Qui ed ora

Elezioni presidenziali in Tunisia: si va al ballottaggio

Nel momento in cui scriviamo, 5 milioni di tunisini circa sono chiamati a votare il loro nuovo Presidente, forse per la prima volta, si potrebbe azzardare, in tutta la storia del Paese. Come molti sapranno già, soltanto negli anni cinquanta del secolo scorso la Tunisia è diventata formalmente indipendente, liberandosi sia dalla stretta degli europei che dal dominio della dinastia Husseinide. Era il 1957 quando venne proclamata la Repubblica e le elezioni presidenziali portarono alla nomina di Habib Bourguiba, che di fatto era però l’unico candidato. Da quel momento, una altro solo governo ufficiale si è insediato praticamente fino ai giorni nostri, quello dittatoriale di Ben Ali, salito al potere con un colpo di Stato e terminato dopo ben 23 anni nel 2010, dando inizio alla famosa Primavera Araba. Poiché il cammino della democrazia è sempre più lento di quanto si pensi, ci sono voluti altri tre anni perché si arrivasse finalmente alle prime elezioni libere che la Tunisia abbia conosciuto.

Più o meno un mese fa, il 23 novembre, si erano presentati al primo turno ben 27 candidati (tra cui anche una donna), mentre adesso, al ballottaggio, sono rimasti i due avversari Beji Caib Essebsi e Moncef Marzouki.

Quest’ultimo è il Presidente uscente, eletto dall’assemblea costituente formatasi dopo la caduta di Ben Ali. Nato nel 1945, nel 2001 diede vita al Congresso per la Repubblica, partito costretto inizialmente alla clandestinità e messo al bando dal governo appena l’anno successivo alla fondazione. È stato imprigionato più volte a causa della sua attività di dissidente nei confronti del regime dittatoriale di Ben Ali, ed è stato anche Presidente della Commissione Araba per i Diritti Umani. Vale inoltre la pena di ricordare che, appena pochi mesi fa, ha deciso di ridursi lo stipendio di circa due terzi, nel tentativo di dare il buon esempio in tempi di crisi economica per il Paese.

Il primo, invece, ha 88 anni, e una carriera politica alle spalle che inizia proprio con l’indipendenza della Tunisia. È stato consigliere di Bourguiba, e Ministro degli Esteri, della Difesa, ambasciatore in Francia, e Presidente della Camera. Negli anni più recenti ha fondato l’Appello della Tunisia, noto anche come Nidaa Tounes, un neopartito che alle ultime elezioni parlamentari si è aggiudicato la maggioranza dei seggi e che vanta un programma di tutto rispetto. Tra gli obiettivi fondamentali, c’era l’intenzione di sanare una situazione economica infelice e di varare progetti che incoraggiassero i giovani, e soprattutto di porre fine una volta per tutte alle violenze, agli atti terroristici e alle violazioni dei diritti umani, individuando i responsabili dei crimini commessi in passato e ponendo le basi per impedire una reinstaurazione della dittatura.

I sondaggi, al momento, danno per vincitore proprio Essebsi, già vittorioso al primo turno, ma nulla impedisce una risalita di Marzouki, che ha soltanto pochi punti di scarto. A prescindere, però, dal risultato elettorale, bisogna considerare che la Tunisia è sulla buona strada per la costruzione di una solida democrazia fondata sugli onorevoli principi della libertà e del rispetto. A differenza di altri Paesi anch’essi coinvolti nella Primavera Araba, come l’Egitto e la Siria, la Tunisia sembra essere quello che ha saputo trovare più in fretta la via per uscire dai tumulti e trovare un proprio equilibrio, reindirizzando le proprie forze verso il bene comune piuttosto che precipitare ancor più nel disordine. All’interno del mondo arabo, la Tunisia può essere riconosciuta come uno degli Stati più tolleranti, se non addirittura il più tollerante in assoluto: dopo la rivoluzione si è registrato un aumento della libertà d’espressione sulla stampa locale, e già da tempo le Chiese cattolica ed ebrea godono della possibilità di praticare liberamente il proprio culto. Senza parlare del fatto che la stessa religione musulmana, per quanto giochi ancora un ruolo chiave nella vita di tutti i giorni, negli ultimi anni sembra avere allentato la sua morsa sulla sfera pubblica e civile. Il partito Ennahda, o Movimento della Rinascita, notoriamente ispirato ai precetti islamici, dopo essere stato per anni la prima forza politica tunisina, ha accettato con sportività il calo di consensi alle ultime elezioni (cosa che a noi europei potrebbe sembrare normalissima, ma altrove rappresenta soltanto una conquista recente) e ha assicurato la sua collaborazione nella costruzione della nascente democrazia. Anche le donne hanno vissuto un’emancipazione che si è estesa dalla semplice quotidianità fino al territorio più prettamente politico (la nuova Costituzione garantisce, per la prima volta in assoluto in un Paese arabo, la totale parità di genere tra uomini e donne). Quando uscirà quest’articolo, con ogni probabilità avremo già il nome del nuovo Presidente. Noi ci auguriamo soltanto che possa proseguire lungo questo cammino di riforme e tolleranza, chiunque esso sia.

Potrebbe piacerti...