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Petrolio: il 2015 in Irpinia e Sannio parte da qui

E’ stato uno dei temi protagonisti del 2014 non solo in provincia di Avellino, ma anche nel Sannio, nella vicina Lucania e in diverse regioni italiane, con un crescendo di attenzione che, partito dai lavori parlamentari sullo Sblocca Italia, ha finito per incrociare le prime mosse elettorali della politica campana e sfocerà in una grande manifestazione regionale che si terrà domani, 3 gennaio, a Gesualdo (AV), il Comune irpino dove è prevista la realizzazione del primo pozzo esplorativo per la ricerca di oro nero.

Il tema è appunto il petrolio, fluido le cui vicende locali si intrecciano con le notizie che arrivano dai mercati e che vedono da settimane calare le quotazioni delle compagnie petrolifere e il prezzo del greggio per la “guerra fredda” tra giganti, Usa e Opec. Mentre quindi i movimenti ambientalisti e le associazioni irpine, assieme a quelle sannite, assumono ruoli di comando nella battaglia per il NO alle trivellazioni, lavorando alacremente per la costituzione del primo movimento di rappresentanza del Meridione contro lo Sblocca Italia, si ci interroga a livello globale su dove porteranno il deprezzamento del petrolio e la crisi del rublo russo, su quanto questo trend durerà e se modificherà le scelte energetiche dei singoli Paesi. Il crollo del prezzo del barile, mai così basso negli ultimi cinque anni, potrebbe infatti rendere meno appetibili gli investimenti per la ricerca ed estrazione del petrolio dalle rocce e scoraggiare le compagnie petrolifere che hanno puntato sulle aree interne della Campania; oppure, potrebbe far ripartire sensibilmente i consumi.

Nel frattempo, l’attenzione dei comitati continua a essere tutta concentrata sullo Sblocca Italia da una parte, rispetto al quale ancora non si sono concretizzati gli annunci della Regione Campania di impugnazione davanti alla Corte Costituzionale per incostituzionalità dell’articolo 38, e sulla necessità di fissare nel Piano Territoriale Regionale precisi paletti a salvaguardia delle aree interne, che rispediscano a casa trivelle e trivellatori. Trivellatori che, diversamente da quanto ipotizzato a inizio dicembre cioè un cambio di sito, hanno ripresentato in Regione Campania il progetto di perforazione esplorativa insistendo sull’istanza di VIA rispetto alla quale i tecnici regionali hanno chiesto integrazioni dopo due anni di istruttoria (i cui termini comunque si chiuderanno entro il 31 marzo 2015).

Sullo sfondo continua il gioco a rimpiattino della politica, le cui responsabilità in maniera bipartisan sono sotto gli occhi di tutti, a partire dagli amministratori: quei sindaci che nel non lontano 2008 vennero chiamati a esprimersi sul permesso di ricerca e che nel solo caso di Luogosano (AV) deliberarono di non concedere l’assenso per salvaguardare l’integrità delle coltivazioni pregiate ricadenti nel territorio interessato dagli eventuali pozzi. Da allora molti primi cittadini sono cambiati e, sulla spinta dei comitati, la posizione dei Comuni irpini e sanniti su cui insiste il progetto Nusco si è concretizzata in atti ufficiali, ma restano tante e legittime le perplessità circa quella clamorosa “svista” datata 2008. Forse, tra le motivazioni che spingeranno tanti domani a scendere in piazza contro le trivelle di Gesualdo, c’è anche la mancata fiducia verso la politica nazionale e regionale, ma pure verso quella della porta accanto, quella rappresentata dagli amministratori, e quindi concittadini, che dovrebbero farsi garanti nella trattativa con le compagnie petrolifere di interventi con impatto ambientale basso, se non addirittura zero, per i territori. Quella politica che dovrebbe trattare adeguati ristori per le popolazioni, ma che già nel caso delle gestione del vero oro irpino – l’acqua – ha dimostrato di essere inadeguata, con il rischio di ritrovarsi a fare la conta dei danni portati dalle trivelle e di lasciare ad altri i guadagni. E’ da questa sfiducia mista a paura che la battaglia trae forza, prima ancora che da qualsiasi giusto ragionamento sul modello di sviluppo.

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