Strage sulla spiaggia di Steccato di Cutro, a Crotone, avvenuta tra sabato 25 e domenica 26 febbraio. I morti, per ora, sarebbero 63, ma il mare potrebbe restituirne altri.
E’ da due giorni che proseguono le ricerche dei dispersi, solo ieri è stato rinvenuto il corpo senza vita di una 14enne, che si aggiunge ai numerosi minori ritrovati.
Roberto Occhiuto, presidente della Regione, ha dichiarato lutto regionale.
I sopravvissuti sarebbero 79 e 4 scafisti indagati. Intanto si cerca d capire cosa sia successo quella notte.
Il barcone, proveniente dalla Turchia, si era avvicinato alla costa calabrese. A causa del mal tempo, la Guardia Costiera non aveva potuto prestare soccorso. L’imbarcazione, intorno alle 4, ha mandato un segnale di allarme, ma, quando i soccorritori sono arrivati, era già troppo tardi.
La barca, probabilmente, si è scontrata contro uno scoglio e spezzata a metà.
Il procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, ha affermato: “Stiamo vedendo di ricostruire la catena dei soccorsi ma non ci sono indagini su questo. Stiamo ricostruendo tutti i passaggi dall’avvistamento in poi per ricostruire cosa è stato fatto e confrontarlo con quello che si doveva fare che sembra sia stato fatto. Di sicuro le condizioni del mare erano terribili”.
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso pochissime parole in merito alla tragedia: “Credo che quello che è accaduto dimostri quello che diciamo da sempre perché tra le tante falsità che ho sentito in queste ore c’è quella secondo la quale queste persone sarebbero naufragate a causa dei provvedimenti del governo sulle Ong, solo che quella tratta non è coperta dalle organizzazioni non governative e questo dimostra, banalmente, che il punto è che più gente parte più gente rischia di morire”.
Si tratta dell’ennesima strage sulle coste italiane che ha visto coinvolte persone innocenti, donne uomini e bambini, partiti per disperazione dal proprio paese per cercare un futuro migliore.
Gli sbarchi, come si è già visto, non saranno bloccati da leggi o decreti.
La testimonianza di un giovane marocchino in Italia, Khalid, può chiarirci i motivi di tali spostamenti: “Dobbiamo capire che questi fratelli partono per la disperazione perché altrimenti quale genitore metterebbe i figli su una barca se non per disperazione? Se non capiamo questo siamo tutti morti”.