Si è tenuto stamattina, presso l’Isola F13 del Centro Direzionale di Napoli, aula G.Siani, il convegno sulla salute mentale nelle carceri organizzato dal Garante campano delle persone private della libertà personale, Prof. Samuele Ciambriello.
Queste le sue prime dichiarazioni: “Il diritto alla cura e alla salute è unico per la persona libera come per la persona priva di libertà. Questo diritto passa anche attraverso la salute mentale, un argomento complesso, che fa rumore solo quando la cronaca ne parla.
Secondo i dati della Società Italiana di Medicina e Salute Penitenziaria più della metà dei detenuti soffrono di un disagio psichico. Un disagio che può assumere anche forme molto gravi e che può portare anche a gesti estremi o a comportamenti autolesionistici. I numeri poi sono preoccupanti perché registrano che il 65% della popolazione reclusa soffre di disturbi di personalità e il 48% di disturbi legati all’uso di sostanze stupefacenti”.
Il convegno è stato un’occasione per soffermarsi sulle principali criticità delle carceri nell’ambito della salute mentale. I dati esposti da Ciambriello parlano di 32 REMS in Italia, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, che ospitano 594 reclusi (rif. 19/10/23), mentre la lista d’attesa nazionale ammonta a 675 persone (rif. 31/03/23).
In Campania, secondo il DAP, al 31 ottobre le persone in lista d’attesa sono 93, di cui 62 provvisori e 31 definitivi, da assegnare alle due residenze di San Nicola Baronia e di Calvi Risorta.
Riprende Ciambriello: “Queste liste d’attesa sono solo uno dei tanti aspetti di questa crisi. Si ha la percezione che, nel carcere, alcuni reparti psichici vengano usati come valvola di sfogo o che avvenga il contrario, i detenuti non sono sempre collocati adeguatamente. C’è bisogno di istituire nuovi posti nei reparti, c’è bisogno di più figure che si occupino di loro. La soluzione non è diminuire, le carceri stanno diventando luoghi per matti caratterizzati da un forte sovraffollamento. Questi dati, purtroppo, non sono campati in aria: per chiunque voglia vi invito a fare una visita, in mia compagnia, al carcere di Poggioreale”.
Ad intervenire dopo il Garante campano sono state diverse personalità che si occupano del carcere o del sistema sanitario, tra cui l’On. Loredana Raia, Vice Presidente del Consiglio Regionale della Campania:
“Innanzitutto ringrazio Samuele Ciambriello, perché ogni volta che ci riunisce, ci pone all’attenzione temi emergenti. Un tema che il nostro Garante ha affrontato a più riprese, come nel caso della questione riguardanti le REMS, nel maggio 2022. Questo incontro, ancora una volta, ci mette di fronte ad una situazione drammatica che dobbiamo affrontare come istituzioni: i detenuti in molti casi vivono in una condizione promiscua, chi dovrebbe essere aiutato non viene collocato adeguatamente a causa dei lunghi tempi d’attesa. Inoltre la condizione di disagio è ancora maggiore nel caso delle donne, che in alcuni casi sono addirittura costrette a far nascere i loro figli in carcere, un luogo dove i bambini non devono assolutamente crescere”.
A prendere parola durante il convegno è stato anche il Dott. Pasquale Iannotta, Dirigente U.O.S.D. Dipendenze Patologiche in Carcere, Dirigente FF UOS Presidio Sanitario SMCV:
“Parliamo di cose che già conosciamo, che sono difficili da risolvere. Purtroppo il carcere non è un luogo libero come il mondo esterno e questo genera diverse conseguenze: una di queste è l’impossibilità di affidare i detenuti alla salute pubblica, anche perché potrebbero eventualmente creare problemi. Il carcere è un luogo che difficilmente può garantire benessere psicologico, soprattutto perché oggi viene percepito come una discarica sociale, il luogo del fallimento della società civile. Si tratta quindi di una società che reclude e imprigiona chiunque, in cui l’aiuto del territorio è necessario”.
Successivamente, l’intervento del Dott. Franco Corleone, Garante dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale di Udine, ha posto l’accento sulla necessità di usare il metodo carcerario come parsimonia e non come soluzione ad ogni problema.
“L’anno scorso c’è stato il record di suicidi nelle carceri, queste persone ormai sono disperate. Le persone devono essere responsabilizzate verso i crimini che commettono valutando al tempo stesso, caso per caso, le misure migliori da intraprendere per la loro rieducazione. Bisogna trovare delle misure alternative che quindi non siano le REMS; tutti sono chiamati a fare la propria parte”.
A chiudere le dichiarazioni precedenti alla tavola rotonda è stato il Prof. Stefano Anastasia, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale del Lazio e Portavoce Conferenza nazionale dei Garanti territoriali, che ha sottolineato, come chi l’ha preceduto, la necessità di una riforma del sistema sia interno che esterno al carcere:
“Le persone non possono essere affidate alle REMS. Devono uscire da queste residenze ed essere ricollocate sui rispettivi territori. Servono inoltre équipe di salute mentale all’interno delle carceri, per evitare che le condizioni psicologiche dei detenuti peggiorino. La società purtroppo è caratterizzata da una mentalità che vede un reo come un matto da rinchiudere ad ogni costo”.