. Sono persone che hanno sbagliato chiaramente ma ciò non vuol dire non avere diritto alla sanità mentale.” Ha puntualizzato Ciambriello durante il dibattito.

Durante il dibattito sono intervenuti molti relatori che si sono espressi sul tema della salute mentale. Anche il Procuratore di Benevento, il Dott. Aldo Policastro che ha affermato: “Io oggi non c’entro nulla, ma sono anni ormai che mi interesso della salute mentale in sede penale. Io penso che sia necessario mantenere dei piccoli luoghi dove si possa occupare dettagliatamente di questi ultimi. Credo che creare dei luoghi ampi come le vecchie OPG non possa aiutare. La realtà delle carceri è la rappresentanza di quello che c’è esternamente. Il mal funzionamento dei centri di sanità mentale provoca quelle che sono oggi le quantità enormi di processi penali. Perché la realtà carceraria e la salute mentale sono temi difficili da affrontare sono quelle realtà abbandonate a sé stesse. E se non si parte da lì non riusciremo mai ad affrontare temi più alti. Il numero chiuso delle REMS deve restare un principio da non perdere perché devono essere delle realtà piccole e di cura. Una volta finito il progetto terapeutico devono essere liberati per dare spazio ad altri.” – Il procuratore ha poi così concluso: – “Il recovery plan quanto investirà per queste strutture non lo so dire; Ma una cosa è certa: se la politica investe nell’alta velocità e intanto nelle carceri si muore penso che non faremo mai quel passo avanti che l’Italia dovrebbe fare. Si deve investire per la coesione e l’inclusione, c’è bisogno di continuità delle attenzioni.”

Tanti i relatori che sono intervenuti durante il Convegno, il Magistrato di sorveglianza, il Dott. Francesco Chiaromonte, il Coordinatore osservatorio regionale della Sanità Penitenziaria, il Dott. Giuseppe Nese ed infine a concludere la prima parte del dibattito il Garante delle persone private della libertà personale della Regione Lazio, il Dott. Stefano Anastasia. “Grazie al Garante Samuele perché ci dai la possibilità di poter parlare di argomenti così delicati e importanti. Quando parliamo di salute mentale e di carceri non possiamo non affrontare il tema “lista d’attesa”. La lista d’attesa è un sintomo non il problema. Perché il vero problema è quello che l’istituzione prevede che deve essere ufficializzato. Fin quando penseremo “‘intanto chiudiamolo da qualche parte”. È una vera e propria in violazione dell’art 13. La lista d’attesa è un problema perché è come una lotteria, si aspettano due anni e poi magari si arriva ad una conclusione e intanto però vengono chiusi nelle carceri. Il sistema Rems è l’unica possibilità, è l’unico compromesso che permette di risolvere un “problema”. La regione Lazio, di cui sono Garante ha una lista d’attesa lunghissima nonostante nella regione Lazio ci sono più posti Rems in tutta Italia. Aumentare i posti non è la soluzione. Una della soluzione più adeguata ad oggi dovrebbe essere quella della responsabilità del doppio binario.”

Il Presidente del Carcere di S. Maria C. V., Gabriella Maria Casella, durante il convegno ha comunicato al Garante Ciambriello, le sue scuse per l’assenza non programmata a causa di una convocazione immediata presso il Ministero della Giustizia a Roma.

Quella di oggi è stata l’occasione che ha dato modo ai presenti di fare il punto su un tema che è oggetto di costante attenzione da parte del Garante Campano, fin dall’inizio del suo mandato e che, nel corso della giornata è stato al centro della riflessione comune riguardante anche il modo di mettere in connessione le istituzioni impegnate nella tutela della salute mentale.

All’incontro hanno partecipato una folta delegazione dei Garanti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, oltre il Dott. Anastasia, è intervenuto in videochiamata il Garante dei diritti dei detenuti di Udine, il Dott. Franco Corleone, nonché Commissario Governativo per il percorso di superamento degli OPG, Dott. Piero Rossi, Garante dei diritti dei detenuti della Puglia, Dott. Bruno Mellano, Garante dei diritti dei detenuti del Piemonte, Dott. Pietro Ioia, Garante dei diritti dei detenuti di Napoli.

La chiave di volta di questo cambiamento? E’ sicuramente la capacità di operare un salto culturale che riporti al centro i diritti dei sofferenti psichici, dentro e fuori ogni mura. Perché nel bene e nel male, miei cari lettori nessuno si salva da solo.

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