«Finalmente non si esclude, che nei territori in prossimità dei SIN siti di interesse nazionale per le bonifiche si possa “morire avvelenati” per le enormi quantità di rifiuti pericolosi sotterrati e bruciati per 30 anni e a quanto sembra, dalle notizie della rete, ancora si continua». E’ il responsabile del Wwf Caserta Lello Lauria a parlare ai microfoni di linkabile.it commentando il rapporto “Sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità dell’aprile scorso, relativamente al Litorale Domizio Flegreo. Il dossier analizza i rischi per la salute in termini di mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri nei 44 Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche. In particolare, nei 77 comuni tra le province di Napoli e Caserta la mortalità generale dell’area secondo quanto si apprende dal rapporto, risulta in eccesso in entrambi i generi.
Una situazione gravissima, tante volte denunciata?
«Sono stati necessari interventi del Papa, di intellettuali, di confessioni di pentiti, di un decreto ad hoc sulla Terra dei Fuochi, di una serie di dossier, di studi e pubblicazioni, di una grande campagna stampa mediatica, del lavoro incessante di tutti gli organi di polizia e della magistratura e una serie estenuante di convegni ove si è dichiarato tutto e il contrario di tutto, per svegliarci con la consapevolezza che vivere in prossimità di discariche, peggio ancora se di rifiuti pericolosi, non fa bene alla salute».
Cosa genera più fastidio?
«Al di là del legittimo scoramento, c’è da essere indignati perché sono stati sprecati troppi anni e troppe risorse economiche per dimostrare un teorema che, indagini scientifiche ed epidemiologiche a parte, era palese da molti anni e si potevano evitare tanti “ipotizzabili” lutti e malattie»
Ma andiamo per gradi. E ci spieghi.
«Marzo 2005, la Regione Campania, Assessorato alla Sanità pubblica l’Atlante della mortalità in Campania negli anni 1982-2001. Un rapporto dettagliato di 318 pagine in cui si analizzano tutti le cause di morte in Campania, patologia per patologia, provincia per provincia, asl per asl, distretto per distretto. Ebbene, per molte delle patologie tumorali analizzate, i valori di SMR sono molto vicini a quelli pubblicati nel rapporto Sentieri: l’SMR esprime, in percentuale, l’eccesso o il difetto di mortalità, esistente tra l’Asl/distretto in oggetto e la Regione al netto delle influenze esercitate dalla diversa composizione per età delle due popolazioni. Chissà perché ogni volta che si è provato a far riferimento a questo rapporto, l’argomento è stato “dribblato”».
Per malafede o per indolenza?
«Probabilmente non lo sapremo mai; in ogni caso, ci saremmo attesi almeno che le istituzioni competenti, nel rispetto delle risorse pubbliche spese per realizzare tale rapporto, si fossero chieste, come mai in alcuni distretti, il valore SMR ritrovato era nettamente superiore a quello atteso. Se ciò fosse avvenuto, avremmo quanto meno risparmiato dieci anni di esposizione inconsapevole ai veleni disseminati nella nostra provincia/regione».
Analogo discorso vale per il censimento dei siti inquinati.
«Nel marzo 2005 la Regione Campania ha pubblicato anche un piano regionale di bonifica in cui veniva riportato il censimento dei siti inquinati. Questo elenco andava sicuramente aggiornato, ma non rifatto da capo. Nonostante la quasi contemporaneità di tali pubblicazioni, nessuna istituzione si è mai preoccupata di incrociare i dati e di provare a dare un senso ai numeri relativi alle patologie verificatesi nei territori ove insistevano i siti contaminati. Il 5 febbraio scorso il Senato ha approvato il decreto sulle emergenze ambientali e industriali che porta dei cambiamenti nella gestione della Terra dei fuochi e dell’Ilva di Taranto. La legge prevede, in sintesi, l’introduzione del reato di combustione di rifiuti depositati in aree non destinate a discarica. La condanna prevista è da due a cinque anni di carcere che può essere aggravata se ad appiccare il rogo sono aziende e non individui. A distanza di 7 mesi dalla pubblicazione, tale decreto, non ha portato risultati sensibili; al di là dell’applicazione di alcuni comma, la suddetta normativa è stata redatta come se fossimo all’anno zero».
Ed ora cosa si può sperare?
«E’ legittimo sperare in atti concreti e non più in proclami per evitare che la gente continui ad ammalarsi, che i siti contaminati vengano sottoposti, in attesa della bonifica, almeno alla messa in sicurezza e che i colpevoli, vengano finalmente puniti.Possiamo sperare che i soldi pubblici non vengano dilapidati in inutili commissioni, sottocommissioni che portano all’immobilismo operativo. Gli esperti del Ministero e gli epidemiologi hanno fatto un eccellente lavoro ora bisogna cambiare pagina e passo: è un’esigenza non più procrastinabile; ora tocca ai nostri politici dare prova, almeno una volta, di concreta responsabilità».
Un’opportunità irripetibile.
«I documenti e le indagini esistono e sono consultabili da chiunque abbia voglia, sensibilità e tempo, mancano invece, le azioni politiche forti e questo fa sospettare una trama oscura per affossare definitivamente l’ economia del nostro territorio».