Napoli, si è svolto venerdì 13 ottobre, presso la sezione San Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli (PFTIM), in viale Colli Aminei 2, ha avuto luogo un convegno nazionale dedicato al tema “Donna è diritto. Relazioni ferite”, finalizzato a dar vita ad «un’indagine interdisciplinare, immune da pregiudizi, che identifichi le cause più profonde del fenomeno della diffusione dei femminicidi e dei crimini domestici», come ha dichiarato Carmela Bianco (docente PFTIM), tra le organizzatrici del convegno. L’evento è espressione di una ben più vasta attenzione della Facoltà Teologica all’universo femminile, maturata già lo scorso anno con la due giorni di studi “Donne, poesia e amore della Sapienza”, organizzata per promuovere la riscoperta della storia del genio femminile nella Chiesa e nella società. Don Francesco Asti, Preside della «Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, in una nota ha commentato «intende interrogarsi, attraverso specifiche competenze di docenti di vari ambiti disciplinari del diritto, soprattutto sull’invisibilità e sulla solitudine che circonda i figli delle vittime di femminicidio e di crimini domestici. Gli orfani di femminicidio sono infatti le vittime invisibili: sono il lato della violenza domestica che ancora resta nell’ombra, che ci ostiniamo a non voler vedere. Sono le vittime che restano in vita, come fantasmi». Parole alle quali hanno fatto seguito le dichiarazioni del Decano della sezione, monsignor Antonio Foderaro: «La perdita di una madre, a volte anche di un padre, mina la fragilità del minore. È dunque essenziale proteggerlo dall’interrogatorio, giudiziario e sociale, e proteggerlo dal dolore che riemerge nel ricordare fatti tanto gravi. La Giustizia è un momento essenziale della vita della società: lo è ancor di più quando coinvolge un minore. Quest’ultimo è il futuro della società, è una persona in fieri e, in quanto tale, merita di essere trattato con estrema cura. Una decisione errata da parte delle Istituzioni può avere effetti deleteri su un essere umano ancora in pieno divenire, potendone cambiare inevitabilmente il corso della vita». Sarà proprio il Decano Foderaro ad aprire il convegno con i saluti istituzionali, cui faranno seguito gli interventi di importanti studiosi e addetti ai lavori: Alberto Maria Gambino (docente Università Europea di Roma), Francesca Galgano (docente Università Federico II), Francesca Marone (docente Università Federico II), Maria Rosaria Romano (docente Istituto Superiore di Scienze Religione interdiocesano SS. Apostoli Pietro e Paolo), Rosaria Bruno (presidente dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza sulle donne del Consiglio Regionale della Campania), Tommasina Maione (ispettore della Polizia di Stato, referente per “Violenza di genere – Codice Rosso” del commissariato di Aversa). La comunicazione finale sarà affidata alla studentessa della PFTIM, Francesca Licciardi.
A presiedere e moderare i lavori sarà il professor Gianpiero Tavolaro, docente PFTIM e responsabile del laboratorio, che ha affermato: «riflettendo sul femminicidio, la nostra Facoltà cerca di non sottrarsi alla propria missione di donare all’uomo d’oggi la speranza in un “autenticamente umano” ancora possibile, a partire dalla tutela della persona umana e della sua dignità, al di là e al di sopra di ogni differenza, anche di genere». La Chiar.ma prof.ssa Maria Rosaria Romano, nel suo intervento: «Sono felice di essere qui a discutere in questa mattinata di spunti, riflessioni e suggestioni, La violenza sulle donne è sempre più al centro del dibattito pubblico, persino in un’epoca che si professa La nuova Era come la nostra, Una Nuova Era” in cui, da un lato, percepiamo la novità dei cambiamenti e dall’altro, viviamo in uno stato di incertezza sociale dove il fenomeno sta raggiungendo dimensioni che definire barbariche a dire poco, vorrei lasciare solo tre brevi spunti di riflessioni. e suggestioni che non hanno alcuna pretesa di essere esaustive, ma che hanno l’unica ambizione di essere meditate con una riflessione interdisciplinare» … Ha concluso: «Le donne ne fanno le spese, certo; possono adeguarsi; possono anche esserne complici, andando contro sé stesse.
Ma la questione è maschile, e sono gli uomini innanzitutto che devono assumerla, perché riguarda la costruzione della loro maschilità, l’eredità ricevuta, le scelte che si possono e si vogliono fare per uscire dalle gabbie di un’identità che è stata strutturalmente legata al dominio e al controllo sulle donne, all’autorità, all’illusione della non parzialità e dell’invulnerabilità. In questo senso nessun uomo, per quanto “perbene”, può sentirsi a posto e pensare che la cosa non lo riguardi. Garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze, scolarizzazione delle ragazze e nell’inserimento delle donne nel mercato del lavoro. Sottolineare ancora una volta il grande potere che appartiene alle donne, lo stesso in grado di apportare cambiamenti, dai più piccoli a quelli enormi. Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto, diceva Oscar Wilde, e aveva ragione».
Nel 2023, è triste parlare ancora di diseguaglianze sessuali, come la parità di sesso, tutti questi stereotipi sono semplicemente frustanti già il fatto che se ne avverte ancora la necessità di parlarne, la donna non ha mai avuto bisogno di arrivare all’uomo in quanto nella pochezza umana considerato avanti o peggio ad un livello superiore, nei secoli ci sono state una miriadi di opportunità ed occasioni per comprendere che la donna è un pianeta a se stante… Bisogna solo trovare la temerarietà di riconoscerlo.
A cura di: Raffaele Fattopace