Giacomo D’Alessandro, genovese, ha solo 24 anni; padre Domenico Pizzuti, gesuita e sociologo napoletano, residente da anni a Scampia, ne ha 84: dall’incontro casuale di due personalità così differenti, sensibili e carismatiche, è nata una sintonia profonda, un dialogo costruttivo, ma anche un blog e un libro intitolato “Ri-partire dalle periferie”, edito da Linkomunicazione, presentato ieri presso il Teatro Mercadante di Napoli dal giornalista Samuele Ciambriello, direttore della collana editoriale We Care e dall’editore Silvio Sarno, che ne hanno discusso insieme all’autore, al cappellano del Carcere di Poggioreale don Franco Esposito, all’assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli Roberta Gaeta, al segretario della Uil Campania Anna Rea e a padre Domenico Pizzuti, intervistato lungamente nella prima parte del libro.
Quinto della collana editoriale We Care, questo volume nasce appunto da un incontro del tutto imprevedibile tra l’autore, Giacomo D’Alessandro, neolaureato in Comunicazione interculturale e multimediale, e padre Domenico Pizzuti, un incontro raccontato dall’autore del libro nel corso della presentazione così: «Ero impegnato due anni fa nella stesura della mia tesi di laurea triennale, quando reputai opportuno recarmi in una comunità a Scampia per comprendere ed elaborare concetti inerenti ad alcune dinamiche interne alle stesse, che mi sarebbero state utili per ultimare il mio lavoro».
E’ in questa circostanza che incontrò padre Domenico Pizzuti, sociologo, in passato docente presso la Facoltà teologica di Posillipo e gesuita, combattivo ultraottantenne che ha preferito a una vecchiaia tranquilla, un percorso più difficile, ma di gran lunga più gratificante, scegliendo di vivere nelle periferie degradate di Scampia, occupandosi dei rom e dei Sinti di Napoli e provincia, cercando di alleviarne le sofferenze.
E’ da questa casuale circostanza che nasceva una conoscenza profonda e un crescente apprezzamento reciproco, che daranno vita ad un libro intervista in cui il sociologo, uomo intellettuale ma al tempo stesso pratico, parlerà di sé, del suo ruolo a Scampia, realtà difficile, in cui le sfide quotidiane da affrontare sono la criminalità organizzata, ovvero la camorra, la condizione di emarginazione e miseria vissute dai rom (relegate in campi dotati di scarsi servizi igienici), e le battaglie quotidiane della chiesa impegnata in un’ardua opera di evangelizzazione.
Nell’intervista, articolata e ampia, sono innumerevoli le tematiche affrontate, ma ciò che preme maggiormente evidenziare a padre Pizzuti è il vergognoso stigma mediatico che grava (complici i media) su Scampia, che, generalizzando, finisce con associare la popolazione di un intero quartiere, popolato come una città (80000 abitanti) a un consueto cliché, ovvero quello di un’umanità di serie B.
«Gli abitanti di Scampia – tuona padre Pizzuti – non sono tutti delinquenti, drogati, malviventi. E’ legittimo suscitare attenzione per mobilitare gruppi, attività, risorse, sia sul piano culturale che dell’intervento sociale , ma bisognerebbe , a livello amministrativo e politico favorire davvero la crescita».
Un impegno profuso da sempre verso gli ultimi e i derelitti ha del resto sempre contraddistinto l’operato di padre Pizzuti, sul quale si è espresso anche don franco Esposito, cappellano del carcere di Poggioreale, relatore durante la presentazione del libro. «Dalle interviste di padre Domenico Pizzuti emergono situazioni drammatiche e il ruolo della Chiesa, come c’insegna anche Papa Francesco e come prevede la teoria dell’incarnazione, è quello di vicinanza agli ultimi, tra i quali anche i reclusi».
Nella prima parte del libro, interamente dedicata all’intervista a padre Pizzuti, emergono, certo, le responsabilità delle amministrazioni passate e presenti (inclusi i sindaci), ma vi è anche un’accusa, tutt’altro che velata alla classe degli intellettuali e degli imprenditori, che, chiusi nel proprio egoismo, non hanno cooperato in questa evoluzione, in questa crescita delle periferie di Napoli, sempre più abbandonate.
In quanto esponente delle istituzioni, si è infine espresso l’assessore Roberta Gaeta, assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli, che ha dichiarato: «E’ tempo che gli slogan lascino spazio all’azione, che un impegno fattivo restituisca dignità e vivibilità alle periferie,escludendo tuttavia, un inutile assessorato creato per le stesse , poiché il welfare dovrebbe risolvere criticità ed emergenze .Pertanto m’impegno quotidianamente e continuerò da impegnarmi in futuro in tal senso».
Per Samuele Ciambriello quella di Padre Domenico Pizzuti è una voce forte e autorevole, profetica. Il libro di Pizzuti apre una scommessa culturale che inizia per Linkomunicazione. Per l’imprenditore Silvio Sarno il libro è una sorta di vademecum di educazione civica scritto con realismo e coraggio. Nelle sue conclusioni Padre Domenico Pizzuti ha ringraziato tutti, ma ha voluto integrare la sua testimonianza dicendo che «la politica deve risarcire, la Chiesa non deve assistere solamente e questi libri e queste iniziative servono a portare la politica a connettersi con i problemi reali delle persone».