«Eduardo De Filippo è il più straordinario e forse l’ultimo rappresentante di una drammaturgia contemporanea popolare, dopo di lui il prevalere dell’aspetto formale ha allontanato sempre più il teatro da una dimensione autenticamente popolare. E’ inoltre l’autore italiano che con maggior efficacia, all’interno del suo meccanismo drammaturgico, favorisce l’incontro e non la separazione tra testo e messa in scena». A parlare è Toni Servillo. A lui è affidata l’inaugurazione della stagione teatrale 2014/2015 del Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta. L’appuntamento è per mercoledì 22 ottobre alle ore 21, repliche fino a domenica 26, con Le Voci di Dentro, un ritorno al lavoro sulla drammaturgia napoletana e in particolare all’amato Eduardo De Filippo, a dieci anni di distanza dal successo di “Sabato domenica e lunedì”.
Toni Servillo è regista e protagonista dell’allestimento, affiancato in scena dal fratello Peppe, attore e musicista leader degli Avion Travel, Betti Pedrazzi, Chiara Baffi, Marcello Romolo, Lucia Mandarini, Gigio Morra, Antonello Cossia, Vincenzo Nemolato, Marianna Robustelli, Daghi Rondanini, Rocco Giordano, Maria Angela Robustelli, Francesco Paglino.
Le scene sono a cura di Lino Fiorito, i costumi di Ortensia De Francesco, le luci di Cesare Accetta, il suono di Daghi Rondanini, per la produzione di Teatri Uniti, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro di Roma. Creata a Milano nel 1948, Le Voci di Dentro è stata scritta da de Filippo in pochi giorni, di getto, quasi “per necessità”. E proprio nel suo carattere “improvvisato”, in questo suo scrivere quasi un canevaccio, de Filippo, autore imbevuto, suo malgrado, di realismo, compose una delle sue opere più amare e finalmente decide di lasciare spazio al surreale, all’assurdo, senza scivolare nelle maschere e nei costrutti pirandelliani. La commedia ruota attorno ai fratelli Saporito, Carlo e Alberto. Quest’ultimo, una notte, sogna i vicini di casa nell’atto di uccidere un amico comune e occultarne il cadavere. Il sogno è così nitido, che l’uomo decide di denunciare la famiglia dei vicini alla questura, ma quando comprende che si è trattato solo del frutto della propria immaginazione, cerca di ritrattare ma finisce solo col far degenerare la situazione, in un crescendo dove tutti – fratelli, parenti e vicini – finiscono con l’accusarsi l’un l’altro.
Testo dal forte sapore profetico, capace di evocare drammaticamente la realtà di oggi, Le voci di dentro è un affresco corrosivo della nostra società, in cui l’odio e l’invidia sono i convitati di una cena che si consuma ogni giorno tra ipocrisia e corruzione morale. «E ancora oggi – continua Servillo – sembra che Alberto Saporito, personaggio-uomo, scenda dal palcoscenico per avvicinarsi allo spettatore dicendogli che la vicenda che si sta narrando lo riguarda, perché siamo tutti vittime, travolte dall’indifferenza, di un altro dopoguerra morale».