Sabato 1 novembre, ore 15.00, in programma per la decima giornata di campionato la gara Napoli-Roma che tingerà di azzurro lo Stadio San Paolo. Probabilmente non mancheranno slogan e momenti in memoria Ciro Esposito, il giovane trentenne ferito a morte durante gli incidenti esterni allo Stadio Olimpico di Roma per la Finale di Coppa Napoli-Fiorentina, il 3 maggio scorso. Una morte giunta dopo 53 giorni di agonia e di speranza: la sofferenza di Ciro e la speranza dei suoi cari di rivederlo quanto prima tornare alla sua vita di lavoratore, giovane e tifoso, ma ciò non è mai avvenuto.
Quello di domani è il primo confronto tra le due formazioni dopo il tragico evento che ha strappato Ciro dalla vita terrena. Calcisticamente si tratta di una gara come le altre, ma è alta la componente di ansia e di paura: l’ansia di trovarsi dinanzi a tifosi “arrabbiati” che hanno sete di una nociva vendetta. Una vendetta che uccide due volte, che non fa onore alla memoria di Ciro: è così che la pensa Antonella Leardi, la mamma del giovane tifoso che in vista della gara di domani, chiede ai napoletani di dedicare la partita a Ciro, evitando assolutamente qualsiasi forma di violenza.
Abbiamo chiesto ad Antonella Leardi, allo stato attuale delle cose, come interpreta le parole Perdono, Giustizia, Conciliazione e Rimozione.
Lei ha perdonato sin dal primo momento la persona che ha colpito a morte Suo figlio Ciro, un gesto molto profondo, coraggioso.
«Il perdono è divino ed io l’ho sempre interpretato in questo modo. Quell’uomo ha commesso una mostruosità, ma condannare le persone spetta alla giustizia e non all’uomo comune. Chi sbaglia deve pagare ed io confido nella giustizia: se a sbagliare fosse stato mio figlio Ciro, avrebbe senz’altro pagato, è naturale che sia così.»
Fermiamoci sulla parola “giustizia”…
«La giustizia la aspetto, la pretendo, è un mio diritto: in questi mesi non ho chiesto nulla, non ho chiesto rivendicazione, non ho insultato nessuno. Mio figlio non se l’è cercata, ad ammazzarlo ingiustamente è stato un terrorista. Mi unisco a tutte le mamme che come me soffrono ed insieme a loro chiedo giustizia, ricordando gli ultimi fatti di cronaca accaduti (La morte di Davide Bifolco e la violenza ai danni del ragazzino di Pianura <ndr>). Purtroppo siamo bravi a dare giudizi affrettati, giudizi che raramente risalgono alla realtà dei fatti. Purtroppo la giustizia nel nostro Paese si muove lentamente, ma prima o poi arriverà»
In questo momento è difficile pensare al termine “conciliazione”. Cosa si aspetta dalla gara di domani in questo senso?
«Mi auguro soltanto che venga messo da parte l’odio e la rabbia, sono due sentimenti insignificanti: capisco la rivalità nello sport, l’antagonismo, ma non l’odio… l’odio non porta a nulla. Dalla gara di domani mi aspetto civiltà sportiva, mi aspetto una “festa” per Ciro, un momento di aggregazione. Lo sport è aggregazione e quella di domani è una buona occasione per dimostrarlo»
Rimuovere episodi negativi, rimuovere sentimenti di rabbia: la “rimozione” in questo senso, è fondamentale affinché fatti del genere non si ripetano?
«Certo, è importante che ciò avvenga, ma non si dovrebbe neanche arrivare ad episodi da “rimuovere” perché i tifosi andrebbero educati, così come fa una madre con i propri figli: ciò sarebbe dovuto accadere molto tempo fa, perché Ciro non è stato il primo a perdere la vita così.»
Domani sarà presente allo stadio?
«Non so se ci sarò. Per me andare al San Paolo è un grande dolore, è un massacro: è un luogo che mio figlio adorava e per me stare lì è una grande sofferenza.»