La fuga di cervelli non si ferma ed è come un’emorragia continua di un patrimonio che pian piano svuota il Nostro Paese delle sue risorse migliori, costrette troppo spesso ad emigrare. A svelare questi particolari flussi migratori la Commissione europea che ha diffuso i dati relativi alle migrazioni dei professionisti, dopo che ottenuta una determinata qualifica in uno specifico Stato membro si spostano in un altro per esercitarla. L’analisi effettuata dall’istituzione europea non sorprende più di tanto perché si limita ad attestare ciò che molti ormai hanno sperimentato nei propri nuclei familiari. Per esempio, la meta tradizionale è il Regno Unito (33%) che ormai da oltre dieci anni a questa parte si conferma al primo posto tra le preferenze dei neodottori in medicina che ottenuta la qualifica in Italia, la esercitano, in via permanete o temporanea, all’estero, privilegiando come destinazione la Gran Bretagna (37%). A seguire, tra i neomedici la Svizzera (26%). Deve far riflettere un dato assai significativo, ossia che nell’ultimo decennio, su 100 dottori in medicina che lasciano il paese d’origine in Europa, ben 52 sono nostri connazionali. Basti pensare che il secondo paese per maggiore numero di “transfughi” medici, ossia la Germania si ferma solo al 19%. Da contraltare a questa fuga c’è da registrare i flussi in ingresso di professionisti “spagnoli” del settore giuridico e di infermieri rumeni. Nel primo caso, però i numeri non devono ingannare in quanto è vero che molti abogados scelgono l’Italia per esercitare la loro professione, ma altrettanti di questi sono italiani che si abilitano in Spagna, dove è più facile ottenere il titolo. Dopo i laureati nelle scienze mediche, sono storicamente gli insegnanti della scuola secondaria a lasciare l’Italia per approdare all’estero, in Germania (44%) e in secondo luogo ancora nel Regno Unito (28%). A partire dal 2012, tra gli emigranti italiani con una qualifica, gli insegnanti sono superati dagli infermieri. Un flusso in uscita che è cominciato a crescere nel 2007 con destinazione principale la Svizzera. Mentre si evidenzia un leggero calo dei medici verso la Gran Bretagna a fronte di un incremento del numero di veterinari che si dirigono oltre Manica per trovare un’occupazione che latita da noi. Ma ci sono anche altri tipi di professionisti che scelgono di conseguire un diploma o una qualifica nel territorio italiano per poi emigrare: gli istruttori sportivi prediligono la Francia e gli ingegneri industriali si dirigono, con un trend crescente, verso la Spagna. L’Italia è anche la meta tradizionale in cui approdano sempre più professionisti, con una qualche qualifica, dalla Romania (39%). La maggioranza di questi sono infermieri, ma sta aumentando anche l’ingresso di professionisti rumeni con un diploma del settore benessere e estetico. In conclusione, nel Nostro paese il piatto della bilancia tra emigrazione ed immigrazione di “cervelli” continua a pendere pericolosamente verso la prima e considerando l’Europa dei 28, gli Stati con saldo positivo sono Germania, Regno Unito, Belgio, Repubblica Ceca, Finlandia e Svezia, paesi che a differenza dell’Italia continuano ad investire in innovazione e ricerca anche per tutelare quello che è un capitale da difendere: i propri cittadini che si sono specializzati nelle diverse professioni.