“Gomorra non è un destino, c’è una realtà positiva del quartiere, della città, della Campania, che può contrastarla”: è quanto afferma padre Domenico Pizzuti, gesuita e sociologo, da anni radicato a Scampia, dove vive presso una comunità, occupandosi degli emarginati, degli indigenti, dei più deboli e dei Rom della periferia Nord di Napoli.
Napoletano, ottuagenario, per anni docente di sociologia presso la Facoltà teologica dell’Italia meridionale, è stato , oltre che direttore dell’osservatorio sulla camorra e sull’illegalità del Corriere del Mezzogiorno, autore di significativi saggi di politica, religione e camorra, come “Le due Napoli”, saggio nel quale dichiara: “La camorra rappresenta un disvalore aggiunto nella società campana rispetto ai suoi problemi irrisolti , espressione di ricerca del profitto e dell’arricchimento con ogni mezzo e a qualunque costo”.
Fieramente impegnato nel recupero delle periferie, sulle quali grava lo “stigma mediatico del gomorrismo”, padre Domenico Pizzuti, nel suo ultimo libro “Ri-partire dalle periferie”, a cura di giacomo D’Alessandro, con prefazione di Alex Zanotelli, testimonia il suo concreto impegno di uomo di fede e di azione , in un quartiere, Scampia, popolato come una città (80000 abitanti), nel quale costituiscono emergenze problemi quali i roghi tossici dei rifiuti, la disoccupazione, la mancanza di luoghi di aggregazione, la delinquenza comune e la camorra, il degrado culturale e sociale, i campi rom e il loro stato di abbandono.
Quinto volume della collana editoriale wecare, “Ri-partire dalle periferie” edito Linkomunicazione, è stato presentato oggi presso il Centro Hurtado, centro di formazione per il lavoro e per la cultura dei giovani di Scampia , istituito dal comune di Napoli nel 2005 ed affidato ai gesuiti.
Ad introdurre il volume è stato Franco Maiello, animatore del caffè letterario di Scampia, che ha moderato il dibattito tra i relatori: il prof. Samuele Ciambriello, direttore della collana editoriale We care, Luca Bifulco, sociologo presso l’università degli studi Federico II di Napoli, Marco Rossi Doria, insegnante e scrittore, e infine il responsabile del centro hurtado, Padre Fabrizio Valletti.
“Padre Pizzuti, uomo di fede impegnato nel sociale , è una persona concreta che col suo quotidiano impegno accanto ai rom e alle persone disagiate, agli ultimi e ai disoccupati, fornisce un esempio concreto di amore e di solidarietà per tutti, religiosi e laici”: ha esordito Franco Masiello.
Il sociologo Luca Bifulco ha analizzato , invece, il volume dal punto di vista dello studioso : “Questo volume- ha dichiarato- offre molte suggestioni e ci parla di defamiliarizzazione , ovvero evidenzia una lucida e oggettiva analisi del contesto in cui vive l’autore. Affermare che sia un libro che parli solo di Scampia o delle periferie, è riduttivo: esso parla di Napoli”. “Ciò che colpisce non sono solo le citazioni e i riferimenti alle dottrine di noti sociologi, ma il riferimento costante alla stratificazione, ovvero alle diseguaglianze tra le persone, diseguaglianze non solo di natura economica, ma anche di potere, e di prestigio riscontrate dall’autore del libro, tra gli abitanti delle periferie rispetto ad altre zone di Napoli. Tuttavia, se è vero che esistono queste dicotomie tra arretratezza e sviluppo, notevolmente evidenziate nel libro, sono da sottolineare altre forme di evoluzione , non trascurabili, in atto nelle periferie”.
Il prof. Samuele Ciambriello, docente universitario e direttore editoriale della collana Wecare, ha ricordato la genesi di questo libro. “ Questo volume – ha dichiarato- nasce dall’incontro tra un sacerdote, padre Pizzuti, ultraottantenne e molto impegnato nel sociale , e uno studente universitario genovese, Giacomo D’Alessandro, giunto a Scampia per studiare alcune tematiche che gli sarebbero state utili per ultimare la sua tesi .Il suo soggiorno prolungato presso la comunità dei gesuiti a Scampia fu l’occasione di un incontro che si sarebbe tramutato in un rapporto di stima e di amicizia , e infine in un prezioso ed interessante libro intervista a padre Pizzuti, a cura dello stesso D’Alessandro.
“il meritorio impegno di padre Pizzuti- ha dichiarato il prof. Ciambriello- è in linea con gli appelli ripetuti da Papa Francesco, e con la stessa missione pastorale del pontefice: il suo monito è infatti essere al fianco degli ultimi: in questo caso i poveri e gli emarginati delle periferie di Scampia , le comunità dei sinti e dei rom di cui si occupa da anni padre Pizzuti con abnegazione e amore.”. Così se Papa Francesco deplora gli effetti nefasti della globalizzazione che traduce in scarti umani gli individui non produttivi nel ciclo economico, padre Pizzuti denunzia con veemenza i raid ai campi Rom e la privazione dei loro diritti essenziali.
Per Marco Rossi Doria, docente, scrittore , il male originario di Scampia è la conformazione urbanistica, definita il male originario.
“E se è vero che l’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà”, non è possibile essere indifferenti alle condizioni di una parte della popolazione: quella delle periferie .”Gomorra- aggiunge- non è un destino, c’è una parte del quartiere che lascia sperare in un risveglio, come attestano le innumerevoli associazioni che sorgono ogni giorno nelle periferie”.
Infine l’autore ha dichiarato: “ Recentemente, leggendo “L’età dell’informazione” di Robert Darnton sono giunto alla conclusione che non solo Scampia sia da considerarsi periferia , ma Napoli tutta: tutta Napoli costituisce una periferia rispetto alle altre città del Nord dove risiede oggi il potere”.
Infine, una considerazione dovuta sul ruolo fondamentale della chiesa. “La chiesa – ha dichiarato- ha un ruolo fondamentale per combattere l’emarginazione: essa è un indicatore di culture”.