Nel 2021 l’Ue ha importato il 45% del gas dalla Russia, ma con il piano REPower Eu Bruxelles punta a sostituire il 20% dell’import russo di gas con il biometano (35 miliardi mc entro il 2030) e altre fonti rinnovabili. In generale l’obiettivo è ridurre la dipendenza dal gas russo di due terzi entro la fine di quest’anno, affermano da Bruxelles.
GERMANIA – La situazione più critica in Europa, oltre ad alcuni Paesi dell’Est, è quella della Germania che nel 2020 importava dalla Russia circa il 65% del gas (dati Iea) pari a 42,6 miliardi di metri cubi. La dipendenza energetica tedesca nei confronti della Russia è peggiorata dall’11 marzo del 2011, dall’incidente nella centrale nucleare giapponese di Fukushima. A seguito dell’evento, Berlino ha deciso di uscire dal nucleare, incrementare l’import di gas dalla Russia con il Nord Stream 2 e puntare forte sull’eolico offshore.
A fine anno il Paese avrebbe dovuto spegnere le ultime tre centrali nucleari in funzione (erano 8 nel 2011) ma il governo sta seriamente valutando di lasciarle accese. Intanto Berlino sta cercando fonti alternative. Il ministro dell’Economia Robert Habeck, dei Verdi, si è recato in Qatar e negli Emirati Arabi Uniti alla ricerca di nuove forniture di gas da sostituire a quello proveniente dalla Russia. Una cooperazione nel segno del gas liquefatto naturale (Gln), che permetterà alle aziende tedesche di realizzare in tempi brevi i relativi accordi.
BELGIO – Stessa politica quella del Belgio che a seguito della crisi ucraina ha deciso di estendere di dieci anni la produzione di energia nucleare. “La guerra sta cambiando la nostra visione dell’energia“, ha detto il premier Alexander de Croo annunciando che l’attività dei reattori Doel 4 e Thiange 3 verrà estesa per dieci anni. “In questo modo, l’energia può essere garantita a medio e lungo termine“, ha sottolineato. Il primo ministro ha tuttavia sostenuto anche l’accelerazione della transizione verso le energie rinnovabili.
ITALIA – L’Italia è il secondo Paese, dopo la Germania, maggiormente dipendente dal gas di Mosca. Importa il 38% del gas che consuma, pari a circa 29 miliardi di mc. La dipendenza è aumentata negli anni: nel 2012 la percentuale era intorno al 30%. La produzione nazionale è scesa ai minimi, circa 3 miliardi di mc, ma il governo ha intenzione di aumentarla dai giacimenti in funzione (senza nuove trivellazioni). L’Italia importa il 95% del gas che consuma (circa 72 mld di mc).
GRAN BRETAGNA – La Gb (la cui quota importazioni è all’8%) insieme agli Usa ha imposto lo stop all’import di greggio russo. Il premier Johnson si è recato ad Abu Dhabi e a Riad. Obiettivo convincere Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita a pompare più petrolio per calmare i mercati. Il primo ministro ha affermato che tra gli obiettivi c’è anche l’aumento degli investimenti nell’energia verde in Uk. Recentemente il gruppo saudita Alfanar ha annunciato un investimento da un miliardo di sterline per un progetto per produrre carburante per l’aviazione dai rifiuti.
GIAPPONE – Tokyo ha chiesto agli Emirati Arabi Uniti di aumentare la produzione di petrolio, il cui prezzo è salito dopo l’invasione dell’Ucraina. Nonostante le richieste dei Paesi del G7, l’Opec+, i cui leader sono Russia e Arabia Saudita, sta aumentando l’offerta con il contagocce (400.000 barili al giorno dallo scorso agosto). Il ministro degli Esteri Yoshimasa Hayashi ha invitato gli Emirati a “contribuire alla stabilizzazione di un mercato petrolifero globale aumentando la produzione e attingendo alle riserve”.