Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori. A tal proposito è intervenuto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita in Calabria.
“Il lavoro non è una merce. Ha un valore nel mercato dei beni e degli scambi” ha detto il Presidente.
Il lavoro è libertà, è partecipazione attiva alla vita sociale, è indipendenza, è dignità, è fatica, è sudore, è eguaglianza, è redenzione e identità. Il lavoro non può e non deve essere relegato a mero strumento tramite il quale portare il “pane a casa”. Il lavoro nobilita l’uomo e lo introduce ad un mondo di possibilità. Deve essere perciò tutelato e celebrato.
Ecco che però troppo spesso il lavoro non viene visto allo stesso modo e anzi, per molti, è causa di disagio o di impossibilità. Il riferimento va a coloro che ogni giorno sul proprio posto di lavoro subiscono molestie e sfruttamento, venendo scherniti e derisi dai propri colleghi o superiori.
Ma il riferimento va anche a coloro che sono discriminati e non hanno possibilità di accesso al lavoro semplicemente perché diversi o non disposti a vendere l’anima al diavolo.
“I dati sull’occupazione registrano nel loro insieme una crescita significativa”, sottolinea Mattarella.
Nonostante i numeri riguardo l’occupazione siano in crescita, il fenomeno della fuga dei cervelli è sempre largamente presente nel nostro paese. L’Italia ha perso in venti anni oltre un quinto dei giovani diventando ultima in Europa per la presenza di Under 35.
A preoccupare non è solo la vasta disoccupazione soprattutto al sud e tra i giovani, dove la cifra è triplicata rispetto al nord, ma lo è anche lo sfruttamento e i cosiddetti “lavori in nero”. Per non parlare delle morti sul lavoro, altra piaga di questo paese.
Di fatti, l’ltalia occupa il quart’ultimo posto (dopo la Polonia, prima dell’Ungheria) nella classifica dei Paesi d’Europa per equilibrio vita-lavoro.
Ogni giorno sono tantissime le persone che si vedono costrette ad accettare un compenso molto basso o comunque inferiore allo standard europeo, pur di poter tirare avanti. Senza certezze, senza sicurezze e senza tutela. Un fenomeno sempre più evidente ed evidenziato dai giovani di un paese che per loro non sembra avere un futuro roseo.
“Domani è la Festa della Repubblica, che i Costituenti hanno deciso di fondare sul lavoro”. Il Capo dello Stato utilizza parole positive e speranzose, cercando di restituire quella dignità legata al primo articolo della Costituzione. Parole di conforto di cui c’è bisogno ma che vorremmo trovassero maggior riscontro.