Con l’incontro di stamane presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere ‘Francesco Uccella’ si sono concluse le giornate della legalità nelle carceri della Campania. Iniziative organizzate nell’ambito della Giornata nazionale dell’impegno e della memoria delle vittime innocenti di mafia, organizzata a Napoli, lunedì 21 marzo, dall’ associazione ‘Libera’ di don Luigi Ciotti.
Una delegazione di detenuti e gli alunni e insegnanti dell’istituto tecnico ‘Leonardo da Vinci’ di Santa Maria Capua Vetere hanno assistito e partecipato all’incontro tenutosi nella chiesetta del carcere ‘Francesco Uccella’.
Con il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello e alla presenza della direttrice del Penitenziario Donatella Rotundo hanno partecipato la rappresentante dell’associazione ‘Libera’ Marilù d’Angelo, Bruno Vallefuoco, papà di Alberto Vallefuoco vittima innocente di camorra, assassinato insieme ai colleghi Salvatore De Falco, Rosario Flaminio a Pomigliano d’Arco il 20 luglio 1998 durante la pausa di lavoro.
Marzia Caccioppoli, mamma del suo unico figlio Antonio, stroncato il 2 giugno del 2013 all’età di 9 anni e mezzo da un glioblastoma multiforme. Oggi Marzia presiede l’associazione ‘Noi genitori di tutti – Odv‘, impegnata nella battaglia per la Terra dei fuochi e in soccorso e in aiuto dei bambini e dei giovani in difficoltà del Parco Verde di Caivano mentre le conclusioni dell’incontro sono state affidate all’intervento del senatore Sandro Ruotolo.
Forti, intense le testimonianze di Marzia : «Vivo un dolore enorme, quando ho seppellito mio figlio ho giurato a me stessa che mi sarei occupata dei bambini che soffrono. Nei loro occhi rivedo lo sguardo di mio figlio. Con l’associazione ‘Noi genitori di tutti – Odv’ ci occupiamo dell’infanzia e dei bambini fragili stando accanto alle famiglie e aiutando chi vive ora lo stesso nostro dramma».
Bruno Vallefuoco, nel suo intervento, ha raccontata la vicenda di suo figlio e spiegato : «Quando il giudice ha pronunciato la sentenza di condanna io e mia moglie solo in quel momento abbiamo capito che nostro figlio Alberto non sarebbe più tornato. È un fatto così assurdo che i genitori debbano sopravvivere ai figli, infatti, nella lingua italiana non c’è un termine che possa descrivere questo».
Prima di alcune domande e delle conclusioni è intervenuto il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello che ha sottolineato: «Quelle che abbiamo ascoltato sono testimonianze di dolore e di sofferenza, sono storie che scuotono e ci restituiscono verità e giustizia a tutte le vittime di mafia. Questi incontri sono importanti, aiutano a capire, promuovono responsabilità e giustizia riparativa. Occorre andare oltre l’indifferenza, bisogna seminare i chicchi di grano se cadono su di un terreno arato, coltivato germogliano. Bisogna che non ci sia più disinteresse sul tema del carcere e della giustizia, ma anche sulle disuguaglianze sociali, sulla precarietà, perché l’indifferenza è un proiettile silenzioso, che uccide quotidianamente. Il carcere dev’essere un’occasione per abbattere i muri, migliorarsi e riprendere un cammino».
E poi, infine, il senatore Sandro Ruotolo ha ricordato come «la camorra e le altre organizzazioni criminali negano lo sviluppo, impoveriscono i territori, la ricchezza la possiedono solo i grandi boss che nella maggior parte dei casi vivono una vita nel buio di un bunker. Chi entra a far parte della criminalità sa che non ha un futuro né per lui, né per la sua famiglia. La vera forza è la conoscenza, formarsi, imparare a fare delle cose, costruirsi delle occasioni per salvarsi, conquistare la libertà esercitando la responsabilità. Bisogna così dare ai vostri figli, ai vostri nipoti la facoltà di sognare, con le altre strade si vivono solo incubi».