Economia e Welfare

VIOLENZA A OPERATORI SANITARI. NUOVO EPISODIO E DURA CONDANNA DELL’ORDINE

PICCHIATO AUTISTA AMBULANZA E MINACCIATI DUE MEDICI

AL PRESIDIO DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE DI MONDRAGONE

DURA CONDANNA DELL’ORDINE PROVINCIALE DEI MEDICI DI CASERTA

L’APPELLO ALL’AZIENDA SANITARIA

 

Aggressione fisica a operatore sanitario, ripetute minacce di morte ai medici, attività vandalica, interruzione di pubblico servizio, danneggiamento di mezzi di soccorso. È quanto è accaduto venerdì sera a Mondragone nel presidio di continuità assistenziale che ha sede nei locali dell’Asl, unitamente al servizio di 118.

«Tutto il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici esprime massima solidarietà ai colleghi testimoni e vittime dell’ennesimo episodio di violenza nei confronti dei sanitari. Gli autori di questi gesti devono essere chiamati per quello che dimostrano di essere, ovvero dei criminali privi di senso civico, e perseguiti dalle forze dell’ordine che devono intervenire a nostra difesa». È il presidente dell’Ordine Carlo Manzi a parlare a nome di tutto il Consiglio in riferimento al gravissimo episodio che ha visto protagonisti due medici e l’autista soccorritore, quest’ultimo aggredito fisicamente.

Il presidente Manzi aggiunge: «Rivolgiamo anche un appello all’Azienda Sanitaria Locale di Caserta affinché predisponga, come deterrente, l’installazione di impianti di videosorveglianza, collegati a una stazione di polizia, nelle strutture territoriali di continuità assistenziale e in tutti i punti critici di lavoro, per tutelare la sicurezza del personale sanitario». In effetti, l’Ordine dei Medici di Caserta ha informato dell’accaduto il direttore del distretto sanitario 23 di Mondragone, Eduardo Giordano, che ha prontamente garantito   invierà al Direttore generale dell’Asl una nuova richiesta per la messa in sicurezza del presidio.

I due medici vittime di violente minacce lavorano nella continuità assistenziale. La dottoressa è specializzanda in Igiene e Medicina preventiva, l’altro frequenta il primo anno del corso di Medicina generale. Entrambi sono fortemente turbati per l’episodio e raccontano: «Eravamo in ambulatorio a visitare una paziente quando improvvisamente abbiamo sentito dei colpi molto violenti alla porta e la voce minacciosa di un uomo che ci intimava di aprirla. Ci siamo trovati davanti una persona in pieno stato di agitazione psico-motoria, aggressivo e violento, che ha intimato alla paziente che stavamo visitando di uscire immediatamente, dovendo far entrare la sua compagna che visibilmente aveva un attacco di panico. Precedentemente l’uomo aveva schiaffeggiato l’autista del 118 che si era rifiutato di sollecitare l’apertura della porta dell’ambulatorio. Nel mentre visitavamo la sua donna, l’aggressore continuava a minacciarci di morte, dicendo che non saremmo usciti vivi dal presidio se la moglie non fosse stata bene, ma soprattutto se da qui a tre mesi la moglie avesse avuto di nuovo episodi di panico. Successivamente, ha di nuovo percosso l’autista e a mani nude ha rotto il parabrezza dell’ambulanza e ha preso a calci la fiancata del mezzo dal lato guidatori. Qui l’arrivo dei carabinieri che lo hanno bloccato».

Lo stato d’animo dei due medici: «Siamo profondamente amareggiati dalla situazione perché sembra che tutto passi nell’indifferenza generale. Siamo amareggiati per la crescente aggressione verso il personale sanitario e siamo frustrati perché un soggetto del genere è stato denunciato, certo, ma ora è a piede libero. Dunque, nulla impedisce a questo soggetto di ripetere quanto già fatto o peggio ancora. C’è preoccupazione per eventuali ritorsioni verso i sanitari».  E aggiungono: «Va detto che nel presidio di Mondragone non ci sono telecamere, né videosorveglianza, per di più si trova in una zona poco servita e poco trafficata». E aggiungono: «Più volte abbiamo fatto richiesta al direttore dell’Asl di questa necessità, ma nulla si è mosso. Purtroppo sembra che l’unica scelta lasciata ai medici sia quella di abbandonare la professione e fare altro, nonostante i tanti sacrifici sia personali che delle nostre famiglie. Ma invero noi sappiamo fare i medici. cosa altro potremmo fare?», aggiungono con rammarico i professionisti aggrediti.

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