Ci sarebbe addirittura un conflitto in corso tra tecnici del ministero dell’Interno e Marina Militare italiana, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, sul funzionamento di Triton, la maxi operazione di vigilanza del mare Mediterraneo concordata dal nostro Paese con l’Unione Europea ed entrata in vigore il 1° novembre scorso con lo scopo di scoraggiare i flussi migratori e sostituire progressivamente Mare Nostrum.
Il piano però in due mesi non ha dato i risultati aspettati: sulle coste italiane sono sbarcati oltre 16mila migranti, cifra in linea con quanto accadeva in precedenza. I dati ufficiali parlano di 169.215 stranieri arrivati dal 1° gennaio al 27 dicembre, dei quali 153.389 prima dell’entrata in vigore di Triton che prevede una linea di sbarramento a 30 miglia dalla costa e pattugliamenti realizzati da 25 mezzi navali e 9 mezzi aerei coordinati dal Centro di coordinamento aeronavale della Guardia di Finanza a Pratica di Mare.
A rendere inefficace l’azione del piano approvato in sede Frontex (l’agenzia europea per la gestione della cooperazione sulle frontiere esterne marittime e terrestri), secondo i tecnici del Viminale, sarebbe l’operatività nel Mediterraneo di tre navi della Marina Militare che continuano a spingersi oltre la “barriera” delle 30 miglia per prestare soccorso alle imbarcazioni in difficoltà. Un’attività doverosa di fronte alla quale la Marina non intende tirarsi indietro, anche se il Governo ha programmato entro la fine del 2014 di chiudere l’operazione Mare Nostrum. Salvare vite umane non è tra i compiti di Frontex, come ha precisato lo stesso direttore della divisione operativa dell’agenzia Klaus Rosler al ministero dell’Interno, confermando i dubbi di Amnesty International secondo cui la scelta di cancellare Mare Nostrum dovrebbe essere rivista perché Triton sarebbe inadeguato a sostituirlo per insufficienza di mezzi e budget e assenza del soccorso alle vite umane tra i suoi obiettivi primari. L’organizzazione Mare Nostrum, nata dopo la tragedia di Lampedusa, invece ha salvato 140mila persone in questi anni e disponeva di 920 militari con navi, elicotteri e radar della Marina Militare.
A poche settimane dalla fine del semestre di presidenza italiana della Ue, l’Italia rischia di non riuscire a sfruttare l’occasione per trovare una gestione condivisa del problema che superi l’indifferenza attuale degli altri Stati europei e arrivi alla considerazione dei confini italiani come confini di tutti, e in quanto tali bisognosi dell’impegno di tutti.