Si può dire che Padre Domenico Pizzuti abbia impegnato tutta la sua vita a favore dei più deboli e degli emarginati. Gesuita e sociologo all’età di 74 anni continua a battersi affinché inutili barriere sociali siano abbattute. Le sue, sono storie, che ognuno di noi dovrebbe leggere. Sono storie che regalano insegnamenti di vita. Storie che arricchiscono quella cultura umana, che tutti dovremmo possedere. Perché Padre Pizzuti è un uomo che, nella sua vita, ha fatto tanto e ha dato molto alla società. E’sempre stato al fianco di tutte quelle comunità, che da sempre hanno difficoltà a trovare un posto in questa società. Basti ricordare le sue battaglie per i Rom o per la popolazione di Scampia. Oggi vive presso la comunità di Napoli, Scampia, dove ogni giorno al fianco di persone, che sono ai margini della società, affronta nuove lotte. Padre Pizzuti oltre a essere un gesuita e anche un sociologo, vanta molte collaborazioni come opinionista su diversi quotidiani e periodici. Autore già di“Le due Napoli”, ha da poco terminato il suo ultimo libro, “Ri-partire dalle periferie”. Un racconto molto interessante, scritto sottoforma di un dialogo, avvenuto tra Padre Pizzuti e il giovane Giacomo D’Alessandro, che l’ha intervistato su temi riguardanti la Politica, la Chiesa e la Vita. Il libro, termina poi, con la raccolta di alcuni racconti scritti, nel corso degli anni, da Padre Pizzuti.
L’intervista di Samuele Ciambriello a Padre Domenico Pizzuti.
Come mai questo libro, Ri-partire dalle periferie?
«Questo libro raccoglie le riflessioni fatte a partire dalla mia residenza, guardando aldilà del mio balcone. Ciò che avveniva a Scampia e aldilà di Scampia, quindi, è frutto di un’osservazione che poi si è consolidata nel mio blog, in articoli e altri documenti».
E’interessante il sottotitolo del suo ultimo libro, che parla di un incontro tra un ottantenne e un ventenne?
«Credo che questa sia la specificità del libro. Giacomo è un giovane genovese che è venuto a Scampia durante l’estate, ci siamo conosciuti e abbiamo parlato a lungo, con lui abbiamo pensato di continuare insieme questo percorso, che ha dato vita alla raccolta di racconti, che si trovano nel libro».
Dove sta andando la Chiesa di Papa Francesco?
«Io risponderei dove gli altri stanno andando. Papa Francesco si pone come riformatore della Chiesa, perché è responsabile come Vescovo di Roma. Ma non mi sembra che gli altri seguono molto quello che lui fa».
Dove sta andando la politica nazionale e quella locale?
«La politica locale ha molti buchi, quello che più preoccupa non è, se esista un PD o meno, ma è la gente, è questo il vero problema, è la disaffezione».
Perché secondo lei accanto a questa disaffezione sta andando avanti l’anti-politica?
«Rispondo con un racconto. Ieri, durante la messa, ho domandato alla gente, cosa chiederebbero al Papa. Giustamente mi hanno risposto che a Scampia non funzionano le istituzioni, che ci vorrebbe il reddito di cittadinanza. Poi parlando emerge che non c’è assolutamente fiducia nella casta».
Un’altra questione da riproporre è quella delle donne. Secondo lei le donne sono figlie di un Dio minore?
«Le donne non sono figlie di un Dio minore. Riflettendo io mi sono detto, vedendo come le donne, vengono all’altare, fanno la Comunione, portano la Comunione ai malati, fanno il catechismo, che non c’è quindi alcuna distinzione. Siamo tutti fratelli e sorelle».
Mafia e camorra non sono un corpo estraneo al tessuto sociale. E la camorra non esiste solo a Scampia, la criminalità organizzata è arrivata dappertutto. Lei come commenta?
«Le ultime dichiarazioni dei Procuratori della Repubblica, per l’inizio dell’anno giudiziario, dicono una cosa, che smentisce il nostro grande Saviano. Perché Gomorra ha dato l’idea che la Camorra sia un fenomeno esclusivamente napoletano, quando invece esiste e vive anche al Nord. La Camorra è invasiva nel Nord. Questi filmati, in cui si parla solo napoletano, danno un’idea completamente distorta, come se il fenomeno sia legato solo al territorio napoletano».