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RECUPERARE I GIOVANI E’ UNA SFIDA IMPOSSIBILE?

Facce da duri, ragazzini vestiti di tatuaggi con le loro magliette da rapper e le loro catene finto oro fermi, in ogni angolo della città, pronti ad uccidere perché ciò che conta non è il reato che si compie ma il pensiero di non aver fallito! Prima si spara poi si vede chi è, spesso, d’impatto si accenna anche ad un sorriso, non importa se sia sbagliato perché in quel momento sei solo un diverso alla ricerca disperata di appartenenza a qualcuno o qualcosa che ti accolga dove è più facile stare piuttosto che essere, dove si parla le medesima lingua e dove non ci si sente più soli!

Le ultime vicende di microcriminalità accadute nella nostra città, hanno riaperto il dibattito sull’età imputabile ma mi spiegate a cosa porterebbe eliminare fisicamente la persona quando invece di placare le preoccupazioni dell’opinione pubblica sarebbe più importante capire le politiche di inclusione da adottare per questi ragazzini che costituiscono la parte peggiore della nostra Nazione, della nostra città?

Morire questo deve far paura, il mancato rispetto per la vita propria e per quella degli altri deve far paura non è certo la minaccia di un castigo il valore da insegnare!

Ieri si è celebrato il funerale del povero Giovanbattista Cutolo per tutti GioGio, una rissa, tre colpi di pistola e poi il tempo per lui si è fermato!

Non fermiamo il tempo di occuparci di chi, un insulto, lo fa diventare un’onta da lavare con il sangue!

Incominciamo a dare un senso di appartenenza preoccupandoci e occupandoci dei “PEGGIORI” magari non ghettizzandoli, dove il rifiuto si trasforma in percorsi di vera accoglienza!

Bisogna prendere esempio dalle parole di Don Battaglia che di Napoli è arcivescovo, che con il suo grido di perdono, per i ritardi, per le promesse mai mantenute, pe le azioni mai compiute, oggi, si sente responsabile insieme a noi tutti di questa morte!

Erica Gigante, criminologa

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