E pensare che un giorno – ma di tanti anni fa – mentre disegnava parabole surreali, quel genietto ancora incompreso sentì con le proprie orecchie che per sognare gli sarebbe servito altro tempo ancora: «E’ bravo ma è bassino». Nel calcio, si sa, certi affari fanno dei «tiraggiro» immensi e poi ritornano sul mercato e deflagrano: l’Inter ha cominciato a pensare così tanto seriamente a Lorenzo Insigne, che dentro quest’estate torrida ci saranno altre due settimane da vivere come in una fornace. C’è un’idea che sta per essere plasmata, come spesso accade in vicende complicate, che trascinano lo scugnizzo di Frattamaggiore verso la Pinetina e che scuotono questa apparente calma piatta. Per regalarsi il talento più puro del calcio italiano, che poi sarebbe anche il numero 10 della Nazionale di Mancini appena laureatasi campione d’Europa, c’è un’offerta spaccata in due tronconi: il primo, per chiuderla in fretta, in quella che nelle segrete stanze viene definita come ipotesi «complessa», prevede il riconoscimento al Napoli di quindici milioni di euro, da addobbare con la cessione di Alexis Sanchez, e un quadriennale per Insigne da sei milioni, arricchito dai diritti d’immagine che già da un bel po’ non vengono più acquistati; il percorso meno immediato, la seconda opzione, guarda oltre le umanissime difficoltà di una trattativa che ruberà il sonno a chiunque e che dovrebbe, eventualmente andasse male adesso, svilupparsi a gennaio: sette milioni alla firma per il talento partenopeo, un accordo fino al 2026 alla cifra stabilita da sei milioni di euro e la concessione, sempre utile, di costruirsi una impalcatura pubblicitaria attraverso i diritti d’immagine.
Insigne, il Napoli chiede 30 milioni
Il Napoli ha stabilito un prezzo, ieri: per cedere il suo capitano, che tra dieci mesi va in scadenza ma che tra quattro mesi, volendo, può già discutere con chiunque voglia, non scenderebbe sotto i trenta milioni di euro, cifra che ha fatto sbandare pericolosamente l’Inter, disposta a versare la metà. Sanchez, che ha un contratto da sette milioni netti è fuori dalla portata del bilancio di Adl, dunque è una soluzione da rimuovere da questa chiacchierata che non è ancora decollata: ma le intenzioni, si sa, rappresentano indizi, e in questo caso ne basta anche uno solo affinché si possa sospettare di essere in presenza di prove.