È la provincia di Napoli la più giovane d’Italia, stando ai dati Eurostat ripresi da La Repubblica. Il 16,9% della popolazione ha meno di 15 anni. È un dato che, avulso da altri, conferisce un alone positivo alla nuova Città Metropolitana, il cui “battesimo” ci sarà domenica prossima con la scelta del sindaco che la guiderà.
Un dato avulso da altri, appunto. Il problema reale, la questione sulla quale, riflettere è il dato nel contesto generale della Provincia, aggregato ad altri dati sensibili, tenendo conto delle peculiarità della zona di interesse sulla quale ricade. Per questi motivi, il dato si tinge di sfumature meno chiare. Sfumature preoccupanti per il governo dell’intera area e della Regione.
Occorre riportare alla mente un altro dato non troppo lontano nel tempo da quello diffuso oggi: stando all’agenzia di Statistica Europea, a luglio il tasso di disoccupazione nella provincia partenopea era il 25,8%. Un dato che, probabilmente, non suscita più la preoccupazione del governo e dei sindacati, entrambi presi dalla “sfida” di rilanciare il lavoro, quasi come se i problemi della disoccupazione si risolvono con la modifica dell’articolo 18. Di quanto è cresciuta l’occupazione negli ultimi anni? E di quanto rispetto ai primi tagli fatti ai diritti dei lavoratori?
Le statistiche, a quanto pare, sembrano dare torto ai tanti che, nell’arco costituzionale, ritengono indispensabile ridimensionare gli ormai pochi diritti dei lavoratori. A correre in soccorso, però, a questo pensiero diffuso ci sono episodi come quello del Sindaco di Locri che, per “liberarsi dalla piaga dell’assenteismo dei dipendenti comunali” ha pensato bene di scrivere nientemeno che direttamente a Gesù. Stanco e dopo continue denunce alle forze dell’ordine, si è “affidato nelle mani di Dio”. È un boomerang che dovrebbe tornare utile ai lavoratori ed ai sindacati che, purtroppo, sono troppo presi a ragionare su se stessi per capire il messaggio che emerge. Togliere la spina alla corruzione, al malaffare e al sistema di potere imperante in tutta Italia che si adatta, con le mutazioni del caso, a seconda della città o della Regione. Dai dipendenti fannulloni al Sud alla grande corruzione sugli appalti pubblici al nord.
Questo è il problema dell’Italia.
Tornando alla provincia di Napoli, la nuova popolazione che sta crescendo, quasi il 17% degli oltre 3 milioni di abitanti, dovrà far fronte, loro malgrado, alla disoccupazione imperante, al sistema scolastico precario fatto, spesso e volentieri, di strutture fatiscenti, al sistema dei trasporti portato al tracollo, alla cultura che “non fa mangiare”, ad una politica fragile, condita da compromessi al ribasso, il tutto in un tessuto urbano che si estende senza discontinuità territoriale. Il dato roseo si tinge di sfumature scure. Le sfide della città Metropolitana, a breve, e quello della Regione, tra qualche mese, non potranno prescindere da questi numeri aggregati.