Michele Del Gaudio ricorda con una lettera aperta che pubblichiamo di seguito la figura di Giuseppe Veropalumbo, ucciso dalla camorra il 31 dicembre di sette anni fa:
Cari amici, iscritti o non iscritti a Libera,
sette anni fa Peppe, un bravo ragazzo di Torre Annunziata, che lavorava onestamente e aveva una gioiosa famiglia, fu colpito da un proiettile esploso da un’arma da guerra. Peppe sta lottando ancora oggi per essere ricordato da tutti noi, ma anche per indicarci un cammino di impegno comune per estirpare la criminalità organizzata, che lo ha trafitto mentre giocava con la sua figlioletta la sera dell’ultimo giorno dell’anno. Qualcuno sostiene che Peppe non è vittima innocente della camorra, ma della criminalità comune. Potremmo pensare che a lui non importi la distinzione, tanto è morto!
Ed invece no, Peppe sta combattendo per questo riconoscimento, perché vuole bene alla moglie Carmela e alla figlia Ludovica, bella, simpatica, coraggiosa, nei suoi otto anni. Le istituzioni si limitano a qualche interessamento formale e rituale, ma sfuggono ad interventi concreti ed efficaci, trincerandosi dietro la legge, che non consente di inserire Peppe nell’elenco giusto. Ma quale elenco? Qui si parla di vite! Vite fisiche e vite spirituali che non si possono far morire ancora. È infatti morire per una donna e una bambina affidarsi ad una giornata all’anno per ricevere il calore di un abbraccio. E Peppe non ci sta!
Si insinua nei nostri cuori e nelle nostre menti e ci costringe ad affiancarlo, ad abbracciare anche noi Carmela e Ludovica, non un giorno ma tutti i giorni dell’anno. Ci impone di lavorare duro per cambiare quella legge che lo esclude, invece di accoglierlo. Ci invita a brindare oggi assieme a lui come una sola famiglia, la famiglia Veropalumbo!