La vicenda Quirinale ha complicato, o semplificato a seconda dei punti di vista, ulteriormente il quadro delle Regionali in Campania. Se Stefano Caldoro non è ancora sceso in campo in modo ufficiale e il Partito Democratico non ha ancora deciso chi sarà il suo candidato governatore, né se la scelta avverrà attraverso le Primarie o su base unitaria, è l’area dei centristi a vivere giornate di particolare fermento. La riuscita elezione con ampio consenso del cattolico democratico Sergio Mattarella ha riproposto un “modello romano”, per usare le parole del capogruppo PD in Regione Campania Lello Topo, che turba i sonni del Nuovo Centrodestra e ha fatto uscire allo scoperto l’Udc dei De Mita.
Il più giovane, Giuseppe De Mita, deputato di Area Popolare ed ex vice presidente della Giunta Caldoro, in una conversazione con il Corriere del Mezzogiorno ha spiegato ieri: «Dovremmo affrettarci a stringere un’alleanza con il PD anche in Campania, dato che siamo già alleati di Governo. Noi siamo una forza politica autonoma. Occorrerà prima capire cos’è in Campania il PD, chi sarà il suo candidato alla presidenza della Regione e la sua proposta politica. Dall’altra parte, non si sa Caldoro cosa voglia fare: per il momento si accontenta di fornire il rendiconto di ciò che dice di aver realizzato. Infine, ci siamo noi [..] Il Pd si porta dietro un carico di contraddizioni tale che va sfidato sul piano dei contenuti».
Un’apertura che potrebbe portarsi dietro pezzi di Ncd e lasciare il governatore uscente senza alleati di peso. Ma anche indispettire alcune forze del centrosinistra come Sel o Scelta Civica, e non trovare largo consenso tra le fila dei democratici. Come ha chiarito subito Michele Grimaldi, membro della Direzione regionale PD ed ex segretario dei Giovani Democratici campani. Sul suo blog Grimaldi scrive: «Giuseppe De Mita è stato vice-presidente della giunta di Stefano Caldoro fino al 2013. Provo ad essere esplicito e sintetico. La democrazia dell’alternanza dovrebbe prevedere che alle elezioni si confrontino più coalizioni. Quella che vince ha il dovere di governare, quella che perde (o quelle che perdono) ha il dovere – altrettanto nobile e importante – di fare opposizione. Dopo cinque anni si ritorna alle urne e al giudizio dei cittadini e degli elettori. Se giudicheranno positivo l’operato di chi ha amministrato, rinnoveranno il loro consenso. In caso contrario, se avrà fatto bene il suo mestiere, e si presenterà con un programma credibile, toccherà all’opposizione divenire maggioranza e governare. Quando ciò non accade, e l’opposizione rimane silente e complice, o pezzi della maggioranza attuale cambiano casacca in corsa solo per essere sicuri di vincere, ci troviamo dinanzi a due fenomeni che si chiamano consociativismo e trasformismo. Alla voce “cattiva politica” li potrete trovare entrambi come le due principali cause della stessa. Nella prossima Direzione regionale del PD presenteremo un odg che impegnerà il partito ed il candidato presidente a non fare accordi elettorali, né imbarcare nelle liste, chi fino alla fine ha sostenuto il disastroso operato di Stefano Caldoro. Il modello “L’Unione” in Campania ha già dato, da Mastella a Sommese. Errare è certo umano, ma perseverare è più che diabolico».
Ma neppure a Forza Italia le dichiarazioni di De Mita junior sono piaciute. «La maggioranza di centrodestra che Giuseppe De Mita sostiene non esistere più, è la stessa che domani dovrà esprimere in Consiglio regionale il gradimento sulla sua nomina nel consiglio di indirizzo della Fondazione Ravello. Nomina decretata dalla Giunta regionale di cui De Mita è stato vicepresidente e della quale ha condiviso tutte le scelte che oggi ha la sfrontatezza di criticare. Siamo evidentemente alla più volgare pratica dei due forni posta in essere in maniera sfacciata e tracotante». Ha attaccato Sergio Nappi, consigliere regionale di Forza Italia e conterraneo del deputato.
«Pur di giustificare le sue dichiarazioni contro la maggioranza di Centrodestra – prosegue Nappi – De Mita sostiene di aver lasciato la Giunta in ragione di un dissenso sulle decisioni assunte da Caldoro e dal suo esecutivo. Niente di più falso: le dimissioni farsa, subito rientrate, servirono ad alzare il prezzo dell’ingaggio; e tutti sanno che un anno fa lasciò il posto di vicepresidente solo perché eletto (nominato) alla Camera dei deputati. E’ vero, invece, come giustamente sostenuto dall’onorevole Angelo D’Agostino, che siamo dinanzi alla tattica di chi aspetta di capire chi ha più chance di vittoria. D’altronde è bene ricordare che i De Mita non sono nuovi a tali pratiche. Cinque anni fa attesero che il Governo Bassolino fosse ridotto allo stremo e, dopo aver contribuito nell’allora Giunta di centrosinistra ai disastri nella sanità e dei trasporti, lo abbandonarono per salire sul torpedone vincente di Caldoro e del centrodestra. Dunque, bene ha fatto il deputato di Scelta Civica a chiedere chiarezza sulle alleanze, anche ad un Pd che, in sfregio ad ogni forma di correttezza e credibilità politica, rincorre l’Udc non curandosi di come potrà giustificare l’alleanza con un soggetto politico che, ad oggi, è parte integrante della maggioranza che regge il Governo Caldoro. Mi auguro, come lo stesso D’Agostino auspica, che a prescindere dalle appartenenze politiche, ci sia sempre il rispetto delle regole e già da adesso la massima chiarezza sulle alleanze. In mancanza, si configurerebbe un clamoroso imbroglio a danno dei cittadini campani».