Raggiunto nella notte l’accordo sulla direttiva Ue per il salario minimo. Lo ha annunciato la Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo (Empl) sul suo account Twitter.
“Nei nostri orientamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguati, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi”. Lo scrive su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, accogliendo l’accordo politico raggiunto nella notte sul salario minimo.
“Una tappa importante per l’Europa sociale“. Così la presidenza di turno francese dell’Ue ha commentato l’intesa raggiunta stanotte sulla direttiva per il salario minimo tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue. “Nel pieno rispetto delle diversità nazionali – si legge in un tweet – il provvedimento favorirà dei salari minimi adeguati nell’Ue e lo sviluppo della contrattazione collettiva”. L’intesa dovrà ora essere approvata in via definitiva sia dal Parlamento che dal Consiglio Ue.
“Non imporremo un salario minimo all’Italia, non è questo il punto“. Lo dice il commissario Ue al Lavoro, Nicolas Schmit, in conferenza stampa dopo l’accordo politico sul salario minimo raggiunto nella notte tra le istituzioni europee. “Sono molto fiducioso che alla fine il governo italiano e le parti sociali raggiungeranno un buon accordo per rafforzare la contrattazione collettiva, soprattutto per coloro che non sono ben tutelati, e alla fine arriveranno alla conclusione che potrebbe essere importante introdurre il sistema salariale minimo in Italia. Ma spetta al governo italiano e alle parti sociali farlo”, sottolinea.
“L’Europa si presenta con una buona notizia ai lavori dell’Ocse a Parigi. L’ok alla direttiva sul salario minimo apre una prospettiva per contrastare il lavoro povero e per dare a tutti i lavoratori un salario dignitoso“. Così il ministro del lavoro Andrea Orlando, commenta da Parigi dove si trova per la ministeriale dell’Ocse l’accordo sul salario minimo raggiunto nella notte a Bruxelles con un post su Facebook. ” L’Italia -sottolinea- si è battuta per questo importante risultato che estende tutele e diritti ai lavoratori europei”. “Un passo importante per concretizzare l’Europa sociale e del lavoro”.
“Nella notte in Ue è stato raggiunto un accordo storico sul salario minimo, per evitare concorrenza sleale tra Stati e dumping salariale. E’ una direttiva che stabilisce criteri equi per tutti e che accoglie tutti gli emendamenti proposti dal MoVimento in Europa. Adesso il salario minimo deve diventare realtà in Italia dove ancora milioni di italiani percepiscono stipendi sotto i 9 euro l’ora. Serve una legge dignitosa per quei lavoratori che portano avanti il Paese. Il M5S la sostiene da tempo e si sta battendo in Parlamento, cercando la convergenza anche delle altre forze politiche.” Lo scrive Luigi Di Maio su Facebook.
Il salario minimo non deve penalizzare la contrattazione esistente in Italia. Lo afferma il ministro dello Sviluppo Economico Gancarlo Girgetti sottolineando che “la decisione dell’Unione Europea lascia grandi margini ai Paesi membri per declinare questo principio in base alla realtà e alle caratteristiche di ogni Paese”. “Ad esempio – ha aggiunto – noi abbiamo una contrattazione molto molto avanzata anche di secondo livello e quindi in qualche modo questo strumento non deve penalizzare delle forme che abbiamo sperimentato con successo“.
“A questo Paese serve un salario minimo, che deve essere approvato in questa legislatura. Il MoVimento 5 Stelle lo chiede ormai da 9 anni, un appello rimasto inascoltato da quasi tutte le altre forze politiche, che nel corso di questi anni hanno ostacolato questa fondamentale riforma di civiltà“. Così il ministro delle Politiche agricole ed esponente 5S su Fb sottolineando che “solo oggi, dopo la pubblicazione degli scandalosi dati Ocse, l’arco politico italiano sembra essersi svegliato sul tema” e “la direttiva europea rappresenta una rivoluzione per tutti quei Paesi che ancora oggi, assurdamente, non lo hanno ancora introdotto”.
L’Italia è tra i sei Paesi dell’Ue a non avere già una regolamentazione in materia, con un dibattito del tutto aperto tra le parti sociali e all’interno del governo stesso. L’idea delle tre istituzioni europee nell’accordo approvato è di rispettare le diverse tradizioni di welfare dei Ventisette, arrivando però a garantire “un tenore di vita dignitoso“, a ridurre le disuguaglianze e a mettere un freno ai contratti precari e pirata. Si mira poi a “rafforzare il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva“.(ANSA)