Il 13 gennaio 2012 la nave Costa Concordia naufragò vicino all’isola del Giglio. Incidente provocato da un forte impatto con le Scole, un gruppo di scogli.
La situazione si aggravò con il passare delle ore, dato il ritardo dei soccorsi. Il bilancio di 32 morti e 157 feriti. Il capitano Francesco Schettino accusato e condannato a 16 anni di carcere.
L’incidente si classifica come uno degli eventi più drammatici del nostro periodo.
Dinamiche dell’incidente
La nave salpò da Civitavecchia per arrivare a Savona, ultima tappa della crociera. Si tentò di eseguire l’inchino, una manovra fatta per salutare chi si trova a terra.
Per tale motivo, alle 21:45, la nave si schiantò contro gli scogli. I passeggeri, avvisati e radunati ai punti di ritrovo, vennero poi invitati a tornare in cabina, dopo l’attivazione del generatore di emergenza.
Alla Capitaneria di porto di Civitavecchia non fu menzionata la falla e l’allargamento. Il capitano Schettino diede l’avviso di tale problema solo alle 22:45, mentre l’ordine di abbandonare la nave si ebbe alle 23:54.
“Ho sentito il terremoto, la nave e tutte le lamiere scrollarsi con degli scossoni violentissimi. Tutti gli armadi si sono aperti all’improvviso, il tavolino di marmo che era vicino a me mi è caduto sul piede, il letto matrimoniale si è spostato e il divano-letto, dove mi trovavo, ha iniziato a girarsi e a scuotermi ancora più forte“. Descrive così Antonella Folco, passeggera della Concordia, nella sua testimonianza all’interno del podcast “Il dito di Dio” di Pablo Trincia.
I primi soccorsi provenirono dall’isola stessa. Guardia Costiera, polizia, carabinieri e cittadini a terra. Il comandante, ultimo a dover abbandonare la nave, toccò terra prima di tutti.
“Adesso lei va lì con la sua scialuppa, sotto la prua della nave lato dritto c’è una biscaglina (una scaletta di corda), lei sale su quella biscaglina e va a bordo della nave e mi riporta quante persone ci sono. Mi dice se ci sono bambini, donne o persone bisognoso bisognose di assistenza e mi dice il numero di tutte queste categorie”. Queste le parole di De Falco, ex Comandante della capitaneria di Livorno.
Per tutta la notte i soccorsi s’impegnarono a salvare tutti i passeggeri, ma alle 3 del mattino ancora 100 persone circa si trovavano all’interno della nave.
Dopo il naufragio
Il bilancio fu drammatico. 32 morti, la più giovane una bambina di 5 anni che non trovò posto sulle scialuppe.
La nave rimase lì per diversi anni a causa dei lavori di rimozione e smaltimento. La prima fase riguardava il “raddrizzamento” del relitto, conclusa l’anno successivo. Il 23 luglio, portata a Genova da rimorchiatori, attese altri altri 4 anni per la demolizione definitiva.
Accusa del comandante
Francesco Schettino, unico imputato, condannato nel 2015 a 16 anni di reclusione. Decisione confermata l’anno dopo in Cassazione. L’accusa è di omicidio plurimo e oggi sta scontando la sua pena a Rebibbia.
Il ricordo delle vittime e di quella notte rimane vivo nelle menti di tutti. L’incidente della Costa Concordia lascia ancora increduli a 10 anni dall’accaduto.