I vigili del fuoco, dopo aver scavato tutta la notte, hanno ritrovato quattro corpi senza vita dei sei dispersi nell’esplosione a Ravanusa (Agrigento). I cadaveri erano sotto le macerie della palazzina di quattro piani crollata.
E’ salito così a 7 il bilancio delle vittime nel crollo delle palazzine nella cittadina in provincia di Agrigento. I quattro corpi sono stati ritrovati
dai vigili del fuoco in quello che era il terzo piano del palazzo: erano tutti insieme coperti dai calcinacci. Si tratta dei corpi di Selene Pagliarello e di suo marito Giuseppe Carmina, che erano andati a trovare i genitori di quest’ultimo, Angelo Carmina e Enza Zagarrio, che abitavano al terzo piano. Proseguono le ricerche degli ultimi due dispersi. Due le donne rimaste ferite e ricoverate in ospedale a Licata e Agrigento con traumi e fratture. Cento gli sfollati che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni.
Si cercano risposte
Con le ricerche dei dispersi ancora in corso, gli inquirenti sono al lavoro per cercare di dare risposta sul come sia stato possibile che una fuga di gas abbia provocato il crollo di quattro palazzine e il danneggiamento di altre quattro, compiendo una strage a Ravanusa. Intanto il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo.
Nei prossimi giorni Patronaggio provvederà ad acquisire tutta la documentazione relativa alla rete di distribuzione del gas, a sequestrare l’area interessata dall’esplosione e, con ogni probabilità, all’iscrizione nel registro degli indagati dei primi nomi di tecnici e amministratori che a vario titolo possano avere responsabilità in merito alla rete del gas.
Compito dei magistrati sarà anche quello di capire se vi sia stata una qualche sottovalutazione del pericolo, se si poteva fare qualcosa e non è stato fatto. Uno dei sopravvissuti alla strage, Calogero Bonanno, che si trovava in un appartamento adiacente ad una delle palazzine crollate, ha parlato di odore di gas nei giorni scorsi. “Alcuni vicini mi hanno detto che si sentiva odore di gas. Se è vero c’è stata una negligenza imperdonabile“.
Nessuna segnalazione ricevuta
Una versione che è stata confermata dal consigliere comunale Giuseppe Sortino: “Negli ultimi sette giorni so che diversi cittadini hanno lamentato la puzza di gas nella zona che chiamiamo via delle Scuole Don Bosco in contrada Masciminici, dov’è avvenuta la tragedia, ma nessuno è intervenuto. Sia il sindaco sia i tecnici del gas non hanno ricevuto segnalazioni”. Dal canto loro, inquirenti e investigatori hanno già verificato che nei giorni scorsi non c’è stata alcuna segnalazione di questo tipo.
Che però il problema e la causa scatenante del disastro sia proprio sulla rete, risalente al 1984, è un dato che viene dato di fatto per scontato. “Che ci siano state oggettive difficoltà nella distribuzione del gas è evidente”, spiega un investigatore, sottolineando che ad un chilometro dal punto dell’esplosione si sente ancora odore di gas nonostante il flusso sia stato interrotto. E aggiunge: “Il problema ora è capire se c’è solo una colpa, il non essere intervenuti su un sistema ormai datato, o se c’è anche un dolo, quello di non aver effettuato la necessaria manutenzione”.
In ogni caso, “appena finite le ricerche dei dispersi scatterà il sequestro dell’area per consentire il prosieguo delle attività investigative”, dice il comandante provinciale dei Carabinieri di Agrigento, il colonnello Vittorio Stingo. Verifiche che infatti sono iniziate già nella serata di sabato e che qualche risposta l’hanno fornita. Sulla dinamica innanzitutto: c’è stato un accumulo di gas metano nel sottosuolo, spiegano gli investigatori, che si è protratto per almeno l’intera giornata di sabato.
(Fonte TGCOM24)