Officina delle idee

«La Campania ha bisogno di esperienza nell’umiltà». Intervista all’On. Luisa Bossa

Luisa Bossa, eletta alla Camera per la seconda volta nel 2013 nelle liste del PD, è una insegnante di latino e greco. Attiva da sempre nel volontariato sociale, è stata, dal 1995 al 2005, Sindaco di Ercolano, e tra le sue esperienze annovera anche, nel 2005, la presenza in Consiglio Regionale. Ultimamente ha rilasciato dichiarazioni preoccupate sul silenzio del PD in Campania rispetto alle prossime primarie. In un comunicato stampa leggiamo: “Siamo ad ottobre e ancora non c’è la data delle primarie in Campania. Cosa si aspetta? Perché questo temporeggiamento? Chi ha paura di dare la parola ai nostri elettori per la scelta del candidato di centrosinistra alle prossime regionali?”

 

Onorevole Bossa, lei è da sempre molto attenta alle vicende della politica campana. Come giudica l’attuale situazione?

«Mi sembra che il territorio campano viva una situazione politica di stallo totale. Manca una visione, manca un progetto, manca una prospettiva. In un momento in cui, invece, se ne avrebbe un gran bisogno».

Lei ha rilasciato dichiarazioni sulle prossime primarie per le regionali. Cosa la preoccupa? Correnti ufficiali ed ufficiose nei partiti sono sempre esistite. Cosa secondo lei è lecito e cosa non lo e`?

«Più che lecito, direi auspicabile. Io sono angustiata dalla povertà del dibattito e della scena. La Campania ha bisogno di uno scatto di dignità, e di uno sguardo lungo sul futuro. Ritrovare la capacità di organizzare e progettare il futuro. Mi sembra, invece, che chi più e chi meno, si tiri a campare».

Non c’è una data per le primarie, ma alcuni nomi si fanno da tempo: cosa pensa della candidatura di De Luca e della Picierno? Meglio un candidato di genere o un candidato di esperienza? O forse sarebbe meglio  un candidato espressione della città metropolitana, territorio con problemi più complessi di quelli di  Caserta e di Salerno?

«Per come la vedo io, la Campania ha bisogno di esperienza nell’umiltà. Non ci servono avventure al buio. Non ci servono, neppure, condottieri egocentrici. La fase economica e sociale della Campania è talmente grave che non può affrontarla né uno sprovveduto né uno che pensa di poter fare tutto da solo. Ci serve una guida sicura, salda, ma laboriosa. Uno che parli poco, faccia molto, ascolti, pieghi la schiena e sia pronto ad affrontare una lunga traversata. I problemi sono tanti, sono risolvibili ma ci vogliono umiltà e lavoro».

Quali sono le tematiche regionali di cui il PD dovrebbe interessarsi maggiormente per convincere gli elettori campani ad affidargli il governo della Campania?

«Penso che le questioni maggiori sul tappeto siano tre: lavoro, welfare, trasporti. Tra l’altro sono internamente connesse. Non c’è speranza per la Campania se non fermiamo l’emorragia di migrazione dei giovani verso nord e verso l’estero. Ma non fermiamo la diaspora se non ritroviamo la capacità di dargli un futuro. Bisogna attrarre investimenti, rilanciare la produzione. Per farlo ci vogliono servizi efficienti. I trasporti pubblici in Campania hanno raggiunto livelli da terzo mondo. Si viaggia come bestie. Questo non svantaggia solo i pendolari, costretti a vere e proprie odissee. Ma allontana anche gli investimenti. Poi, c’è la necessità di rilanciare un welfare di qualità, che prenda in carico le persone, che esca dalla logica dell’elemosina ed entri in quella della cura».

Qualcuno dice che piu` del nome contano le idee, eppure sappiamo che senza una leadership forte le elezioni non si vincono. Quali sono le sue considerazioni al riguardo?

«Le idee camminano sulle gambe delle persone. Di pedanti documenti programmatici abbiamo pieni gli archivi. Le idee ci sono, e ci sono da anni. Servono persone credibili. Non in chiave leaderistica ma laboriosa. La gente ha perso fiducia nella capacità di fare della politica. Non di quella di parlare. Noi dobbiamo riconquistarne la fiducia, facendo. Non parlando».

Durante la sua carriera è stata anche in Consiglio Regionale, cosa le è rimasto di quella esperienza?

«Ho dato il mio contributo, soprattutto sul fronte della cultura. Ho pungolato, dal mio punto di vista, spesso da sola, un sistema di potere che allora tutti sostenevano, salvo dire, oggi, che erano contrari. Ma l’esperienza che ricordo di più e con più affetto è quella da sindaco di Ercolano. Sindaco si rimane per sempre. Se lo fai anche solo una volta, ti rimane addosso per sempre quel modo di agire, di vedere la politica, di sentire la gente, di privilegiare l’azione all’elucubrazione. Per questo, da sindaco, poi si diventa insofferenti verso certi riti di altre istituzioni, più verbose e meno operative».

In generale si lamenta ultimamente di un disinteresse della gente per la politica, ma poi iniziative come La Fonderia delle Idee, con oltre 2000 partecipazioni e 164 interventi, in alcuni destano perplessità. Perché? Cosa c’è che non va visto che al momento non vi sono altre iniziative regionali legittimate dal PD a parlare dei problemi del territorio?

«La Fonderia, da quello che mi dicono, è andata bene, ha registrato una grande voglia di partecipazione, ha fatto parlare tutti, è stato un ottimo luogo di ascolto e di elaborazione. Tuttavia mi sembra che la portata innovatrice che doveva caratterizzarla non si sia espressa. E’ rimasta lì. Non ha lasciato molto sulla scena. Oggi siamo esattamente al punto in cui eravamo prima. E se un evento passa, e lascia le cose com’erano, vuol dire che ha prodotto poco. Mi auguro che il Pd possa diventare, invece, presto un luogo vero di innovazione, soprattutto delle pratiche, non solo della scena».

Napoli e il sindaco De Magistris. I rappresentanti del suo partito sembra si siano decisi ora a fare una forte opposizione, mentre prima con la loro presenza in Consiglio Comunale hanno tenuto in piedi una giunta non priva di difficoltà. A cosa dobbiamo attribuire questo cambio di rotta?

«Non so se è un cambio di rotta. Rilevo solo che il Pd ha fatto un po’ di fatica, nei primi tempi, ad inquadrare il fenomeno de Magistris. L’ex magistrato ha fatto irruzione sulla scena con grande energia, e ha raccolto voti anche nel nostro elettorato. Era giusto attendere e, sebbene dall’opposizione, aspettare prima di giudicare. Poi il sindaco si è sfarinato da sé. Ha perso gli assessori migliori (penso a Narducci), ha perso i collaboratori migliori (penso a Rossi), ha perso i suoi stessi consiglieri, ha perso consenso in città. La sospensione di questi giorni è un episodio che non c’entra nulla con l’amministrazione. De Magistris ha fallito da prima, e da sindaco, riuscendo nell’impresa di peggiorare Napoli, che già non stava così bene».

De Magistris è sospeso, a dimettersi non ci pensa affatto e questo ha scatenato polemiche. La senatrice PD Angela Saggese auspica addirittura un divieto di dimora nella città di Napoli per l’ex magistrato. E` d’accordo su questa posizione? Non pensa che questa polemica per certi versi giustizialista stia distraendo l’opinione pubblica dimenticando i problemi del capoluogo partenopeo?

«Penso che la vicenda giudiziaria di de Magistris riguardi solo lui. Gli ho manifestato solidarietà per l’amarezza che sta vivendo perché so che un sindaco che viene allontanato dalla sua carica vive un dolore vero, profondo, perché sviluppa un rapporto intenso con i cittadini e interromperlo così è un trauma. Tuttavia le sentenze si rispettano. I condannati le criticano sempre, e hanno il diritto di farlo se le ritengono ingiusto. Ma non c’è alternativa a rispettarle. La legge viene prima di ogni cosa. Mi pare strano doverlo ricordare ad un ex magistrato, figlio di magistrato. I problemi della città di Napoli, però, non c’entrano nulla con le vicende giudiziarie del sindaco. I due piani sono separati».

Anche per le prossime elezioni comunali di Napoli si cominciano a fare nomi. Ritiene sia giusto pensare già a chi potrebbe essere il primo cittadino, o invece bisognerebbe concentrarsi sui gravi problemi del momento?

«Io penso che siamo addirittura in ritardo. I progetti veri si costruiscono nel tempo. Non si improvvisano. Il Pd dovrebbe aprire, da adesso, un cantiere vero per lanciare la sfida su Napoli e la Campania, coniugando coraggio, chiarezza e umiltà. I cittadini, quando hanno di fronte una proposta coraggiosa, ti premiano. Il caso Renzi lo dimostra. Ma a Napoli sembrano avere tutti paura di qualcosa».

 

Dunque, secondo l’on. Bossa, per vincere le elezioni a Napoli e in Campania, il centrosinistra ha bisogno di persone coraggiose, concrete, laboriose, credibili, umili e di esperienza. Di profili così non mi sembra di ricordarne molti, ma,  proprio per le caratteristiche elencate, direi che l’ex sindaco di Ercolano non è affatto esclusa. Passando per le primarie, ovviamente.

Potrebbe piacerti...