Si voterà oggi dalle 8.00 alle 20.00 per il rinnovo della carica di presidente e dei 12 componenti del Consiglio provinciale ad Avellino. Sono 1285 gli amministratori tra sindaci e consiglieri comunali chiamati al voto, e due i candidati al vertice: il primo cittadino di Avellino, Paolo Foti e il collega di Ariano Irpino, Domenico Gambacorta. Una sfida, quella tra il candidato del centrodestra e il prescelto del centrosinistra, che sin dall’inizio è parsa tutto fuorché dal risultato scontato.
Se è vero che il sindaco di Avellino può contare su 40 primi cittadini democratici su un totale di 118 e diversi Comuni popolosi, sono tante le amministrazioni a connotazione civica della provincia cui si è indirizzata l’attenzione di entrambi i contendenti e non pochi i problemi, per cui la cautela dalle parti di via Tagliamento è d’obbligo. Il plebiscito per Foti e la lista del Partito Democratico auspicato dalla sua candidatura, alla luce del voto ponderato che assegna peso diverso ai Comuni in base alle fasce demografiche mettendo la città di Avellino, a guida democratica, nella condizione di incidere sensibilmente sul risultato finale, potrebbe non esserci. Se ciò dovesse clamorosamente accadere le cause andrebbero ricercate nei malumori covati in queste ultime settimane all’interno del centrosinistra per la gestione di alcune controversie interne al partito da parte della segreteria provinciale, ma anche per la visione non chiara e unitaria della natura del centrosinistra irpino (non a caso l’on. Giancarlo Giordano di Sel ha annunciato che non darà il suo voto al candidato del PD) e per la palude amministrativa in cui Foti e i suoi sembrano essere finiti. Il nuovo presidente della Provincia infatti decade in caso di cessazione dalla carica di sindaco. In molti quindi si chiedono se puntare su un primo cittadino che si avvia al terzo rimpasto di Giunta in poco più di un anno e gravato nella sua azione da timori di sfiducia, sia stata una scelta vincente nel lungo periodo. Fiato sospeso quindi in casa PD che oltre al risultato singolo di Foti, guarda con interesse anche ai voti che sarà in grado di raccogliere la lista ufficiale del partito e soprattutto quella collegata che vede correre insieme, in un mix singolare, Sel, Scelta Civica e Irpinia di Base. La tornata elettorale, per quanto non chiami alle urne i cittadini, costituirà comunque un test importante sulla compattezza del partito in vista delle Regionali del prossimo anno e sulla tenuta di questo centrosinistra.
Dare continuità a una prassi che negli anni ha sempre visto governare a Palazzo Caracciolo presidenti che provenivano dalla provincia e frenare la deriva di accentramento nel capoluogo di tutti i poteri avviata dalla chiusura di uffici pubblici, tribunali e servizi, è stato invece il refrain della campagna elettorale del candidato di Forza Italia e Ncd, Domenico Gambacorta. L’ex assessore provinciale all’Ambiente ha provato a convincere gli amministratori civici e gli indecisi rimarcando una contrapposizione tra città e territori che l’avversario Foti ha escluso fin dai primi giorni promettendo che Avellino si sarebbe fatta carico delle istanze di tutta la provincia, a partire dalla composizione della lista dei democratici che ha dato voce a tutte le macroaree provinciali. “Sindaco di Avellino, sindaco dell’Irpinia”.
Infine, l’Udc. Il partito dei De Mita ha scelto di non sostenere il candidato del centrodestra smarcandosi da un’alleanza che lo vede attualmente amministrare la Regione Campania con Caldoro, optando per una convergenza più o meno esplicita sul sindaco di Avellino. Incassata l’apertura di alcune figure di spicco dei democratici in prospettiva Regionali, resta da capire se gli amministratori seguiranno pedissequamente la linea del leader di Nusco o raccoglieranno l’invito al voto del sindaco di Ariano in ragione della validità di un percorso comune tra moderati che sta in piedi in Campania già da diversi anni.