Come è ben noto, non tutti i cattolici sono in accordo con il papa Francesco. E si sa anche che tra coloro che si oppongono a questo papa sono molti quelli che, in un modo o nell’altro, si lamentano del fatto che l’attuale Sommo Pontefice della Chiesa cattolica non è un papa “teologo”, ma un papa “pastore”. Cioè, secondo il parere di coloro che fanno queste serie obiezioni a papa Francesco, in questo momento la Chiesa si vede governata non dalla teologia, ma dalla pastorale. Ma dove va una Chiesa senza teologia? In questo consiste una delle accuse più forti che non pochi oppositori di questo papa fanno e ci pongono. Che dire su questo problema fondamentale?
Il professore Gerhard Ludwig Müller, che ha scritto il suo enorme trattato di Dogmatica nell’università di Monaco ed attualmente è il cardinale prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, afferma che “la teologia è sempre l’illuminazione scientifica della confessione e della prassi di fede che Dio è presente nella creazione e si autocomunica nella sua parola, nella storia e nella persona di Gesù Cristo” (2ª ed., Barcelona, Herder, 2009, p. 20 [trad. it., Dogmatica cattolica. Per lo studio e la prassi della teologia, San Paolo Edizioni, Alba, 1999]). È evidente che nè la persona nè la parola di papa Francesco si accordano a questa definizione di teologia presentata dalla Dogmatica del cardinale Müller. Se un bel giorno la gente ascoltasse Francesco parlare in questo modo, sicuramente saremmo in molti a chiederci: “Che gli succede?”. È evidente che, dal punto di vista della “dogmatica” di Müller (e di quello che questa “dogmatica” rappresenta), Francesco non è un papa teologo. Ma questo vuol dire che Francesco è un papa senza teologia?
La domanda che ho appena posto si potrebbe formulare in altro modo chiedendosi: Gesù è stato – per quello che riferiscono su di lui i vangeli – un profeta senza teologia? Sembra che la cosa più ragionevole sia rispondere che la saggia ed ampia definizione del cardinale Müller si realizza nel Gesú terreno che troviamo nella teologia narrativa dei vangeli. Questo ci porta direttamente ad una conclusione: esiste una teologia speculativa, che ci propone idee, teorie, concetti. Come esiste una teologia narrativa, che presenta una maniera di vivere. Entrambe le teologie si trovano già nel Nuovo Testamento. Quella speculativa nell’apostolo Paolo; quella narrativa nei vangeli. Certo, è importante conoscere, accettare ed avere le idee molto chiare sulle verità teologiche che sono a fondamento della religione di redenzione presentataci da Paolo. Ma è certo che ci serviranno a poco i profondi “insegnamenti teologici” di Paolo, se non facciamo nostro “il modo di vivere” che ci presenta il Vangelo, la maniera di vivere di Gesù che troviamo in ogni racconto dei vangeli.
È evidente che papa Francesco, nei suoi insegnamenti e nel suo stile di esercitare il papato, sembra – a prima vista – più un papa pastore che un papa teologo. Ma non è meno certo che lo stile segnatamente pastorale di papa Francesco, senza mettere in discussione la dogmatica della Chiesa, sta evidenziando, con la sua vita e la sua parola, la necessità e l’urgenza che incombe su tutti noi, di assumere e mettere in primo piano nella vita della Chiesa quella che è stata la maniera di vivere che ci presenta ogni pagina del Vangelo.
Quello che in definitiva è, nè più nè meno, rendere visibile e tangibile la maniera di vivere di Gesù. Non è questa la “teologia implicita” che non può mai mancare nelle nostre vite? In questo, io credo, consiste l’apporto geniale che papa Francesco sta dando alla Chiesa ed al mondo.
Articolo pubblicato nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com ) il 3.2.2015 – Traduzione a cura di Lorenzo Tommaselli