Ieri sera, dopo le 23, la nave Humanity 1, della ong “Sos Humanity” con 179 migranti, è sbarcata nel porto di Catania. Subito, come da ordini del nuovo governo, è stata fatta un’ispezione “selettiva” di bambini, donne e fragili a bordo.
Con l’aiuto della Croce Rossa hanno iniziato a portare fuori le prime persone dall’imbarcazione.
Come ha dichiarato Petra Krischok di Sos Humanity: “Lasciare il porto di Catania se non dovessero sbarcare tutti i migranti che sono a bordo della nave sarebbe illegale, perché sono tutti profughi”.
Al momento sono arrivati sul suolo italiano 144 persone, altre 35 si troverebbero ancora sulla nave. Altre due imbarcazioni attendono al largo della costa di Catania di poter attraccare. Si tratta della nave tedesca Rise Above e norvegese Ocean Viking, rispettivamente con 90 e 234 migranti.
Si discute ancora su chi può e non può scendere a terra.
Joachim Ebeling, comandate della Humanity 1 ha affermato: “Ci è stato ordinato di lasciare il porto di Catania, ma io non posso, dobbiamo trovare una soluzione qui”.
Intanto il governo tedesco ammette che si tratta di un “dovere morale e giuridico” salvare vite umane.
Matteo Salvini, da sempre interessato a questo tema, afferma a “Non stop news” su Rtl: “Questi sono viaggi organizzati. Chi è a bordo di quelle navi paga circa 3mila dollari, che diventano armi e droga per i trafficanti. Sono viaggi organizzati sempre più pericolosi. Bisogna stroncare il traffico non solo di esseri umani che è già grandissimo, ma di armi e droga legato al traffico di esseri umani”.
“Un pool di avvocati sta seguendo la posizione legale dei 35 profughi rimasti a bordo della nave Humanity 1. Non partiranno, perché sarebbe illegale. Ci stiamo attivando per fare valere la legge e il diritto internazionale“, queste le parole del deputato della Camera di Verdi e Sinistra italiana, Aboubakar Soumahoro.
Insomma, la situazione migranti fa parlare ancora tutta l’Europa. Non sembrano trovare un accordo i vari paesi riguardo questo difficile tema, intanto le persone continuano ad attendere in mare decisioni e responsabilità da parte dell’EU.