Vincenzo De Luca non ritirerebbe la candidatura neanche se glielo chiedesse il Padre Eterno. Andrea Cozzolino ha mobilitato le sue truppe venerdì a Napoli per mostrare i muscoli ed etichetta l’ipotesi di annullamento come “un colpo mortale per tutti”. Angelica Saggese ha tirato ben presto i remi in barca e firmato giorni fa un appello per la candidatura unitaria di Gennaro Migliore che superi le Primarie. Ma lo stesso ex Sel ha dato disponibilità, anche se non ancora in modo formale, a passare per le Primarie per essere investito dal centrosinistra quale “migliore candidato” alla presidenza della Regione Campania. Sembra un rompicapo ma, mentre resta in ballo l’ipotesi annullamento e prende quota quella di un ulteriore rinvio dovuto all’ingresso sulla scena di nuovi contendenti, il Partito Democratico in Campania va verso la sperimentazione delle Primarie come strumento per il superamento delle stesse Primarie.
Non è un mistero infatti che Migliore sia gradito a Roma e che, avendo provato per troppe settimane – invano – a farne accettare l’investitura anche a Napoli e dintorni, ora a Renzi e i suoi la strada dello svolgimento delle Primarie sembri l’unica percorribile per convincere il PD a votarlo, a farne il candidato governatore che, mettendo d’accordo (contro se stesso) De Luca e Cozzolino, restituisca alla fine della conta un partito con meno macerie di quante potrebbe lasciarne lo scontro a due tra il sindaco di Salerno e l’europarlamentare o una corsa solitaria dell’ex Sel convertitosi alla Leopolda, imposta dall’alto.
Questo nella più rosea delle ipotesi e intenzioni perché, se è vero che il Partito Democratico ha saputo più volte scrivere attraverso le Primarie pagine di grande democrazia e partecipazione, è altrettanto vero che troppe volte a esse sono stati associati scandali, sospetti di brogli e litigi. Soprattutto, troppo spesso chi le aveva invocate come lo strumento di partecipazione salvifico per le sorti del partito dal livello locale a quello nazionale, messo di fronte alla sconfitta, ha preferito disconoscere risultato e vincitore.
Come sta accadendo a 700 chilometri da Napoli, in Liguria, dove il dramma Primarie ha già avuto atto e ha pure mietuto vittime. Ad andare via sbattendo la porta questa volta sarà addirittura uno dei 45 fondatori del PD, Sergio Cofferati. L’ex sindaco di Bologna, candidato a governatore della Liguria e battuto dalla renziana Raffaella Paita, ha annunciato ieri le sue dimissioni dal partito a causa delle irregolarità nelle Primarie e del silenzio della segreteria nazionale sull’argomento. «A Napoli le primarie sono state invalidate per problemi in 3 seggi. E c’è un comportamento diverso in Liguria dove sono state annullate in 13 seggi. Non capisco che cosa sia successo. Resta la partecipazione anomala di povere persone straniere guidate in gruppo e istruite su come votare. Viene anche indicato l’uso di denaro per stimolarne il voto. Ma la sostanza politica è l’inquinamento attraverso il voto sollecitato e ottenuto del centrodestra». L’ex Cgil ha anche chiarito: «Esco dal Pd e non lo faccio per fondare un altro partito» e ancora «Non mi dimetto da europarlamentare». Insomma, l’arbitro non gli ha concesso il rigore e lui va via portandosi il pallone prima del triplice fischio.