Fino al 24 ottobre è possibile vedere lo spettacolo di e con Roberto Saviano e Mimmo Borrelli al Teatro Bellini di Napoli. La rappresentazione debuttò nel 2016 a Milano e ora è nella città protagonista del racconto: Napoli.
Non andrà in tour, infatti a chi glielo chiede Saviano sul suo profilo Istagram risponde: “lo spettacolo per ora (dopo averlo fatto anni fa a Milano) abbiamo deciso di farlo solo a Napoli. Un modo per invitare, trascinare, invogliare e viversi spettacolo, palco e strada”.
E ancora nell’annunciare lo spettacolo qualche giorno fa scrive: “Vorrei che, chi verrà a vederci, si concedesse poi del tempo per visitare la città provando a starci dentro con la mappa che lo spettacolo disegna. Sì, perché la storia di San Gennaro è la storia di Napoli, è la storia di chiunque a Napoli viva e di chiunque a Napoli sia nato, a prescindere da quanto lontano la vita l’abbia portato.
Vi faremo entrare, io con la mia narrazione e Mimmo con il suo genio espressivo, nell’incredibile storia del santo più umano, più bizzarro e più malandrino che sia mai esistito. Un santo che conosce bene l’umano tribolare, un santo che con il suo sangue – secondo i napoletani – protegge e perdona.
E vi garantisco questo: San Gennaro riuscirà anche in un altro miracolo, farà diventare, chi per sventura non lo è, napoletano.”
Le aspettative sono state ampiamente soddisfatte perché assistere a questo spettacolo vuol dire entrare nella storia narrata ed esserne coinvolti completamente, tanto che viene voglia davvero di sentirsi parte della città e del suo popolo a prescindere dalle proprie origini.
Il racconto di san Gennaro diventa quello di Napoli stessa, tra sacro e profano, leggenda e storia, magia e fede.
San Gennaro non è un santo come tutti gli altri. È un patrono indulgente, che ascolta solo i napoletani e gli italiani emigrati all’estero e che si lascia persino ingiuriare dai fedeli. San Gennaro guida il suo popolo, lo protegge e non lo giudica nemmeno quando gli vengono chiesti miracoli che invece la morale comune e spesso anche la legge condannano, a patto che anche una rapina si svolga nella maniera più umana possibile.
Tutti conoscono il miracolo del sangue di san Gennaro che si scioglie ma pochi sanno i retroscena perciò il viaggio inizia proprio da quel sangue del santo, decapitato da innocente e quindi martire, raccolto e conservato, per poi proseguire in un intreccio di storie.
Il sangue è anche quello dei primi martiri cristiani e poi dei martiri laici della Repubblica partenopea che nel Settecento si contrappose al regno borbonico. Una stagione breve che non portò ad alcun riscatto per Napoli. Una rivoluzione però anche intellettuale, le cui idee liberali furono poi sviluppate in America e in Francia. Menti illuminate che, per esempio, istituirono il diritto di ogni napoletano a vedere il mare: il modo migliore per fermare il futuro abusivismo edilizio.
Il percorso continua fino a tempi più recenti. Il fluire straripante di gente durante la massiccia emigrazione di inizio Novecento verso l’America, quando milioni di italiani se ne andarono in cerca di un futuro migliore, riporta al fluire straripante del sangue durante un’emorragia. Ed è per questo che san Gennaro, santo del sangue per antonomasia, diventa protettore di tutti gli emigrati, anche quelli non napoletani.
Questo viaggio narrativo, figurativo, metaforico ricorda quello della Divina Commedia. Una commedia circolare raccontata a due voci che si alternano e si muovono su due piani differenti, quasi contrapposti eppure complementari.
Saviano è la voce del cronista, parla con uno stile asciutto, pacato e didascalico. Borrelli è la rappresentazione passionale e vivida delle parole. La sua voce tuonante parla in rima in italiano, latino, dialetto, in una lingua arcaica ed evocativa e dà la parola ai vari personaggi che man mano appaiono nella narrazione. Anche il suo corpo diventa multiforme, imponente, di presenza. L’impatto sullo spettatore è quasi inquietante.
Le due strade sono solo apparentemente parallele. Saviano è essenziale per sciogliere l’impenetrabilità di Borrelli mentre Borrelli completa la narrazione con una visione intensa e tangibile dei fatti, delle storie e dei personaggi. La musica dal vivo piena e soffusa, insieme ai dettagli scenografici puntuali ed essenziali e alle luci discrete ma risolute accompagnano impeccabilmente quest’avvicendarsi di registri narrativi.
Proprio questo equilibrio perfetto riesce a trasferire compiutezza e solennità a tutto l’impianto letterario e scenico.
Nel finale Borrelli chiude il cerchio e, con lo stesso impeto di un’eruzione del Vesuvio, butta fuori tutte le parole necessarie a descrivere Napoli e le sue contraddizioni. Una presa di coscienza urlata, quasi disperata.
Napoli è una città complessa, ma unica proprio per questo.
Napoli muore e risorge nel miracolo del sangue di san Gennaro, ma il suo messaggio di rinascita va oltre i confini partenopei e diventa universale.
———————
Testo e drammaturgia Roberto Saviano e Mimmo Borrelli
con Roberto Saviano e Mimmo Borrelli
musiche, esecuzione ed elettronica Gianluca Catuogno e Antonio Della Ragione
scene Luigi Ferrigno
costumi Enzo Pirozzi
luci Salvatore Palladino
sound design Alessio Foglia
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
regia Mimmo Borrelli
———————
Rosalba Carchia