Con quale coraggio? In tanti probabilmente si saranno posti la domanda subito dopo aver ascoltato le parole del premier Matteo Renzi che confermava la candidatura di Roma a ospitare le Olimpiadi 2024. La Capitale d’Italia, la stessa dello scandalo “mafia Capitale”, per quale motivo dovrebbe essere scelta nel 2017 come sede dei Giochi Olimpici? Con quale coraggio il presidente del Consiglio, mentre infuria la tempesta sulla città e sul sistema mafioso che l’aveva imbrigliata coinvolgendo tutti, dalla politica alla burocrazia passando per l’imprenditoria, senza lasciare scampo a nessuno, ci candida a essere al centro del mondo sportivo – e non solo – per tre settimane nel 2024? Di fronte alle rivelazioni dell’inchiesta “Mondo di mezzo” portata avanti dalla Procura di Roma in queste settimane, ma pure davanti all’evidenza di un Paese che a livello internazionale non riesce a scrollarsi di dosso l’immagine di regno incontrastato della corruzione e che nel solo 2014 ha visto esplodere i casi Expo a Milano e Mose a Venezia, verrebbe da dire che quella di Matteo Renzi è una scelta infelice travestita da sogno, ma destinata a infrangersi contro gli scogli della realtà. Una realtà che ci vede al 69esimo posto in Europa con Grecia, Bulgaria e Romania e al 174esimo posto tra i Paesi di tutto il mondo sulla scala di percezione della corruzione del settore pubblico nel rapporto pubblicato da Transparency International. La stessa realtà che ci ha sbattuti sulla prime pagine dei principali quotidiani esteri e che qualche giorno fa faceva scrivere al New York Times: “Virtualmente, non c’è angolo dell’Italia che sia immune dall’infiltrazione criminale […] Perfino per un Paese in cui la corruzione è data per scontata nella vita quotidiana le rivelazioni hanno sbalordito i cittadini”.
Ma se è vero che l’Italia degli scandali e della classe dirigente corrotta, a Roma, Milano e Venezia o nella più remota delle Province, non merita i Giochi Olimpici perché ora come ora appare incapace di gestire una cifra che si stima sui 10 miliardi di euro di investimenti, grossa parte dei quali pubblici, che dovrebbe ruotare attorno alla realizzazione delle Olimpiadi, è altrettanto vero che Renzi sta lanciando ancora una volta un messaggio al Paese, prova a spostare la narrazione su Roma, fortemente negativa in queste settimane e in quelle precedenti per i fatti di Tor Sapienza, da un frame negativo a uno positivo. Prova a dire ancora una volta, come fa da mesi percorrendo il Paese in lungo e in largo, da Nord a Sud, che l’Italia ce la può fare, che «ha tutto per mettersi in gioco, i problemi non ci possono impedire di sognare. Se aspettassimo che le cose fossero facili, non ci metteremmo mai in gioco». Che c’è il buono e va tirato fuori perché gli italiani hanno ancora talento, creatività, laboriosità. E’ il coraggio tutto politico di un leader, e in questo sta la differenza con la lucida ragionevolezza del professor Monti che solo due anni fa aveva stoppato la candidatura della Capitale ai Giochi del 2020 per senso di responsabilità davanti a un Paese in difficoltà e che non poteva permettersi spese folli. Rinunciando così agli sforzi, ma pure ai possibili benefici. Ma non è irresponsabilità: Roma potrà approfittare delle nuove regole varate la scorsa settimana dal Cio che consentono di delocalizzare alcune prove sportive in altre città dello stesso Paese o, eccezionalmente, anche di un altro Stato. Le gare saranno così cedute a Napoli, Firenze, Milano e alla Sardegna con un ritorno di immagine e di introiti più diffuso. Inoltre, sempre il Cio, ha deciso di “favorire l’impiego di impianti esistenti o di strutture provvisorie e di premiare i progetti che meglio si adattano alla realtà sociale, economica, ambientale e sportiva del paese ospitante”. In questo modo, i costi potrebbero essere contenuti e si potrebbe ravvisare la possibilità di recuperare strutture nate per altri grandi eventi e finite nel dimenticatoio, come il palazzetto per il nuoto di Calatrava, pensato per i Mondiali 2009 e non ancora terminato, e fin qui costato 250 milioni contro i 40 del progetto iniziale. Infine, le Olimpiadi cadrebbero nell’anno che precede il Giubileo del 2025 che, volente o nolente, vedrà Roma protagonista.
Va anche detto che dietro la scelta del Governo di sostenere la candidatura di Roma potrebbe esserci la consapevolezza di non avere molte chance al cospetto di una concorrenza che si prospetta spietata: Baku, Kiev, Berlino, il duo danese-svedese Copenhagen/Malmö, San Pietroburgo, Istanbul, Budapest, Boston, Los Angeles, San Francisco e Washington fino a Casablanca, Nairobi, Doha, Durban e Dubai.
L’elenco delle aspiranti è ricco e non dà spazio a fantasie per cui quella di Renzi puo’ leggittimamente essere considerata pura mossa mediatica. Per far sì che non sia solo questo, servirà un lavoro durissimo da parte di tutte le istituzioni e i soggetti interessati e la disponibilità di tutte le forze politiche di fare quadrato e remare dalla stessa parte. Ci vorrà un controllo capillare di ogni singolo progetto, idea o appalto. Roma gareggerà per vincere, ha precisato il Premier. In realtà le basterebbe anche solo partecipare per dimostrare a se stessa, al Paese e al resto del mondo che non possono essere Carminati & company a decidere cosa va fatto e non fatto in Italia. Altrimenti tanto vale diventare colonia d’Europa.