E ancora: “Ci si aspetta che il conflitto in Ucraina e le sanzioni alla Russia riducano la crescita globale nel 2022 sia tramite impatti diretti nei due Paesi che attraverso ricadute globali. Questo shock arriva proprio quando la minaccia della variante Omicron sembrava stesse scomparendo e quando alcune parti del mondo stavano superando la fase acuta della pandemia“.
Per quanto riguarda l’impatto della guerra nei due Paesi che la stanno combattendo, il Fmi scrive che è impossibile quantificare con precisioni quali saranno le ricadute su Kiev ma ci si aspetta che l’economia ucraina si contragga del 35% nel 2022. “Anche se la guerra finisse a breve, la perdita di vita, la distruzione di capitale fisico e la fuga dei cittadini freneranno l’attività economica per vari anni a venire”.
Come si evince da questa tabella, l’istituto ha rivisto molto al ribasso le stime sull’economia russa, che prima dell’inizio del conflitto era data in crescita sia quest’anno che il prossimo. Più nel dettaglio, il Fmi ha attuato un taglio di 11.3 punti per il 2022 e di 4.4 per il 2023.
Il Fmi ha poi tagliato rispettivamente di 0.6 e 0.2 punti percentuali le previsioni di crescita nei Paesi più industrializzati, che dovrebbe attestarsi al 3.3% nel 2022 e al 2,4% nel 2023. Come si evince dalla tabella, è peggiorata la situazione di tutti gli Stati che sono stati presi in esame, ma non allo stesso modo.
Il Fmi scrive che l’impatto della guerra ucraina in Europa si riflette soprattutto nella sicurezza energetica e nell’aumento dei prezzi dell’energia e che il nostro Paese e la Germania saranno i Paesi più colpiti tra quelli avanzati anche perché dipendono di più dalle importazioni di gas russo.
Il Fmi prevede che il conflitto in Ucraina avrà conseguenze anche in Asia Centrale dati i legami di alcuni Paesi con la Russia mentre nell’Africa subsahariana “i prezzi più alti del cibo impatteranno in modo negativo sul potere d’acquisto dei consumatori, soprattutto tra i nuclei a basso reddito – e peseranno nella domanda interna”. Al tempo stesso, l’aumento del prezzo del petrolio ha aumentato le prospettive di crescita per alcuni esportatori come la Nigeria.