BEIRUT, uno studio condotto dall’Unicef su oltre 2.000 nuclei familiari libanesi con almeno un figlio ed un rapporto congiunto con le Nazioni Unite, fa emergere un dato allarmante: il 15 per cento delle famiglie ha interrotto l’istruzione dei propri bambini. Tre quarti hanno inoltre ridotto la spesa per le cure mediche e due famiglie su cinque hanno dovuto vendere gli averi ed i beni familiari. Stando a quanto riaffiora dalla ricerca, una famiglia su dieci, si vedono costretti a far lavorare i loro figli, alcuni anche di sei anni, nel disperato tentativo di sopravvivere alla crisi socioeconomica che da almeno 4 anni stringe in una morsa di rincari dei beni di prima necessità il Paese, ciò, ha provocato nel corso di questa lunga crisi, una profonda spaccatura nel contesto sociale, dove si percepisce un notevole disagio, che ormai per la popolazione, sembra un punto consolidato, considerato il lungo corso della crisi. In questo “tunnel” sono finite intere famiglie, che purtroppo non riescono ad assicurare il ben minimo di sussistenza ai propri cari. I numeri parlano chiaro, e sono da capogiro, quasi nove famiglie su dieci si trova in una condizione estrema, si considera sull’orlo della povertà estrema, non avendo purtroppo le risorse per comprare i beni di prima necessità, questo è il quadro della profonda crisi che sta scompaginando il Libano.
Edouard Beigbeder, rappresentante dell’organismo in Libano dell’’Unicef, ha dichiarato: «E’ una situazione insopportabile per i più piccoli, che abbatte il loro spirito, danneggia la loro salute mentale e minaccia di cancellare la speranza in un futuro migliore esortando le autorità di Beirut ad aumentare gli investimenti nei servizi per l’infanzia».
Il popolo libanese, da sempre si è dimostrato dignitoso e forte, in questi ultimi anni non si è mai sottratto quando è stato chiamato ad affrontare non solo le diverse guerre che si sono avvicendate nel Paese, ma anche quando si sono affacciate crisi economiche derivate da una cattiva gestione da parte di politici che di interesse hanno fatto non di certo quello del bene comune, omettendo di mettere al primo posto la crescita del popolo stesso, lasciando sempre più scivolare un paese da mille risorse, con clima, mare risorse naturali e un paesaggio che non è secondo a nessuna nazione in quanto a bellezze naturali, siti archeologici di estrema importanza, come la città di Tiro, dove i resti dell’antica citta sono dal 1984 nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Il Libano, gode di un paesaggio incantevole, come il clima, ed una vegetazione mediterranea, potrebbe viverre di turismo e di tutto ciò che potrebbe derivare dall’indotto. Sono certo, che anche questa volta, il paese dei cedri, si alzerà e come sempre a testa alta supererà questa crisi vorace che ancora una volta mette a dura prova un popolo dignitoso.
A cura di: Raffaele Fattopace